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Nadella: «Così Microsoft scommette sulle start up italiane»

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la missione di microsoft in italia

Nadella: «Così Microsoft scommette sulle start up italiane»

«Non vedevo l’ora di essere oggi a Roma per capire come la nostra missione di aiutare persone e organizzazioni a ottenere di più si traduca in realtà e si concretizzi in Italia». Chi parla, entusiasta, motivato, in un'intervista con il nostro giornale è Satya Nadella (foto), ceo di Microsoft, al suo debutto europeo e italiano. È oggi a Roma per incoraggiare un cambiamento culturale già in corso, vuole accelerare con la sua azienda e con Fondazione Cariplo e Invitalia il contributo che la tecnologia digitale può dare a crescita e occupazione, partendo dai semi più promettenti, dalle start up e da un nuovo progetto che sarà lanciato oggi a Roma, GrowIT Up.

Un’iniziativa che dobbiamo cavalcare se vorremo restare da qui ai prossimi 20 o 30 anni fra i grandi dell’economia mondiale, e che selezionerà le più promettenti start up digitali, hi-tech e software italiane per aiutarle a costruire modelli di business, a disegnare strategie internazionali e a trovare i capitali necessari per il successo. Per eliminare, insomma, i grandi ostacoli con cui si confrontano giovani innovatori e imprenditori italiani. Ostacoli che ci hanno tenuto molto indietro rispetto ai nostri concorrenti europei.

La scommessa italiana di Microsoft parte da «Future Decoded», un forum al Parco della Musica organizzato con la regia di Carlo Purassanta, Ceo di Microsoft Italia, dove sono attesi circa 5.000 partecipanti. Un pubblico di studenti, start up, sviluppatori di information technology e Cxo, i chief experience officer responsabili dell’interfaccia tra aziende tech e utenti. È anche una scommessa europea, Nadella ha lanciato un progetto simile in Francia. E in Germania, ossessionata dalle intrusioni della NSA nelle conversazioni telefoniche e via Internet, ha annunciato una nuova iniziative per proteggere la “sicurezza” e la “privacy” dei clienti (si veda l’articolo a fianco). Da noi vuole contribuire a colmare il divario che abbiamo con altri paesi applicando la sua filosofia sulle start up: «Le startup oggi giocano un ruolo sempre più rilevante a livello globale. Sono le realtà che accelerano la trasformazione della società in tutti i suoi aspetti – ci dice Nadella nell’intervista concessa al Sole 24 Ore –. Ogni volta che incontro startup e nuove aziende, percepisco una grande energia nell’ascoltare le loro esperienze e le loro storie, in particolare quando condividono le loro aspirazioni e la loro instancabile ricerca dell’innovazione».

Un messaggio, quello di Nadella, 48 anni, che dovremmo ascoltare anche a livello di governo. Anche perché questo manager di origini indiane, ha raccolto meno di due anni fa da Steve Ballmer la difficile sfida di reinventare Microsoft e con il suo dinamismo anche sul piano strategico è riuscito a trasformare radicalmente la percezione che analisti e mercato avevano di un’azienda stanca in un titolo che, sotto la sua gestione, ha guadagnato oltre il 40 per cento in borsa.

Come? Intanto con un cambiamento di filosofia: «In Microsoft, oggi abbiamo una missione. Quella di dare alle persone e alle organizzazioni a livello globale la possibilità di fare di più, dando loro tutti gli strumenti per poter realizzare il proprio potenziale». Nadella ha dunque impostato l’uscita di Microsoft dal corridoio “stretto” in cui si è trovata per troppi anni. La sua azione, il suo fornire «tutti gli strumenti» ha rilanciato un colosso informatico legato a Pc in declino e stagnante in Borsa, in un’azienda agile e capace di competere sulle frontiere di Internet e dei gadget mobili con Google e Apple. E dal febbraio 2014, da quando è stato promosso chief executive da responsabile dell’area cloud del gruppo, ha ottenuto la fiducia di mercati e analisti hi-tech spingendo appunto innovazione e creatività, l’apertura di nuove frontiere appunto sulle start up, cosa che lo ha portato oggi in Italia per il lancio di GrowIt Up. L’inziativa come ce la descrive Purassanta, che ha lavorato direttamente alla progettazione italiana vuole creare «un iper-acceleratore di start up nel settore digitale e software, non un incubatore ma un’iniziativa che lavora con incubatori e finanziatori per far crescere le nuove società».

In sostanza il progetto GrowIT Up è articolato in due fasi. Nella prima fase si scelgono un centinaio di società promettenti e a vocazione internazionale che vengono ammesse nel nuovo “campus”. La sede fisica sarà Milano, messa a disposizione da Cariplo attraverso Cariplo Factory, iniziativa volta a promuovere opportunità occupazionali per le nuove generazioni, e che in seguito potrebbe diventare parte di un neonato parco tecnologico programmato dalla città nel post-expo. Al campus ci sarà la disponibilità la una piattaforma digitale su cui sperimentare e agli incontri parteciperanno esperti Microsoft e di grandi aziende italiane. Cinque le figure professionali coinvolte: chief marketing officer, responsabile vendite, technology officer, direttore delle risorse umane e direttore finanziario. «Stiamo lavorando con 20 aziende - spiega Purassanta -. Tra queste Generali, UniCredit, Enel, Eni, Benetton, Illy, Technogym, ma il numero potenziale è di migliaia di aziende». L’obiettivo è di consentire alle start up di crescere e di impadronirsi degli strumenti che formano la cultura di una corporation.

La seconda tappa è il salto operativo. Ci sarà un consiglio composto di esperti che selezionerà una decina di società. Dopo un anno la selezione aggiungerà dieci nuove aziende ogni sei mesi, candidate a ricevere investimenti. «Lavoriamo con Microsoft per creare un ecosistema che consenta agli investitori di fare il loro lavoro» dice Carlo Mango, direttore area ricerca scientifica e trasferimento tecnologico della Fondazione Cariplo. Il meccanismo di finanziamento sarà gestito con Invitalia, che ha già un fondo da 50 milioni di euro: «In due anni abbiamo già aiutato 620 start up digitali e da tre mesi abbiamo costituito Invitalia Ventures per acquisire quote azionarie temporanee con criteri di matching di finanziamenti privati e istituzionali. La nostra struttura sarà utilissima a player come Microsoft che puntano a seminare il territorio di start up» dice Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia.

I segnali incoraggianti sulle potenzialità del progetto non mancano. Un sondaggio Gallup quest’anno ha già inserito l’Italia nel novero delle nazioni più fertili per le start up. E la formazione di aziende sta sicuramente accelerando: sono oltre 4.500, duemila nate nell’ultimo anno, tra il settembre 2014 e il settembre 2015. Hanno in media quattro o cinque dipendenti per un totale di 16.000 posti di lavoro: «Sono entusiasta di poter far tesoro dell’esperienza delle start up italiane per aiutare i nuovi imprenditori del Paese ad avanzare grazie al digitale. E questa visita è l’occasione per farlo» ci dice ancora Nadella.

La svolta è importante. Dobbiamo infatti rincorrere altri paesi europei che da Gran Bretagna, Francia o Germania di start ne hanno già 30 o 40.000. Stesso discorso per il venture capital, in Italia ha raggiunto i 200 milioni di euro, altrove si parla di 500-600 milioni di euro e fino a un miliardo in Germania. Il confronto con gli Stati Uniti è impietoso: ad un mercato fluido, con finanziamenti e fondi che scattano in una settimana e giovani sotto i 28 anni per il 70% self-employed e con molti imprenditori, si contrappone una realtà che vede gli startupper italiani trovare finanziamenti solo fino a 100.000 euro, assai meno quando in gioco sono 500.000 euro fino a scontrarsi con una vera barriera al milione di euro. GrowIt Up, dunque è l’opportunità per colmare il divario. Anche se in Francia l’annuncio di Nadella ha parlato di investimenti per 70 milioni di euro e di progetti per 300 nuove società. Da noi una cifra non è stata ancora quantificata ufficialmente, ma la strada è aperta, GrowIt Up diventa un veicolo. Ma starà a noi, al nostro mercato e ai nostri imprenditori raggiungere gli altri concorrenti europei.

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