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le vie della ripresa

BTp legati al Pil per puntare sulla crescita: è la proposta del Sole 24 Ore

Un BTp indicizzato al Pil. Un titolo di Stato innovativo, senza precedenti per un Paese industrializzato con economia avanzata. Un bond governativo che per la prima volta offre agli investitori tutti, istituzionali e privati, italiani ed esteri, l’opportunità di scommettere direttamente sul futuro del Paese e di guadagnare con l’aumento della crescita.

Un titolo di Stato con cedola ancorata all’andamento del Pil crea una nuova categoria di strumenti d’investimento e colma un vuoto: è un ibrido, un prodotto finanziario a metà strada tra il bond e l’equity.

È questa la proposta del Sole24Ore: il BTpil.

Un’innovazione che si andrebbe ad aggiungere all’inventario degli strumenti più tradizionali del “fixed income”, permettendo a chi non può acquistare le azioni o non può superare certe soglie di investimento in equity di trarre beneficio dalla ripresa economica senza dover passare per gli indici di Borsa e per i singoli titoli azionari.

Il contesto

Il contesto è quello di un’inflazione ostinatamente bassa e rendimenti dei titoli di Stato schiacciati dal quantitative easing nei principali Paesi industrializzati ed economie mature, Italia compresa, e con Pil in ripresa.

Il momento storico sembra dunque ideale per il lancio di un titolo di Stato indicizzato al Prodotto interno lordo. Gli investitori istituzionali, come i fondi pensione, le compagnie di assicurazione e i gestori di fondi obbligazionari, sono oramai da tempo affannosamente a caccia di rendimenti e il cerchio si sta restringendo: nei Paesi core europei gli viene chiesto di investire in titoli di Stato con rendimenti negativi. In Europa, nel tentativo di finanziare la crescita con capitali e fondi privati in quanto le casse dello Stato sono a secco, gli investitori istituzionali vengono incoraggiati con agevolazioni e nuove leggi per uscire dai titoli di Stato ed entrare in nuovi mercati, come quello dei project bond, delle cartolarizzazioni garantite, nei mini-bond. Questo trasferimento di risorse è in corso (si veda articolo sotto) ma ai nuovi strumenti mancano due delle caratteristiche che storicamente hanno reso il titolo di Stato più appetibile rispetto ad altre forme di investimento: lo standing di “risk free” (che sta tramontando) e un elevato livello di liquidità (che si sta prosciugando).

Il BTpil di scopo

Per incentivare il collocamento del BTpil, il Tesoro potrebbe decidere di destinare una parte o la totalità della raccolta a investimenti produttivi, mirati al rilancio della crescita.

Questa strada è stata già intrapresa dalle banche centrali, in particolar modo dalla Bank of England e dalle più recenti TLTRO, le operazioni di rifinanziamento a più lungo termine targeted della Bce, mirate ad aumentare il credito all’economia. L’Italia prenderebbe l’iniziativa, aprendo un nuovo mercato che potrebbe diventare di standing europeo (affiancandosi al Piano Juncker) e anche mondiale (si veda intervista a Robert Shiller a fianco).

La liquidità

Collocare un titolo di Stato innovativo non è affatto facile. Il Tesoro deve essere in grado di garantire agli investitori, soprattutto istituzionali, un buon livello di liquidità, ovvero un mercato secondario efficiente per consentire il disinvestimento dal titolo senza penalizzazioni, con un adeguato differenziale tra il prezzo in denaro e in lettera. Il BTp Italia, l’ultima innovazione a firma del Tesoro decollato nella primavera del 2012, ha avuto un indiscusso successo e un ottimo gradimento e ha raggiunto velocemente un flottante interessante: ve ne sono in circolazione attualmente per 103 miliardi.

Il BTpil potrebbe essere emesso in asta o con sindacato di collocamento internazionale: a quel punto sarebbe compito delle banche primary dealer e superprimary la tenuta del mercato secondario. In alternativa, il BTp indicizzato al Pil potrebbe essere offerto con vendita “a rubinetto” come avviene attualmente per i buoni postali. Verrebbe venduto a chi lo vuole acquistare, per ammontari al dettaglio e all’ingrosso: in quel caso, spetterebbe al Tesoro il compito di quotare un prezzo di riacquisto, tramite circuito online gestito sul sito del Mef o la Borsa.

L’inflazione

Il BTpil potrebbe avere un rivale nel BTp indicizzato all’inflazione. Ma i due strumenti possono diventare complementari. Gli investitori acquistano i titoli con cedole agganciate all’inflazione anche perché è un modo per puntare sulla crescita: quando il Pil sale, e l’economia tira, anche l’inflazione solitamente riprende a crescere. Non è però sempre così. Il mondo sta cambiando e sta emergendo una crescita senza inflazione o con inflazione molto bassa. Gli investitori del “fixed income” non riescono a trarre beneficio dal rally borsistico, ma potrebbero farlo in parte con un titolo di Stato indicizzato al Pil nominale (che incorpora l’inflazione), non al Pil reale. L’hedging del BTpil sarebbe più complicato rispetto al BTp ancorato all’inflazione, ma i mercati non tarderebbero a risolvere questo aspetto.

Il primo luglio del 1963 la società Autostrade collocò il primo eurobond al mondo, la prima obbligazione venduta su scala internazionale, denominata in dollari . L’Italia si affermò come pioniere dell’innovazione finanziaria. Il BTpil riaffermerebbe questo ambito primato italiano.

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