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Il Marocco fucina di artisti

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Il Marocco fucina di artisti


«La pesanteur et la grâce», 2019  di Fatiha Zemmouri, pietra grezza, schiuma PU e vetro, dimensioni variabili
«La pesanteur et la grâce», 2019 di Fatiha Zemmouri, pietra grezza, schiuma PU e vetro, dimensioni variabili

Un’economia che si basa prevalentemente sul turismo e nel 2018 ha segnato un tasso di crescita dell’8% con Marrakech la destinazione più popolare con quasi 2,5 milioni di visitatori il Marocco, in questi ultimi anni, ha cercato di sviluppare sempre di più la scena artistica locale. Un impulso in tal senso è stato dato dalla fiera d’arte africana 1:54 che dopo Londra e New York nel 2018 è approdata a Marrakech e in questi giorni ha chiuso con successo la seconda edizione. Il segnale, per l’arte locale, sarebbe stato di gran lunga più incisivo se nel febbraio dello scorso anno non fosse stata cancellata, a causa di un deficit di 300mila euro, la Biennale di Marrakesh, ideata nel 2005 da Vanessa Branson. Sul fronte del contemporaneo non mancano le gallerie commerciali, Voice Gallery, Comptoir des Mines e Galerie Siniya 28, new entry a 1:54 con le opere di tre artisti marocchini che vivono a Essaouira, Abdelmalek Berhiss, Ali Maimoun e Regragui Bouslai (prezzi da 2.700 a 6.000 euro) ma anche fondazioni e spazi indipendenti. Insomma, la Biennale, lungi da scomparire in una bolla di sapone, ha lasciato un’eredità importante. «Artisti come Eric Van Hove si sono trasferiti a Marrakech dopo aver partecipato alla Biennale e alla residenza Dar al-Ma’mûn» spiega Karima Boudou, curatrice del forum di 1-54, e aggiunge: «entrambe le organizzazioni non esistono più, ma c’è stato un ricambio, con fondazioni private come Montresso, che gestisce l’omonima residenza, e Fondation Alliances della famiglia di imprenditori immobiliari Lazraq, che ha fondato il museo MACAAL nel 2016» racconta. Il suo programma di conferenze, ispirato alle associazioni tra arte locale e Surrealismo, che ha ispirato l’emancipazione dal rigido stile coloniale, si è svolto anche all’Ecole Nationale Supérieure des Arts Décoratifs (EnsAD) e in spazi no profit come Le18, fondato dall’artista Laila Hida, che anima la Medina insieme all’uber pop Riad Yima dell’artista Hassan Hajjaj e cui si aggiungerà, da settembre, lo spazio DADA curato da Sonia Perrin – ex Fondazione Cartier di Parigi – e fondato dal celebre ristoratore Kamal Laftimi, proprietario dei glamour Café Des Épices, Le Jardin e Nomad.

Lo sviluppo della scena artistica marocchina è iniziato a partire dai primi anni 2000 in seguito ai cambiamenti politici ispirati dal governo del re Mohammed VI, attraverso la programmazione di eventi culturali, l’apertura di spazi e gallerie d’arte indipendenti. In questo periodo una nuova generazione di artisti si è formata all’Institut National des Beaux-Arts di Tétouan e ha contribuito alla nascita, nel 2002, dell’Appartement 22, spazio d’avanguardia dedicato all’arte contemporanea. Il suo fondatore, il critico d’arte e curatore Abdellah Karroum, ha definito questo movimento artistico “generazione 00”. Ne fa parte il marocchino Mustapha Akrim (1981) tra gli artisti della mostra «Material Insanity» al Museum of Contemporary African Art Al Maaden (MACAAL) di Marrakech. L’artista, dopo gli studi all’Institut National des Beaux-Arts di Tétouan, dove si sono diplomati anche altri artisti marocchini come Safaa Erruas (da L’Atelier 21 i prezzi delle sue opere oscillano da 800 a 17.000 euro) si interroga sulla difficoltà di lavorare nel campo artistico e per mantenersi lavora come assistente muratore in un cantiere, con suo padre. Una sua opera del 2012, «Article 25», cemento armato su placca di legno, in edizione di 3 acquistata direttamente dall’artista è stata battuta in asta da Christie’s a Dubai nell’ottobre 2013 per 12.500 dollari, entro la stima di 10-15.000. Da Sotheby’s e Christie’s gli artisti marocchini sono battuti nelle aste di Modern & Contemporary Arab, Iranian and Turkish Art nelle sedi di Doha e Dubai. Mounir Fatmi (1970) è l’artista marocchino più famoso, il suo lavoro «Roots 02» (2015-16) è nella collezione permanente del Louvre, Abu Dhabi, e da Sotheby’s nell’asta di Contemporary Art a Doha nell’aprile 2013 l’opera «Sonia, Sonia, Sonia», 2011 è stata venduta per 233mila dollari dalla stima di 70-100mila dollari. In Marocco la prima casa d’aste è stata fondata nel 2002, la Moroccan Company of Works and Object of Art (CMOOA) con sedi a Casablanca e Marrakech. Tra le vendite più significative del 2018, «Composition», 1969 un olio su cartone dell’artista Jilali Gharbaoui (1930-1971) che insieme a Ahmed Cherkaoui è considerato uno dei fondatori del modernismo in Marocco, venduto per 130mila euro (stima compresa tra 120-130mila). Tra i lotti non sono mancate le aggiudicazioni di giovani artisti come Zainab Andalibe (1985) con l’opera «Entre ciels et terres», 2017 battuta per 5mila euro (stima 5-6mila). L’artista, che al momento preferisce non avere una galleria, ha realizzato un’opera per il MACAAL il cui valore si aggira sui 6mila euro.

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