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Politiche innovative e vecchi nazionalismi

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draghi e Schäuble

Politiche innovative e vecchi nazionalismi

Non è troppo importante interrogarsi su quanto fosse sbagliata l'accusa di Wolfgang Schäuble a Mario Draghi di aver raddoppiato i voti del partito euroscettico tedesco, colpendo il risparmio delle famiglie con una politica di tassi d'interesse negativi. Basta osservare che a smentire Schäuble sono intervenuti la cancelliera Merkel secondo cui «la Bce sta solo rispettando il suo mandato rialzando il tasso di inflazione» sia, in un sussulto di buon senso, i principali istituti di ricerca economica tedeschi e perfino il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, lasciando costernati i soli media di Francoforte.

Senza volerlo, tuttavia, Schäuble ha portato la scelta di politica economica dove dovrebbe essere: nella consapevolezza delle proprie conseguenze politiche. È vero infatti che l'euroscetticismo è l'altra faccia della protesta contro gli stranieri che alimenta il partito di Alternativa per la Germania in unisono con i movimenti di Pegida. Ma dunque Schäuble dovrebbe interrogare se stesso sul fatto che Berlino abbia essa stessa strofinato la lampada troppo a lungo con la storia dei Paesi che suggono la mammella tedesca e non sia ora più in grado di controllarne il genio maligno. Ora quel genio minaccia perfino la Cdu, cioè il partito la cui leadership vede di nuovo divisi Schäuble e Merkel.

L'inefficacia delle politiche economiche tradizionali e le conseguenze sulla frustrazione degli elettori sono d'altronde al centro delle preoccupazioni di tutti alle riunioni del Fondo monetario, dove tra l'altro Draghi e Schäuble avranno modo di spiegarsi. La revisione al ribasso delle stime dell'economia globale da parte del Fondo è una tacita denuncia dei limiti degli strumenti tradizionali. Christine Lagarde ha riproposto la ricetta consueta che lei stessa ha definito «un cappello vecchio», cioè un mix tra riforme strutturali e politiche monetarie e fiscali accomodanti. La preoccupazione è però che si stia rompendo qualcosa di più profondo.

Gravata da carichi ideologici enormi nel corso del Novecento, la questione delle diseguaglianze economiche sta tornando in questo secolo in forme e sedi inattese. L'erosione dei redditi delle classi medie e la concentrazione dei profitti in poche mani stanno creando una debolezza nella domanda globale che toglie fiducia nel superamento di una crisi cominciata oltre venti anni fa e tenuta silente per i primi dieci dall'aumento dei debiti, pubblici e privati. Politiche monetarie già iperespansive e politiche fiscali prive di margini (se non in Germania e Olanda) non garantiscono il ritorno a tassi di crescita adeguati a uno sviluppo sostenibile e inclusivo.

Ora che la minaccia portata all'establishment dai movimenti di protesta populista si è allargata dall'Europa fino a Washington, il tema della diseguaglianza arriva nell'agenda globale. L'85% dei sostenitori di Donald Trump si definisce economicamente tra i perdenti del sistema; in tutti i Paesi in cui crescono i partiti populisti il reddito delle famiglie aumenta meno del Pil, giustificando sfiducia nella politica. L'Austria che alza i muri è il Paese europeo in cui la perdita di reddito relativa delle famiglie e il rapporto salari/profitti sono peggiorati di più. Attorno alle riunioni del Fondo, il tema di una distribuzione più equilibrata dei redditi sta assumendo visibilità e urgenza, se non per senso morale per il pericolo che il legame tra economia di mercato e democrazia venga messo in pericolo. Una minaccia che può diventare irresistibile nel giro di 5/10 anni quando milioni di posti di lavoro comincerano a essere sostituiti da sistemi robotici automatizzati.

Quello che l'apparente ipocondria di Schäuble ha reso visibile, è la scelta fondamentale di questa nuova sfida secolare: si può cercare di risolverla con politiche nuove, anche non convenzionali, oppure ritornare al nazionalismo. Non sorprende che vedendo il più importante politico del Paese prendere nel verso sbagliato questo bivio esiziale, i tedeschi si siano spaventati e siano corsi a smentirlo.

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