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«Oggi si colleziona la storia non la moda»

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«Oggi si colleziona la storia non la moda»

  • – di — S,A.B.

Art advisor dal 2008, Sacha Zerbib, francese, fondatore di CaAC & Co Art Advisory a Parigi, visita Miart dal 2013, che cosa l’ha spinta la prima volta? «Venni quando De Bellis divenne direttore, perché si iniziava a sentir parlare di Milano come un centro del mercato dell’arte, in grado di attrarre stranieri e di offrire una programmazione di eventi in città».

Che cosa offre Miart in più rispetto alle altre fiere italiane?

L’offerta di Artissima è molto polarizzata tra arte emergente e riscoperte storiche, mentre a Miart si trovano anche i nomi affermati, più mainstream, ma di qualità.

Che cosa si aspetta da una fiera?

Di trovare opere di qualità che non trovo da nessun’altra parte, di incontrare le gallerie con cui lavoro, ma anche un programma fuori dalla fiera.

Come vede il mercato dell’arte italiano?

È un mercato difficile, ottimo per esportare, ma non per importare. Chiaramente c’è la qualità, ma non esisterebbe senza i compratori stranieri. Ciò è dovuto ai limiti fiscali che creano una paranoia diffusa tutta italiana. I collezionisti temono di essere tracciati e sono cauti. Spesso comprano all’estero e lasciano lì le opere. Per questo il mercato italiano non può competere con quelli più dinamici di Londra o New York.

Lavora con collezionisti italiani?

Sì, dal 2011 con una famiglia molto tradizionale, ma anche molto visionaria, che conosce bene l’arte italiana dagli anni ’60 a oggi e vuole da me consulenza riguardo all’arte internazionale, perché è consapevole – parole loro – che l’arte italiana oggi non è radicale e rivoluzionaria perché rispecchia un paese che non è più leader. Allora guardano all’arte dei paesi più dinamici o emergenti, prendono la loro arte come un asset culturale sul quale investire.

Quali artisti segue in questo momento?

Vari tedeschi come Wolfgang Tillmans, Georg Baselitz, Imi Knoebel, Kerstin Brätsch, Thomas Schütte, e Americani come Christopher Wool, Glenn Ligon, Gedi Sibony. In America Latina Carmen Herrera e in Asia Liu Wei. Tra gli italiani ho lavorato con Stingel, Penone, Pistoletto, Kounellis, Pivi, Ontani, Cuoghi e Vezzoli.

Da dove vengono i suoi clienti?

Da tutto il mondo, America Latina, Usa, Nord America, Africa, Svizzera, Italia, Portogallo, Francia, Gran Bretagna.

Quali tendenze nota attualmente sul mercato?

I collezionisti cercano la qualità e sono pronti a pagarla. Cercano le opere importanti dal punto di vista storico, mentre snobbano ciò che è di moda e trascurano l’arte giovane. Ma credo che anche questa sia una moda che passerà. I collezionisti torneranno a guardare gli artisti viventi perché l’offerta di opere storiche rilevanti è limitata.

Come ha iniziato la sua attività di consulente d’arte?

Lavorando per una famiglia belga di collezionisti che mi ha chiesto di raccogliere per loro informazioni dagli eventi d’arte a livello globale. Ho capito che questo è quello di cui ha bisogno chi acquista arte seriamente per orientarsi in un mondo sempre più globale senza perdere tempo. Inoltre ho iniziato a collaborare con le gallerie per individuare le collezioni migliori in cui piazzare le opere.

Preferisce le grandi fiere o le fiere boutique?

Non m’importano le dimensioni, m’interessano quelle fiere in cui le gallerie fanno lo sforzo di portare opere che non trovo da altre parti. Ad Arco ti rendi conto che le gallerie non portano il meglio che hanno, come a Basilea, Londra o Parigi. Dipende anche dal fatto che lì devono fare uno sforzo maggiore per educare il pubblico.

L’arte è per lei un investimento valido?

Il migliore.

In quale fascia di prezzo acquista di solito?

Tra 200mila e 1,5 milioni di dollari. Il prezzo medio è in genere 500mila.

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