Lorenzo Perini-Natali, classe 1990, dopo un’esperienza in ambito industriale all’estero si trasferisce a Milano dove consegue una laurea in Arti Visive presso Naba per poi proseguire con un Master in Contemporary Art Markets. L’arte è nel suo Dna, la madre Milena Modigliani discende dalla famiglia di Modì, Amedeo Modigliani.
Ci descrive la sua collezione?
Si divide in tre campi d’interesse: giovani artisti italiani, artisti emergenti americani e affermati internazionali.
Quando ha iniziato a collezionare artisti a inizio della loro carriera?
Al mio primo anno di università con una preferenza per artisti giovani, per lo più miei coetanei, che ho conosciuto attraverso alcuni studio visit. Era immediato dialogare, scambiare opinioni, punti di vista, conoscere i progetti. I primi lavori che ho acquistato sono stati dei disegni o delle piccole tele, in seguito opere più grandi realizzate per mostre in gallerie più importanti, anche per sostenere i costi di produzione.
Ha un budget annuale per i suoi acquisti?
Mi impongo un budget annuale, ma nel corso degli anni è cambiato, nel 2015 credo fosse di 10.000 o 15.000 euro, nel 2018 ha superato i 100.000 euro.
Artisti italiani o stranieri?
Cerco sempre di acquistare un’opera di un artista italiano e una di un artista internazionale per bilanciare la collezione. Quando ho comprato Nidhal Chamekh a 1-54 Contemporary African Art Fair a Londra ho poi preso una tela grande di Linda Carrara, dopo una foto di Wolfgang Tillmans da David Zwirner è entrata in collezione una tela di Thomas Berra da UNA Galleria. Dopo l’opera di Paul Kremer acquistata da Eugene Binder (12mila dollari), è stata la volta di una scultura, in edizione unica, di Alice Ronchi «Indoor Flora» (3.000 euro circa) da Francesca Minini.
Come si riconosce il potenziale di un artista all’inizio della carriera?
Credo ci siano due tipologie di artisti, entrambi con un forte potenziale riconoscibile: l’artista con un lavoro preciso, organizzato e metodico, cerca di frequentare le residenze migliori, partecipa ai premi più seri e il suo lavoro, pur tenendo conto del campo di ricerca, ha una crescita continua. L’altro non ha tutta questa metodicità nella produzione, quando vai a fare lo studio visit non è ben organizzato, non trova i lavori, ma quando guardi le opere te ne innamori e percepisci una vera forza ed espressione. Spesso questo artista nel breve ha meno successo, ma nel lungo periodo, a mio parere, supera il primo.
Acquista in galleria?
Quasi tutti gli artisti nella mia collezione sono stati acquistati in galleria. Il lavoro delle gallerie, che con coraggio rappresentano giovani artisti italiani, in un clima di collezionismo fortemente esterofilo specialmente in questo paese, è da supportare.
Un esempio?
Marco Pariani, che ho in collezione, è rappresentato da Ribordy Contemporary a Ginevra e da Safe Gallery a New York. Linda Carrara da Rita Urso di Milano, Thomas Berra da UNA Galleria di Piacenza, Andrea Galvani da Eduardo Secci a Firenze, Serena Vestrucci da FuoriCampo a Siena.
Quali galleria frequenta?
Massimo De Carlo, Lia Rumma, Giò Marconi, Francesca Minini, Raffaella Cortese, Clima, Prometeo, Federica Schiavo, Zero e altre.
Le fiere?
Artissima, Miart, Artefiera, Artverona, Art Basel Basel, Frieze London.
E gli spazi dedicati all’arte più sperimentale?
A Milano spazi come Fanta oppure Pelagica di Laura Lecce.
Il ruolo dei social network nelle sue scelte: fonte di ispirazione e/o informazione?
Con Instagram ho scoperto molti artisti e seguo quelli che ho in collezione.
Acquista online?
Si, ho avuto occasione di comprare tramite piattaforme come Artsy o Artsper.
© Riproduzione riservata