In un contesto difficile dal punto di vista economico e una svalutazione galoppante del peso in Argentina c’è un asset ancora tutto da scoprire: l’arte contemporanea locale. Il paese, infatti, possiede una lunga e ricca tradizione artistica e culturale ed è tra i più alfabetizzati del Sud America. Buenos Aires conta numerosi teatri, librerie, musei, gallerie, tuttavia il mercato dell’arte è ancora di dimensioni ridotte: «I compratori d’arte occasionali saranno 500, i veri collezionisti una trentina» sostiene Guillermo Rozenblum, imprenditore immobiliare e collezionista che ha trasformato un edificio di proprietà in un complesso di atelier per artisti promettenti in cambio di opere d’arte, e la sua stima viene confermata da vari galleristi locali. Ma il numero dei collezionisti potrebbe aumentare ora che la potente fiera svizzera Art Basel ha selezionato Buenos Aires per la prima edizione di Art Basel Cities, per cui dal 6 al 12 settembre ha invitato nella capitale argentina un centinaio di vip – incluso un nutrito gruppo di italiani – per una full immersion nella scena artistica locale. Le premesse sono buone non solo per la qualità dell’offerta, ma anche per la convenienza dei prezzi, ancora contenuti. «Con quello che un collezionista spende a New York per un’opera, qui ne può comprare venti» afferma la gallerista Nora Fisch. «Per i miei artisti, che non sono emergenti ma hanno già curriculum di tutto rispetto, i prezzi vanno in genere dai 5.000 ai 10.000 dollari». Per esempio Fernanda Laguna, un’artista influente per la generazione più giovane sia per la sua arte che per il suo impegno sociale: «entrerà nella storia dell’arte e i suoi dipinti quotano solo 6-14.000 dollari, mentre i disegni piccoli partono da 800».
L’amministrazione locale sembra credere nelle potenzialità dell’arte, tanto che ha investito circa due milioni di dollari per Art Basel Cities, spesa che non ha mancato di sollevare polemiche, considerati i tagli alla cultura. Riserbo, invece, sulla cifra che ha investito la fiera svizzera, sponsorizzata da Ubs. Dal canto suo il governo nazionale ha concesso, grazie ad anni d’intermediazione dell’associazione delle gallerie Meridiano, la semplificazione delle procedure doganali per l’esportazione dell’arte argentina, mentre si lavora ad agevolare l’importazione dell’arte straniera.
Purtroppo la posizione geografica non aiuta, così come non hanno aiutato l’instabilità economica e gli anni della dittatura, che, però, hanno temprato gli animi degli artisti, abituati a realizzare tantissimo con risorse limitate. «Una delle caratteristiche principali della scena artistica locale è l’intensa collaborazione tra gli artisti, che si supportano a vicenda» racconta Mariela Scafati, artista e attivista molto rispettata. Lo conferma Cecilia Alemani, curatrice italiana responsabile della High Line a New York, che Art Basel ha invitato a curare a Buenos Aires una mostra d’arte pubblica, intitolata “Hopscotch”. «Conoscevo già artisti come Eduardo Basualdo (3-40.000 dollari da Ruth Benzacar, ndr), Eduardo Navarro, David Lamelas (20-200.000 euro da Lia Rumma), Adrian Villar Rojas, Amalia Pica, Pablo Bronstein, ma questo progetto mi ha dato l’occasione di esplorare la vibrante scena locale e scoprire artisti di grande talento come Diego Bianchi, Santiago De Paoli, Gabriel Chaile (5-20.000 dollari da Barro), Mariela Scafati, Ad Minoliti (2.500-15.000 euro da Crèvecoeur), Rosario Zorraquin, Fernanda Laguna. Tra i temi più sentiti c’è la questione dell’identità di genere e una certa propensione per la scultura e la materialità, meno la riflessione sul passato dittatoriale».
L’arte emergente è sostenuta da numerose gallerie nate negli ultimi anni accanto alle affermate come Ruth Benzacar e Maman. Molte si trovano nel quartiere industriale Villa Crespo, come Isla Flotante, in un’ex fabbrica per l’imbottigliamento del vino, e UV, al piano terra di un piccolo edificio in cui vivono la gallerista Violeta Mansilla e cinque dei dieci artisti della galleria in una sorta di comune creativa. All’asta, nelle case d’aste locali come Roldan e Arroyo, passa principalmente l’arte del 900, anch’essa ancora sottovalutata e poco conosciuta.
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