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Scuola, l’infornata dei precari

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ISTRUZIONE

Scuola, l’infornata dei precari

Una maxi-assunzione di precari che svuoterà (ma non del tutto) le graduatorie a esaurimento e attingerà anche a quelle d’istituto. L’introduzione di una vera e propria carriera degli insegnanti che lascerà alle scuole l’ultima parola sui docenti da premiare. Il potenziamento di musica, inglese ed educazione fisica alle primarie e di storia dell’arte alle superiori (ma non in tutti gli indirizzi). Il rafforzamento dell’alternanza scuola-lavoro.
Di ora in ora (e di bozza in bozza) il pacchetto «Buona Scuola» assume un contorno sempre più definito. In vista del duplice rendez-vous già in agenda: la convention del Pd sul primo anno di vita del governo Renzi che si terrà oggi a Roma e il varo di un decreto con le misure urgenti e un Ddl delega con la riforma di più ampio respiro che, salvo colpi di scena dell’ultim’ora, arriveranno venerdì 27 febbraio sul tavolo del Consiglio dei ministri.
La novità più attesa (quanto meno dal corpo docente) è il piano di assunzioni a cui stanno lavorando gomito a gomito i tecnici del Miur, del Mef e di palazzo Chigi. Il numero di precari che beneficeranno della stabilizzazione non è ancora stato definito. Ma dovrebbe aggirarsi tra i 120 e i 130mila docenti. Un totale leggermente inferiore ai 148.100 indicati nelle linee guida presentate a settembre. Di questi circa 100-110mila arriveranno dalle famose “Gae”. Con un’avvertenza: le graduatorie a esaurimento non saranno svuotate del tutto ma secondo necessità. Incrociando due variabili: il fabbisogno delle scuole e le risorse stanziate dalla stabilità (1 miliardo nel 2015 e 3 miliardi a partire dal 2016).

Nelle classi di concorso (si pensi a matematica e fisica) in cui le Gae non basteranno si attingerà agli iscritti in seconda fascia, cioè alle graduatorie di istituto. Si partirà da coloro che hanno 36mesi di contratti a termine negli ultimi cinque anni, così da andare incontro alla sentenza Ue del 26 novembre scorso, e si proseguirà via via con tutti gli altri. Per un contingente che al momento è stimato tra le 20-30mila unità. Solo una minima parte di questo contingente verrà assunto il 1° settembre. I supplenti, quindi, non spariranno: visto che gli altri docenti delle graduatorie di istituto potranno ottenere un incarico a tempo determinato fino al termine delle lezioni che, da quanto si apprende, costituirà un titolo preferenziale ai fini del concorso che verrà bandito l’anno prossimo e che dovrebbe mettere a disposizione, nell’arco di un triennio, dai 40-50mila posti (molto dipenderà anche dal turn-over atteso). Così da portare a 170-180mila se non di più la portata dell’intera operazione precari.

Nel calcolare il fabbisogno complessivo delle scuole (e dunque il contingente di prof da assumere) si terrà conto dell’organico funzionale che partirà l’anno prossimo e che verrà gestito dai singoli dirigenti scolastici in collaborazione con il Collegio dei docenti. Tradotto in pratica dovrebbe sostanziarsi in 5-6 insegnanti in più nelle singole scuole primarie e in un paio alle secondarie. Che serviranno sia a rafforzare, non per forza in termini di ore in più, alcuni insegnamenti - musica, inglese ed educazione fisica alle elementari e storia dell’arte in tutti i licei e in alcuni indirizzi degli istituti tecnici – sia a fronteggiare con più efficacia gli abbandoni scolastici.

A cambiare sarà anche la carriera degli insegnanti. Il progetto, annunciato dal sottosegretario Davide Faraone (Pd) al Sole 24Ore qualche settimana fa, di voler sostituire i “vecchi” scatti di anzianità con un meccanismo premiale a scadenza triennale fondato in gran parte sulle funzioni aggiuntive (da mentor o da quadro intermedio) ricoperte sarebbe confermato. Con una particolarità non di poco conto: i fondi verrebbero girati alle scuole e sarebbero poi i dirigenti scolastici a decidere gli insegnanti da premiare e in che misura.
A completare il quadro delle novità per i professori o aspiranti tali c’è poi l’ipotesi un maxi-indennizzo per coloro che hanno lavorato più di 36 mesi e che preferiscono non aderire al piano di stabilizzazioni perché magari già hanno un altro contratto a tempo indeterminato. In un numero di mensilità massime che va ancora individuato.

Per un pacchetto di norme che necessitano ancora di un’ultima messa a punto ce n’è un altro che sembra più stabilizzato. E che riguarda l’aumento dei poteri derogatori in tema di edilizia scolastica, il rafforzamento del digitale nelle aule e il raddoppio da 100 a 200 delle ore di alternanza scuola -lavoro negli istituti tecnici e professionali. Un tema, quello del rapporto tra imprese e istruzione, che dovrebbe trovare spazio anche nel Ddl delega. Da un lato, con la riforma dell’istruzione professionale e, dall’altro, con il potenziamento (con annesso aumento dei controlli sui bilanci) degli Its. Delega che dovrebbe anche innovare nel profondo tanto le classi di concorso quanto l’abilitazione degli insegnanti nell’ottica di trasferire dalle università alle scuole il ruolo di “palestra formativa” dei docenti.