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«Gruppo N sottovalutato sul mercato internazionale» parola di Meneguzzo

Marco Meneguzzo
Marco Meneguzzo

Al Museo Ettore Fico di Torino dal 21 settembre la mostra «100% Italia. Cent'anni di capolavori», ideata e coordinata da Andrea Busto, avrà una sezione di Optical Art al Mastio della Cittadella curata da Marco Meneguzzo con un focus sulle opere del Gruppo N, collettivo - fondato a Padova nel 1959 - di “disegnatori sperimentali” uniti dall'esigenza di ricercare collettivamente. Protagonisti del movimento attivo negli anni 1960-66 sono Alberto Biasi, Toni Costa, Edoardo Landi, Ennio Chiggio e Manfredo Massironi. In questa intervista Meneguzzo, docente di museologia e storia dell’arte all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, fa il punto sulla storia critica del movimento e sulla sua presenza nel mercato . Come curatore indipendente ha realizzato importanti rassegne dedicate all'Arte Cinetica e Programmata e nel 2012 ha pubblicato «Programmare l'arte. Olivetti e le neoavanguardie cinetiche» e «Arte programmata cinquant'anni dopo».

Può descrivere brevemente il Gruppo N?
Il Gruppo N è nato a Padova nel 1960 sulle ceneri del precedente Gruppo EnneA. Si è distinto a livello europeo per lo studio volto alla programmazione dei fenomeni ottico-visivi che sfruttano il movimento e il dinamismo dato dallo spostamento dell'occhio dello spettatore. Una ricerca perfettamente studiata nelle premesse ma dagli esiti totalmente imprevedibili: si sa esattamente come si muove all'inizio ma non si conosce il risultato percettivo, emotivo, sentimentale finale.

Qual era il contesto d'azione?
A Milano c'erano già Azimut con Manzoni, Castellani e Bonalumi, e il Gruppo T. Era l'epoca dei gruppi che con le loro opere collegiali si ponevano in contrapposizione all'individualità dell'artista Informale. Il Gruppo N in questo senso è stato molto radicale: le opere inizialmente erano firmate come Gruppo N, ma per esigenze di curriculum e di carriera accademica accanto alla dicitura “Ideazione del Gruppo N” hanno dovuto aggiungere i nomi di coloro che hanno effettivamente realizzato ciascuna opera.

Come avviene l'autenticazione? C'è un rischio di falsi?
Non è alto il rischio di falsi, anche perché sono tutti in vita eccetto Costae Massironi. Qualche volta può accadere che ci sia una confusione sull'attribuzione, soprattutto tra Costa e Biasi, ma ci sono dei metodi per identificarli in modo evidente. Per Massironi, invece, Biasi oggi può riconoscerne le opere in quanto erano molto amici, persino cognati.
Più che per i falsi il problema si pone sul restauro: essendo opere riproducibili ci si domanda se è giusto sostituire componenti non più funzionanti o se abbandonarsi al feticismo dell'opera originale.

Com'è evoluta l'attenzione critica?
Questi gruppi di arte esatta hanno vissuto una grande attenzione critica dalla nascita fino al 1966, anno in cui molti si sono sciolti. Nel caso del Gruppo N va ricordato il grande sostegno che dal 1962 la Olivetti ha dato al movimento, ideando e sponsorizzando una grande mostra itinerante che ha portato i loro oggetti fino a New York. È stato uno degli esperimenti concettualmente più importanti per il cambiamento del senso del mercato. Con l'avvento di un nuovo clima artistico c'è stato poi un lungo periodo di oblio, durato fino alla fine degli anni Novanta, quando anch'io ho contribuito alla loro riproposta grazie a una serie di mostre e nel 2012 con la stampa anastatica del catalogo della mostra “Arte Programmata” tenutasi nel Negozio Olivetti di Milano.

E oggi?
È un po' di tempo che dura questo interesse, da circa 12-13 anni. Oggi si è probabilmente nella fase di discesa, non al culmine, ma le mode sono soggette a continui mutamenti.

Come mai alcuni autori sono più favoriti dal mercato?
I motivi sono vari, relativi al gusto per le opere e all'identificabilità, oppure al fatto che alcuni artisti del gruppo si siano impegnati in altre attività. Biasi fa eccezione in quanto ha continuato a fare l'artista, e questo ne ha determinato il successo rilevante anche a livello internazionale.

Chi è più sottovalutato?
Da un certo punto di vista sono tutti sottovalutati rispetto al mercato internazionale.

Acquistare oggi le opere del gruppo N costituisce un investimento?
Sicuramente 10-15 anni fa rappresentava un investimento, quando era in atto il processo di riscoperta. Concluso questo, l'investimento non c'è più. Credo che chi acquisti arte per investimento o lo fa sul brevissimo termine (e allora deve essere sempre sul pezzo) oppure conviene non farlo e comprare quello che si ama.

È un collezionista?
Si, ma non di arte contemporanea, che è la mia vita, non il mio hobby. La mia attività nel campo comporta che io abbia un po' di opere, ma colleziono per passione un sacco di altre cose che non sono frutto di investimenti, come ad esempio le porcellane cinesi.

Degli anni 60-65 quali autori possiede in collezione?
Ho soprattutto opere di Biasi, in quanto lo conosco bene e ho scritto molto su di lui. Altri autori sono Grazia Varisco e Gianni Colombo, che se non fosse morto così precocemente potrebbe essere considerato alla stregua di Piero Manzoni.

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