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Il viaggio-enciclica di Francesco

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la missione a cuba e negli stati uniti

Il viaggio-enciclica di Francesco

Il prima papa latino americano, discendente di italiani, e il primo presidente afroamericano degli Stati Uniti. Sono duefigli di migranti gli uomini più in vista dell’intero pianeta. E il tema delle migrazioni, soprattutto dei rifugiati che scappano dalle zone di guerra e di persecuzione, sarà il cuore del viaggio di Francesco a Cuba e in Usa, che inizierà sabato 19 e terminerà la mattina del 28 settembre. Il viaggio fino ad oggi più lungo del pontificato, il più atteso e di certo il più mediaticamente esposto.

L’incontro con il vecchio Fidel Castro, il bagno di folla nella Plaza de la Revolucion all’Avana, la visita a Barack Obama alla Casa Bianca, il discorso al Congresso di Washington, l’intervento all’Assemblea generale dell’Onu, l’incontro con la famiglie a Philadelphia. Un viaggio-enciclica, insomma, dove Bergoglio dalle massime tribune del mondo, ma anche dagli angoli remoti delle periferie esistenziali delle metropoli americane, rilancerà tutti i temi chiave della sua pastorale, in uno scorcio decisivo del pontificato: mancano pochi giorni all’apertura del Sinodo sulla famiglia, è da due mesi uscita l’enciclica Laudato Si’ alla vigilia della Conferenza sul clima di Parigi e tra poche settimane inizierà il Giubileo straordinario della Misericordia, dove tutti i preti del mondo potranno “perdonare” il procurato aborto. La popolarità del papa argentino è fortissima nell’isola caraibica, forse un po’ stazionaria negli Usa, dove i conservatori guardano con sospetto le continue denunce di Francesco del modello di gestione del mondo imposto dalla globalizzazione neo-mercatista cui si aggiungono le perplessità degli esuli cubani sull’accordo tra l’Avana e Washington raggiunto con la mediazione decisiva della Santa Sede. Ma resta il fatto che si tratta di evento strategico sia a Cuba, ansiosa di trovare appoggi per una transizione, ma soprattutto per gli Stati Uniti, dove tra poco più di un anno terminerà la presidenza Obama ed è presumibile – a parte l’incognita Trump – che si possano confrontare tra primarie e presidenziali dei candidati cattolici come mai ce ne sono stati, tra il democratico “pro-choice” Joe Biden e i repubblicani, entrambi della Florida, Jeb Bush e Marco Rubio.

Obama ha deciso di andare ad accogliere il Papa in arrivo dall’Avana sotto la scaletta dell’aereo alla base dell’Air Force di Andrews, insieme alla moglie Michelle: un onore che non viene quasi mai tributato da un presidente (anche George W. Bush lo fece con Benedetto XVI nel 2008…) e questo dà il segno di quanto importante sia l’avvenimento per la politica interna americana, spesso percorsa da scontri carsici sui temi del diritti civili relativi all’interruzione della gravidanza e delle copie gay. Un viaggio, quindi, in buona parte politico, visti anche gli interventi al Congresso e all’Onu? Nei Sacri Palazzi, ma anche tra gli organizzatori delle due tappe, c’è una convinzione diversa: sarà soprattutto pastorale e missionario. Non è un volere distogliere lo sguardo dall’azione diplomatica vaticana, è che per Bergoglio parlare di emergenza ecologica come volto odierno della questione sociale, di condanna non dei ricchi ma dell’idolatria del denaro – “questa economia uccide” disse nella Evangelii Gaudium del 2013 –, contro la cultura dello scarto (sia dei beni che degli esseri umani), di accesso all’acqua potabile per tutti, di «terza guerra mondiale combattuta a pezzi» e alimentata dal commercio delle armi, ebbene tutto questo a tanto altro ancora non è politica ma Vangelo.

La pastorale economica che gli ha attratto le ire delle centrali finanziarie anglosassoni, dalle quali è stato definito “marxista” e “leninista”, non è il frutto di un’elaborazione anticapitalista in salsa latino-americana, come spesso viene derubricato il suo pensiero, ma Dottrina Sociale della Chiesa, dove nelle sue elaborazioni contemporanee guarda con gran favore al sano sviluppo dell’economia reale che crea occupazione e benessere duraturo e diffuso. «Avere cura dei poveri non è comunismo, è Vangelo» disse in una celebre intervista, e forse lo ripeterà anche a New York, a pochi isolati da quella Wall Street che non lo solo lo guarda con sospetto, ma lo teme per la leadership mondiale che ha assunto parlando di vicinanza ai poveri e di periferie esistenziali. E “pastorale” sarà la sua presenza alla Giornata Mondiale delle Famiglie a Philadelphia (l’Fbi ha arrestato un mese fa un giovane che sembra volesse pianificare un attentato) evento molto atteso dall’episcopato americano che in maggioranza non sembra essere in linea con il suo approccio verso i “deboli”, quindi con chi ha divorziato e si è risposato, con chi ha abortito o con chi ha avuto figli senza sposarsi. Non prenderà posizione decisiva su nessun tema: il Papa vuole lasciare libertà di discussione dentro al Sinodo, ed è certo che il dibattito sarà molto acceso, tanto che c’è chi paventa addirittura uno scisma nel caso di messa in discussione della dottrina. L’assise sinodale inizierà una settimana dopo il ritorno a Roma, ma gli echi del prevedibile econome successo del viaggio non mancheranno di lasciare una traccia su chi ancora vede nella pastorale di Bergoglio un “rischio” per la Chiesa.

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