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Vigilia turbata dal coming out di monsignor Charamsa, subito sospeso

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SINODO AL VIA

Vigilia turbata dal coming out di monsignor Charamsa, subito sospeso

Parole che tracciano una strada. Ma che, sui temi spinosi, non indicano conclusioni. Il Papa parla alla veglia del Sinodo sulla famiglia organizzata dalla Cei e a cui hanno partecipato i leader di molti movimenti. Prega, Bergoglio, «perché il Sinodo che si apre sappia ricondurre a un’immagine compiuta di uomo l’esperienza coniugale e familiare; riconosca, valorizzi e proponga quanto in essa c’è di bello, di buono e di santo; abbracci le situazioni di vulnerabilità che la mettono alla prova: la povertà, la guerra, la malattia, il lutto, le relazioni ferite e sfilacciate da cui sgorgano disagi, risentimenti e rotture».

Una Chiesa di prossimità, quindi, in definitiva di misericordia, che non tutti tra le alte gerarchie condividono in pieno. «Perché se non sappiamo unire la compassione alla giustizia, finiamo per essere inutilmente severi e profondamente ingiusti. Una Chiesa che è famiglia sa porsi con la prossimità e l’amore di un padre, che vive la responsabilità del custode, che protegge senza sostituirsi, che corregge senza umiliare, che educa con l’esempio e la pazienza». Una summa della pastorale bergogliana, che persegue una Chiesa che «non arriva mai a considerare qualcuno soltanto come un peso, un problema, un costo, una preoccupazione o un rischio: l’altro è essenzialmente un dono, che rimane tale anche quando percorre strade diverse. È casa aperta, la Chiesa, lontana da grandezze esteriori, accogliente nello stile sobrio dei suoi membri e, proprio per questo, accessibile alla speranza di pace che c’è dentro ogni uomo, compresi quanti — provati dalla vita - hanno il cuore ferito e sofferente».

C’è grande attesa per l’inizio del Sinodo - oggi la messa, domani l’avvio dei lavori per tre settimane - che suscita grandi aspettative attorno al dibattito, dai forti connotati mediatici, che si svilupperà attorno ai divorziati risposati e alle coppie gay. E proprio ieri (con un timing certo non casuale) è deflagrato il caso del monsignore polacco Krzysztof Charamsa, officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede e secondo segretario della commissione teologica, che ha rivelato venerdì sera ai media polacchi e in Italia ieri al Corriere della Sera di essere gay e di avere un compagno. La sua iniziativa è stata definita «grave e non responsabile» dal direttore della sala stampa, padre Federico Lombardi: quella che ha compiuto è nei fatti una «indebita pressione» mediatica sul Sinodo. Il prelato ha incontrato la stampa a Roma insieme al compagno: tra i flash dei fotografi e le interviste alle tv ha accusato la Chiesa di «omofobia paranoica» e ha annunciato la pubblicazione di un libro sulla sua storia. Insomma un coming out ben preparato da tempo. Il monsignore è stato subito allontanato dal suo incarico in Vaticano e ora rischia un processo canonico nella sua diocesi di Pelplin in Polonia che prevede come pena massima la riduzione allo stato laicale.

Tra l’altro la vicenda arriva all’indomani della conferma che il Papa a Washington aveva incontrato un suo ex alunno argentino gay assieme al suo compagno, mentre è stato negato qualsiasi “appoggio” da parte di Bergoglio all’impiegata del Kentucky pure incontrata a Washington e in precedenza finita in carcere per essersi rifiutata di firmare licenze matrimoniali a coppie gay. Insomma, una serie di eventi scollegati tra loro che tuttavia alzano la pressione sui temi che girano attorno alla famiglia.

Ma il Papa va avanti per la sua strada e anche ieri, oltre alla veglia, ha avuto molti impegni. Di prima mattina nella messa a Santa Marta celebrata nella festività del patrono della Gendarmeria Vaticana, è tornato su temi a lui cari: «Le ricchezze - ha detto - portano alla corruzione, che è dappertutto. Per due soldi tanta gente vende l’anima, vende la felicità, vende la vita, vende tutto». Poi l’udienza ai rappresentanti della Fondazione Banco Alimentare, istituzione che aiuta da molto tempo gli indigenti. «La fame oggi ha assunto le dimensioni di un vero scandalo che minaccia la vita e la dignità di tante persone – uomini, donne, bambini e anziani −. Ogni giorno dobbiamo confrontarci con questa ingiustizia: in un mondo ricco di risorse alimentari, grazie anche agli enormi progressi tecnologici, troppi sono coloro che non hanno il necessario per sopravvivere; e questo non solo nei Paesi poveri, ma sempre più anche nelle società ricche e sviluppate. La situazione - ha aggiunto - è aggravata dall’aumento dei flussi migratori, che portano in Europa migliaia di profughi, fuggiti dai loro Paesi e bisognosi di tutto».