ArtEconomy24

Ecco i cinesi che contano

  • Abbonati
  • Accedi
Quotazioni Artisti

Ecco i cinesi che contano


Zao Wou Ki,« 17.02.71-12.05.76», 1971, olio su tela, 73 x 100 cm
Zao Wou Ki,« 17.02.71-12.05.76», 1971, olio su tela, 73 x 100 cm

Mentre il presidente Xi Jinping era in Italia per firmare l’accordo sulla Nuova via della seta, una decina di gallerie d’arte italiane partivano per la Cina per la 7ª edizione della fiera Art Basel Hong Kong, che si è svolta dal 27 al 31 marzo. L’arte italiana, infatti, e quella internazionale in generale già da qualche anno sono state intercettate dai ricchi cinesi, che si sono dimostrati curiosi e rapidi nell’apprendimento, tanto che sempre più gallerie europee e americane aprono sedi in Cina. Ma quanto ne sappiamo noi, invece, della loro arte? Chi sono gli artisti che vengono battuti all’asta per record milionari e che gradualmente entrano nelle scuderie delle gallerie occidentali blasonate? Il nome più forte sul mercato oggi è Zao Wou-Ki, scomparso nel 2013 a 93 anni, famoso per essere stato capace di fondere l’eredità cinese e l’avanguardia occidentale insieme a Chu Teh-Chun (1920-2013) e Wu Guanzhong (1919-2010), i “tre moschettieri” dell’arte cinese nella Francia degli anni ’50. Zao Wou-Ki è stato capace di fondere la tradizione del paesaggio cinese con l’arte astratta occidentale. A 28 anni si è trasferito a Parigi, dov’è stato influenzato dal Modernismo scegliendo l’Astrattismo. L’incontro con l'Espressionismo Astratto a New York, poi, a partire dal 1957, ha reso il suo modo di dipingere più audace sia nello stile che nelle dimensioni. Negli anni ’70, invece, ha riscoperto la calligrafia cinese, tornando ad opere più luminose e trasparenti. Il suo mercato era forte già all’epoca a Parigi, Londra e New York (era nella scuderia dell’importante Samuel Kootz Gallery), e ancora oggi le opere di quegli anni sono le più ricercate, così come quelle della metà degli anni ’80. Alla sua morte i prezzi erano già a sei cifre, ma oggi sono milionari. «C’è stato un incremento veloce negli ultimi sei o sette anni» spiega Stephane Custot di Waddington Custot Gallery di Londra, che ad Art Basel Hong Kong ha venduto un’importante opera del 1983 con un asking price di 4,8 milioni di dollari. «Il mercato si è evoluto da una nicchia a tutta la scena internazionale». Concorda l’italiana Cardi Gallery, che ha iniziato a trattare gli artisti dell’Asia e a Hong Kong ha venduto ad un asiatico un’opera di Zao Wou-Ki del 1971 per 1,8 milioni di dollari. «Il mercato cinese è molto interessante e ricco, ma anche difficile – riferisce Edoardo Osculati, direttore della galleria, – perché non è facile entrarci: i collezionisti vogliono conoscerti bene e richiedono informazioni approfondite sull’opera. Inoltre può succedere che cancellino l'acquisto anche a trattativa conclusa».

Per Chu Teh-Chun, pure molto forte ma non quanto Zao, i prezzi partono dai 150mila dollari per arrivare a cifre milionarie. Anche nel suo caso sono richieste le opere dei primi anni ’60, così come la serie della Neve del 1985-1990. Il suo mercato ha ancora margini di crescita. Ma prima di questi artisti, c’erano già altri cinesi in Francia, negli anni ’20, come Sanyu (1901-1960), il “Matisse cinese”, apprezzato per i suoi nudi e i suoi dipinti di fiori, più raro sul mercato. Attualmente è esposto da Gagosian ad Hong Kong accanto a Cézanne e Morandi (molto amato in Asia) in una mostra curata da un altro grande nome dell’arte cinese, questa volta contemporaneo, Zeng Fanzhi: un modo per affermare che la sua importanza è al pari dei grandi maestri dell’arte occidentale. Degli stessi anni anche Wu Dayu (1903 - 1998), maestro della generazione successiva, non ha ancora lo stesso riconoscimento. «Influenzato da Cézanne e dalla filosofia cinese, i suoi paesaggi parlano del rapporto tra uomo e natura» spiega David Lin della galleria Lin Lin di Taipei. «Il suo mercato sta crescendo e sta attirando l’interesse dei compratori occidentali. Se confrontati con i maestri europei, i loro prezzi sono ancora bassi». Per Wu Dayu vanno da 30mila a 1,8 milioni di dollari.

Tra i contemporanei uno dei nomi più forti è quello di Zeng Fanzhi, classe 1964, già nella scuderia di Gagosian e dal 2018 in quella di Hauser & Wirth che l’ha portato in tour a Hong Kong, Londra e Zurigo. «Le opere della serie delle Maschere sono le più note della sua produzione, particolarmente variegata» così Fiona Römer, Senior Director of Asia, Hauser & Wirth, «ma vediamo anche un interesse per i suoi nuovi paesaggi astratti, uno di questi è stato recentemente acquistato dal Lacma». La galleria mantiene il riserbo sui prezzi, ma si sa che durante la fiera ad Hong Kong ha venduto per un importo multimilionario proprio un paesaggio astratto, una serie che sembra ritornare alla commistione tra Oriente e Occidente delle generazioni precedenti, un tema ancora molto presente nell’arte cinese. A metà tra figurazione e astrazione anche i dipinti meditativi di Liu Ye, classe 1964, appena entrato nella scuderia di David Zwirner (dove avrà una mostra nel 2020) ed esposto ad Art Basel Hong Kong con un dipinto venduto a 350mila dollari appeso sulla stessa parete di Morandi. Tra i cinesi affermati rappresentati da gallerie italiane ci sono da Massimo De Carlo, Liu Xiaodong, classe 1963, pittore della vita moderna, e Yan Pei-Ming, famoso per i suoi ritratti in bianco e nero, ora in mostra nella nuova sede in viale Lombardia a Milano con un dipinto da 160mila euro.

© Riproduzione riservata