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Il talento scoperto prima della Biennale

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Il talento scoperto prima della Biennale

«Tracing», 2013 di Enrico David, dettaglio, gesso, salice e rame 97 × 40 × 50 cm. Unico
«Tracing», 2013 di Enrico David, dettaglio, gesso, salice e rame 97 × 40 × 50 cm. Unico

In tempi non sospetti diversi artisti che vedremo in Biennale sono entrati far parte della Collezione di Mauro De Iorio. Medico radiologo, colleziona da circa 15 anni. Possiede circa 500 opere con un ritmo di acquisto di 20-30 opere all’anno. Tra gli artisti presenti in Biennale ben 19 sono nella sua collezione, tra cui Liliana Moro e Enrico David del Padiglione Italia.

Quali artisti della sua collezione sono presenti in questa edizione della Biennale?
Sono molto felice che quest’anno oltre a Enrico David e Liliana Moro, scelti per il Padiglione Italia, siano presenti Jill Mulleady, Kaari Upson, Andra Ursuta, Michael E. Smith, Danh Vo, Nairy Baghramian, Leonor Antunes, Neil Beloufa, Avery Singer, Alex Da Corte, Jon Rafman, Korakrit Arunanondchai, Darren Bader, Haris Epaminonda, Cyprien Gaillard, Shilpa Gupta e Ibrahim Mahama. È un’opportunità per dimostrare il loro indiscutibile talento.

Quando è nato l’interesse per questi artisti?
Per la maggior parte agli esordi della loro carriera, tranne per alcuni come Nairy Baghramian acquistato solo recentemente.

E per gli italiani Liliana Moro e Enrico David?
Nel 2011 ho acquistato un’opera di Liliana Moro durante una mostra alla galleria di Paolo Maria Deanesi a Trento. Avevo conosciuto Liliana proprio a Trento mentre lavorava alla sua installazione per Manifesta durante una cena molto divertente a casa mia con Andrea Viliani, che al tempo era direttore alla Galleria Civica di Trento, e Lara Favaretto, impegnata anche lei nel realizzare una grande – e molto discussa – installazione intorno al monumento di Dante. Liliana è un’artista che stimo per la sua coerenza, per la durezza delle sue opere in cui è riconoscibile un’impronta femminista che funziona come una sorta di autodifesa della donna rispetto ai ruoli che le vengono attribuiti. Ho visto il lavoro di Enrico David per la prima volta a Venezia alla Fondazione Bevilacqua La Masa curata da Milovan Farronato una decina di anni fa e mi avevano molto colpito le opere esposte, soprattutto gli aspetti un po’ inquietanti che pure conservavano una certa eleganza. L’ho poi seguito nel tempo e ho acquistato la prima opera a Miart qualche anno fa da Michael Werner: è una piccola scultura in gesso in cui un corpo femminile un po’ mostruoso è avvolto da una matassa di fili di vimini. A Basilea, qualche anno fa, ho poi acquisito un dipinto raffigurante un volto femminile con i contorni sfumati, solo accennati. Mi affascina la sua visione un po’ conflittuale e sofferta del femminile e in queste opere trovo problematiche e inquietudini che sono al centro della mia ricerca come collezionista.

Il prezzo?
Circa 50.000 euro l’una per le opere di David e 10.000 per l’opera di Liliana Moro.

Conosce il progetto in Biennale?
No, ma sono molto curioso di vederlo

La partecipazione alla Biennale inciderà sul loro mercato?
Credo che il mercato di Enrico David sia già piuttosto vitale, ma indubbiamente questa ulteriore esposizione alimenterà l’interesse. Inoltre il percorso di David non è legato alle mode ma a una sua ricerca, il cui linguaggio è riconoscibile nonostante i diversi media utilizzati. La galleria che lo tratta è molto seria e le sue opere non sono mai state al centro di speculazione. Per Liliana Moro è un meritato riconoscimento di una carriera valida e coerente, e una buona opportunità per riportarla al centro della scena artistica femminile italiana.

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