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L’Isis avanza e la Libia sprofonda nel caos

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DOPO LA CONQUISTA DI SIRTE

L’Isis avanza e la Libia sprofonda nel caos

(Epa)
(Epa)

La speranza che il piccolo Califfato islamico, creato lo scorso novembre nella città orientale di Derna, potesse essere un fenomeno marginale e facile da isolare si è rilevata vana. L’avanzata degli jihadisti libici alleati dello Stato islamico è stata più rapida di quanto le cancellerie europee pensassero. E ora l’Europa rischia di trovarsi con l’incubo della bandiera nera dell’Isis alle sue porte, separata da un braccio di mare. L’appello ribadito ieri dalla Farnesina ai cittadini italiani rimasti in Libia di abbandonare «temporaneamente» il Paese si è reso necessario dopo le grave escalation avvenuta nelle ultime settimane.

Nessun luogo dell’ex regno di Muammar Gheddafi è ormai al sicuro. Lo conferma l’attacco kamikaze del 27 gennaio - rivendicato dagli jihadisti libici - all’Hotel Corinthia - luogo d'elezione per ospitare le delegazioni straniere, da anni considerato il più sicuro di Tripoli . Col passare dei mesi sta venendo alla luce un’inquietante realtà: le rivalità tra i due Governi che hanno spaccato in due la Libia e si contendono la sovranità del Paese, ingaggiando violenti scontri, sta spianando la strada all’ascesa dei gruppi jihadisti , abili nello sfruttare un vuoto di potere che permette loro maggiore libertà di movimento.

L’ultimo grande successo delle milizie fedeli all’Isis è stata la conquista di alcuni quartieri della città di Sirte, dove hanno preso il controllo di tv e radio locali, creando un quertier generale nel centro città, issando poi le bandiere nere sull’edificio. È un episodio molto grave. Per una serie di ragioni. Sirte, città di 140mil abitanti di fronte alle coste greche e italiane, era la roccaforte e la città natale di Muammar Gheddafi. La sua conquista ha dunque un valore simbolico. Ma è soprattutto un importante centro portuale a 450 km da Tripoli, che si affaccia sul golfo della Sirte, dove si trova la maggior parte dei giacimenti petroliferi offshore del Paese e che funge da collegamento con i pozzi dell’interno.

In assenza di una qualsiasi autorità di governo, le milizie islamiche del Governo ombra, e gli jihadisti di Ansar al-Sharia si erano spartiti i quartieri della città. Come secondo copione, ieri gli jihadisti hanno cominciato a trasmettere proclami del portavoce della formazione, Abu Mohammed al-Adnani, satrapo a Derna dello Stato islamicoe discorsi del “califfo” Baghdadi. Sirte è anche la città dove sono stati rapiti in dicembre 21 cristiani coopti egiziani. Secondo fonti libiche 12 di loro sarebbero stati giustiziati. Ma la notizia non è stata confermata. L’Egitto ha comunque avviato un ponte aereo per evacuare i suoi cittadini dal Paese.

L’ultimo appello per fermare la deriva estremista era arrivato il 27 gennaio da Ali Tarhouni, presidente dell’Assemblea costituente della Libia. «I guerriglieri dell’Isis si sono insediati nella regione di Bengasi», aveva avvisato, aggiungendo che la loro marcia era continuata a ovest, nella zona di Sirte e quindi di Misurata. Scavalcata la capitale, truppe di jihadisti avrebbero occupato Sabrata, poi il porto di Zawiyah fino a Zuara, porticciolo da cui partono quasi tutte le imbarcazioni di migranti diretti in Sicilia e a Malta. Anche in questo caso è difficile avere conferme sul controllo reale degli jihadisti sui centri portuali. Ma se fosse vero, il pericolo che nascondono i loro uomini tra i disperati in fuga per l’Europa sarebbe reale. Gli stessi estremisti lo hanno annunciato come mezzo di rappresaglia.

Allarmata anche dalle notizie di campi di addestramento dell’Isis nei dintorni di Derna, la comunità internazionale sta profondendo ogni sforzo per arrivare a un accordo di cessate il fuoco tra i due Governi rivali e porre le basi per un Esecutivo di unità Dallo scorso agosto una coalizione di milizie islamiche – al-Fajar - ha conquistato Tripoli, creando un Governo ombra che compete con quello “esiliato” a Tobruk, ai confini con l’Egitto, “laico” e riconosciuto dalla Comunità internazionale. Due sono dunque i Governi, due i Parlamenti e perfino due ministri del petrolio, che pretendono di essere i solo rappresentanti di un settore tanto strategico quanto in difficoltà. (negli ultimi giorni, ed anche ieri, i jihadisti libici hanno attaccato dei giacimenti) . Senza un accordo tra i due belligeranti l’Isis potrebbe avere gioco facile.