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Miart sempre più internazionale

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Miart sempre più internazionale

Nel panorama frammentato delle fiere d’arte italiane Miart giunge rafforzata alla sua edizione numero 23, dal 13 al 15 aprile. La fiera per l’arte moderna e contemporanea di Milano, per la seconda volta diretta da Alessandro Rabottini, conferma il suo format vincente, ma con un ulteriore passo in avanti verso l’internazionalità della manifestazione. Cresce a 71 il numero delle gallerie straniere, provenienti da 19 paesi, e tra queste vi sono nomi del calibro di Gagosian, Peter Kilchmann (Zurigo) e Dvir Gallery (Tel Aviv). «La maggior presenza straniera è stata determinata da una parte dalla progettualità che in questi ultimi anni Miart ha espresso con sempre maggior rigore – dichiara Rabottini, – dall’altra dalla capacità attrattiva che Milano ha saputo sviluppare grazie allo straordinario lavoro di istituzioni pubbliche, fondazioni private, gallerie private e spazi no-profit».

Si pensi alle personali di Matt Mullican e Eva Kot'àtkovà all’Hangar Bicocca, le cui opere saranno offerte in fiera da, rispettivamente, Mai 36 di Zurigo e Meyer Riegger di Berlino, o alla mostra di Teresa Margolles al PAC, le cui opere saranno presentate dallo svizzero Peter Kilchmann a prezzi da 5.500 euro per le fotografie (ed. di 6+1AP) a 150 mila euro per le installazioni, accanto a quelle di altri nomi internazionali come Shirana Shahbazi, Francis Alys ed Herman Bas. Artisti accreditati dalle istituzioni che rappresentano un buon investimento accanto al piacere di possedere un’opera d’arte. Anche Edouard Malingue arriva per la prima volta da Hong Kong con il giovane Sun Xun, classe 1980, considerato uno dei più interessanti cinesi emergenti, incluso nella collettiva «The Szechwan Tale» che apre in contemporanea con la fiera presso FM Centro per l’Arte Contemporanea di Milano, ma pure in vista di un’importante mostra di Yuan Yuan a Palazzo Terzi a Bergamo in estate (i prezzi in stand andranno da 5.000 a 80.000 euro). «Milano ha vissuto un nuovo Rinascimento negli ultimi anni» è il commento della gallerista Almine Rech, un’altra straniera che partecipa per la prima volta con opere di vari artisti della galleria a prezzi tra 15.000 e 190.000 dollari. «I collezionisti italiani sono estremamente raffinati, ben informati e dediti all’arte contemporanea, qualità che apprezziamo». La potente Gagosian, da dieci anni nel nostro paese ma mai vista ad una fiera italiana, ha deciso di partecipare spinta da un altro punto di forza della manifestazione: la prospettiva storica. «Siamo stati invitati a partecipare alla sezione Generations con un dialogo sulla materia tra il nostro artista Sterling Ruby e Alberto Burri, presentato da Mazzoleni – spiega Pepi Marchetti Franchi, direttore della galleria, – un dialogo tra presente e passato che ci appartiene come galleria e spiega anche la nostra presenza in Italia». Le opere dell’artista americano, realizzate per l’occasione, andranno da 80.000 a 200.000 dollari. Dialogo intergenerazionale anche per Antoine Levi (Parigi), che espone fotografie del 2013 di Francesco Gennari, ultima edizione sul mercato (10.000 euro) e dipinti e opere su carta incorniciate in oro (1.800-4.000 euro) del giovanissimo americano Louis Fratino, classe 1993. Nella sezione Generations anche la galleria austriaca - ma con sede anche a Roma - Emanuel Layr, che presenta i dipinti figurativi e allo stesso tempo irreali di Birgit Megerle (da 6.000 a 12.000 euro) in dialogo con le fotografie di Lisetta Carmi della Galleria Martini & Ronchetti (vedi scheda online). Giovani proposte sotto i 10mila euro da Chert Lüdde di Berlino che espone nuove sculture-valigie Rimowa di Kasia Fudakowski (1985), status symbol del gallerista di successo in viaggio, in cui mostra miniature di lavori già esistenti - un riferimento alla Boîte-en-valise di Duchamp e un modo ironico per presentare lavori grandi, difficili da vendere in fiera (5-7.000 euro). L’inglese Thomas Dane, da gennaio anche a Napoli, punta sulle fotografie di Luisa Lambri che indagano il rapporto con la luce e l’architettura (9-12 mila dollari). Fotografia italiana anche da T293 con il giovane Lorenzo Vitturi tra 3.500 e 7.500 euro, che presenta una selezione del più ampio progetto fotografico «Money Must Be Made» (2017) maturato durante la residenza in Lagos nel 2015, dove l’artista ha esplorato il Balogun Market concentrandosi sulla Financial Trust House, palazzo di 27 piani in disuso, una volta sede di multinazionali che nel tempo si sono trasferite altrove a causa dell’avanzare prepotente del mercato nel quartiere.

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