Precursore e leader dell'arte contemporanea saudita, Ahmed Mater, classe 1979, ha esposto nei principali musei internazionali tra cui Brooklyn Museum di New York, Smithsoniana Washington, D.C.
Mater è uno dei fondatori di Al-Meftaha Arts Village in Abha e nel 2003 ha co-fondato Edge of Arabia, un'organizzazione di giovani artisti sauditi che in contatto con un'audiance internazionale. Tra i suoi lavori più famosi la serie di fotografie «Desert of Pharan» (2011-2016) che ha documentato il rapido sviluppo della città più sacra dell'Islam: la Mecca. Il titolo è tratto dall'antico nome di Makkah o dalla natura selvaggia e dalle montagne che la circondano - Faran o Pharan (che si riferisce al Deserto di Paran, o Wilderness of Paran, menzionato nell'Antico Testamento). Oggi dirige il MiSK Art Institute, una nuova organizzazione culturale che fa parte della Misk Foundation, costituita dal Principe Mohammed bin Salman bin Abdulaziz Al Saud.
In questa intervista Ahmed Mater descrive la scena artistica in Arabia Saudita e le sfide future, oltre a raccontarci il programma culturale del MiSK Institute, anticipando il tema che domani verrà pubblicato su Plus24.
Quali sono, sulla base della sua esperienza, i motivi dell'accelerazione dello sviluppo culturale in Arabia Saudita?
C'è un crescente appetito per l'arte in Arabia Saudita e un numero crescente di artisti e appassionati d’arte che partecipano agli eventi. Ora c’è un sostegno istituzionale significativo, in crescita, in parte per liberare il potenziale di un'autentica economia creativa locale. I cambiamenti nel regno sono senza precedenti, non penso che il ritmo dei cambiamenti sociali e culturali abbia un confronto diretto nella storia recente. Eppure, all'interno del regno, c'è anche un senso di irrequieta energia. Non sono le principali comunità artistiche saudite che stanno cambiando, ma è il supporto e la visibilità. Gli artisti hanno realizzato un lavoro importante, promuovendo una vivace collaborazione con il pubblico internazionale, ma non è mai stato così visibile, specialmente sui media locali e globali.
Ci descrive la scena artistica in Arabia Saudita? Quali sfide affronterà nei prossimi anni?
Vi è un forte movimento artistico di base che si è sviluppato principalmente a partire da comunità e collettivi guidati da artisti, nonché da una scena espositiva in crescita. Lo spirito percepito attraverso il cambiamento sociale stimola gli artisti e si traduce in maggiori fondamenti istituzionali. È come se le nostre fiorenti infrastrutture culturali e sociali siano modellate dal modo e per il modo di pensare di un artista - è incredibilmente eccitante. Se riusciamo a riunire questa energia nel quadro del sostegno istituzionale sarà un momento straordinario.
Chi sostiene l'Arte in Arabia Saudita?
La storia del sostegno nel Regno comprende patron e gallerie che hanno sostenuto la scena, così come i ministeri governativi, le principali istituzioni e le aziende. Gran parte del supporto negli ultimi 15 anni è arrivato anche dagli stessi artisti, dai loro studi, piattaforme e spazi indipendenti che hanno contribuito a creare un movimento di base auto-organizzato in cui l'arte prosperava in contesti domestici o da studio. Uno di questi è Al-Miftaha Arts Village ad Abha, dove ho iniziato la mia pratica artistica. Ciò che ora è molto interessante è che questo movimento di base si sta connettendo con il supporto istituzionale e governativo, cosa mai successa prima. Quindi un grande movimento di artisti e amanti dell'arte si mobilita come mai prima d'ora. Penso che se lo spirito di base sarà mantenuto vivo, supportato dalle istituzioni, allora questa energia realizzerà cose incredibili.
Chi colleziona in Arabia Saudita?
Ci sono collezionisti privati e amanti dell'arte che hanno sostenuto a lungo la scena. Non si è visto molto spesso fino ad oggi il supporto istituzionale o di importanti collezioni pubbliche, ma siamo in fase di cambiamento. Il nuovo avvento dell'arte pubblica raggiungerà nuovi pubblici. È già successo in passato: le sculture di Jeddah sono un grande esempio del grande pubblico che vive con e intorno all'arte.
Qual è la missione del MiSK Art Institute?
Il MiSK Art Institute esiste per incoraggiare la produzione artistica di base in Arabia Saudita e nel mondo arabo e per sostenere lo scambio culturale a livello internazionale. Ci dedichiamo anche a documentare i movimenti culturali storici - è molto importante così come sostenere il nuovo lavoro - e a fornire le basi per la crescita.
Qual è il programma artistico iniziale e per il futuro?
Nel suo primo anno, il MiSK Art Institute ha presentato mostre e iniziative educative a livello internazionale, nella regione e in Arabia Saudita. Queste hanno incluso le fiere Art Book a Jeddah e Dubai, mostre a Dubai, Parigi, Washington DC, New York e Los Angeles e sette pubblicazioni. Alla fine di questo mese, presenteremo la prima partecipazione del Padiglione Nazionale dell'Araba Saudita alla Biennale di Architettura di Venezia. L'Istituto ha anche annunciato gli architetti per il suo nuovo centro che aprirà a Riyadh nel 2020 - questa sarà una risorsa importante per gli artisti con studi e spazi espositivi.
Avrà curatori e artisti dall'estero? Se sì, come saranno selezionati?
Ogni programma ha una configurazione diversa. Ad esempio, l'Institute ha supportato “That Feverish Leap in the Fierceness of Life” durante Art Dubai, a cura di Sam Bardaouil e Till Fellrath. Ci sono programmi per collaborare con istituzioni e artisti internazionali che verranno in Arabia Saudita per incontrare e lavorare con gli artisti.
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