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La critica rivaluta il Gruppo N

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La critica rivaluta il Gruppo N

Dal 21 settembre al 10 febbraio 2019 il Museo Ettore Fico di Torino ospiterà «100% Italia. Cent’anni di capolavori» del secolo breve, mostra ideata e coordinata da Andrea Busto, diffusa anche sul territorio di Biella e Vercelli. Marco Meneguzzo, curatore della sezione di Optical Art, porterà in scena al Mastio della Cittadella di Torino opere del Gruppo N, collettivo - fondato a Padova nel 1959 - di “disegnatori sperimentali” uniti dall’esigenza di ricercare collettivamente. Protagonisti del movimento attivo negli anni 1960-66, nato dalle ceneri del Gruppo EnneA, sono Alberto Biasi, Toni Costa, Edoardo Landi, Ennio Chiggio e Manfredo Massironi. «Il Gruppo si è distinto a livello europeo per lo studio dei fenomeni ottico-visivi che sfruttano il movimento e il dinamismo dato dallo spostamento dell’occhio dello spettatore» spiega Marco Meneguzzo, docente all’Accademia di Brera e curatore indipendente. Lanciati nel panorama artistico dall’esposizione del 1962, «Arte programmata», presso il negozio Olivetti di Milano, mostra itinerante sino a New York. «A Milano c’erano già Azimut con Manzoni, Castellani e Bonalumi, e il Gruppo T. Era l’epoca dei gruppi che con le loro opere collegiali si ponevano in contrapposizione all’individualità dell’artista Informale – prosegue Meneguzzo –. Il Gruppo N è stato molto radicale: le opere inizialmente erano firmate come Gruppo N, ma per esigenze di curriculum e di carriera accademica accanto alla dicitura “Ideazione del Gruppo N” hanno dovuto aggiungere i nomi di coloro che effettivamente realizzavano ciascuna opera. È stato uno degli esperimenti concettualmente più importanti per il cambiamento del senso del mercato» conclude il curatore.

Nel 1965 parteciparono alla più grande mostra dedicata all’arte cinetica e programmatica «The Responsive Eye» al MoMA di New York. Ma il gruppo soffrì di una marginalizzazione dalla critica già a partire dalla Biennale di Venezia del ‘64 cui aveva partecipato con un’installazione di luci e musica elettronica, nuovi linguaggi offuscati dall’esordio della Pop Art e dall’Arte Povera. L’oblio è durato sino ai primi anni Duemila quando il movimento è tornato ad essere oggetto d’interesse critico e di progetti di curatela internazionale. In Italia è stata in particolare la Gnam di Roma nel 2012 a far luce sul Gruppo N con la mostra «Arte programmata e cinetica». Anche le gallerie italiane hanno avuto un ruolo importante – oggi la MAAB Gallery di Milano, del figlio Michele Biasi, ne cura da anni l’Archivio – per Landi la Galleria Santo Ficara di Firenze, per Chiggio e Massironi la Gallery 10 A.M. Art di Milano e per Costa la Galleria Spazia di Bologna. Negli anni ’60 e ’70 furono molto attive la gallerista Anna Canali con ArteStruktura di Brescia e la Galleria Valmore di Vicenza. La rinnovata attenzione ha comportato un sostanziale aumento dei passaggi in asta dal 2008 e un innalzamento delle aggiudicazioni. Le personalità più forti sul mercato si confermano Biasi e Costa per via della forte distinguibilità delle loro opere. Se dal 2011 al 2014 le opere di Biasi prodotte tra 1990 e il 2000 avevano un prezzo aggiudicato tra 5-10.000 euro, l’immissione sul mercato di un maggiore numero di lotti degli anni ‘60-‘70 nel 2015 (111 di cui 86 venduti) ha comportato un aumento dei prezzi tra 60-80.000 euro, per un fatturato totale di 1.459.108 euro a fronte di 683.715 euro del 2014. Biasi è l’artista con il top lot più alto in asta, oltre i 152mila euro, mentre gli altri si fermano sotto i 50mila euro. Anche da MAAB Gallery le sue opere vengono proposte da 30.000 euro per i lavori recenti a 150.000 euro per quelli storici. Il top lot di Toni Costa è una «Dinamica Visuale» del 1966, venduta per 60.325 euro da Sotheby’s Londra nel 2016. Dalla Galleria Spazia il range di prezzo oscilla tra 18-54.000 euro. Per Ennio Chiggio il top lot è un’«Interferenza lineare» del 1966 battuta per 27.500 euro. Edoardo Landi sorprende con una «Struttura visuale variabile» del 1960-62 battuta a 32.000 euro. Si distacca dal genere Manfredo Massironi, con un’opera a motore «MS, MG» del 1969 battuta per 20.000 euro. In ogni caso per i cinque artisti le opere più apprezzate sono quelle del periodo del Gruppo N. Queste opere sono state acquisite da musei italiani (Collezione Peggy Guggenheim, Venezia) e internazionali (Museum Sztuki di ŁLódź, Macba di Buenos Aires), suscitando l’interesse del collezionismo privato. Nonostante il trend in crescita, il Gruppo N ha un mercato di nicchia, d’interesse prettamente italiano. Negli ultimi anni, Sotheby’s ha proposto opere di Biasi e Costa su mercati internazionali, mostrando una storia dell’arte italiana in parte inedita al pubblico d’oltralpe. E risulta interessante che opere di Chiggio, Landi e Massironi siano passate in trattativa privata. «I membri del gruppo sono stati così tanto precursori dei tempi da non riuscire a essere pienamente compresi nel loro sforzo di rendere oggettivo il processo creativo, eliminandovi ogni elemento di soggettività» conclude Marta Giani, Deputy Director e Specialist per l’arte contemporanea di Sotheby’s Italia. Difficile accettarlo da un mercato a caccia di firme.

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