
WASHINGTON - Il direttore del Fondo monetario, Christine Lagarde, è intervenuta ieri a «forte sostegno» della politica monetaria della Banca centrale europea, oggetto nei giorni scorsi di pesanti critiche del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. Un incontro fra Schaeuble e il presidente della Bce, Mario Draghi, per discutere la questione è fissato per il momento per stasera a Washington, a quanto risulta al Sole 24 Ore. Anche se difficilmente le divergenze potranno essere appianate – il ministro è da tempo contrario alla «eccessiva liquidità» creata dalla misure della Bce e alla politica di bassi tassi d'interesse – il faccia a faccia risponde probabilmente ala necessità di abbassare i toni, che hanno recentemente assunto connotati virulenti da parte dell'establishment e dei media tedeschi.
Il direttore dell'Fmi ha detto che la politica monetaria accomodante ha avuto «un ruolo cruciale nella ripresa» e anche i tassi d'interesse negativi (che la Bce ha adottato sui depositi delle banche presso l'istituzione di Francoforte) sono, tutto considerato, un fatto positivo e possono aiutare. «Sosteniamo con forza le decisioni prese dalla Bce – ha detto la signora Lagarde – l'inflazione è molto bassa. La crescita è inferiore al potenziale. Quindi crediamo che una politica monetaria innovativa sia legittima». Il capo dell'Fmi ha ammesso che ci sono possibili effetti collaterali, in particolare sui margini delle banche, e che i tassi negativi non possono continuare per sempre, ma si è chiesta: senza queste decisioni «non ci sarebbero meno crescita, meno credito, meno occupazione?».
Dopo l'intervento dai toni molti aspri del ministro tedesco, il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, spesso in dissenso con le scelte della Bce, si è schierato nettamente a difesa dell'indipendenza della banca centrale. Ieri i principali istituti di ricerca economica della Germania, nel loro rapporto di primavera, hanno a loro volta sostenuto che la politica monetaria accomodante della Bce è appropriata e hanno anzi criticato il Governo tedesco per la sua politica fiscale eccessivamente restrittiva, che non fa abbastanza per gli investimenti e per sostenere la crescita. La signora Lagarde ha ripetuto la tesi del Fondo monetario, secondo cui i Paesi che hanno spazio nei bilanci (la Germania ha i conti in pareggio) devono adottare politiche fiscali di sostegno alla crescita. Come Weidmann, il direttore dell'Fmi ha ricordato che è sbagliato pensare solo alle conseguenze dei tassi bassi sui risparmiatori, ma che si devono considerare i benefici per i consumatori e per i lavoratori. Il pareggio di bilancio in Germania, sostengono gli istituti di ricerca, è stato ottenuto anche grazie al risparmio della spesa per interessi.
La signora Lagarde ha insistito ancora una volta che il rilancio della crescita, sulla quale crescono i rischi al ribasso, passa da una strategia a tre punte: la politica monetaria non può fare tutto da sola, ma ha bisogno del sostegno della politica di bilancio e delle riforme strutturali. Su quest'ultimo punto, ha proposto che le riforme, concordate dal G-20 due anni fa e che avrebbero dovuto portare una crescita globale addizionale del 2,1% entro il 2018, vengano accelerate al 2016. L'obiettivo è di fatto irraggiungibile, come le prime discussioni nel G-20, iniziate ieri sera, riconoscono.
Il caso Grecia sta emergendo come l'altro tema caldo degli incontri. Dopo la sospensione dei colloqui ad Atene la settimana scorsa, la signora Lagarde ha messo nuovamente in dubbio l'impianto dell'accordo raggiunto nel luglio scorso per il terzo salvataggio e che l'Fmi non ha per ora sottoscritto. Il surplus primario dei conti pubblici del 3,5% entro il 2018, può forse essere raggiunto attraverso sforzi “eroici” del popolo greco, ma non può essere mantenuto stabilmente per decenni, ha detto il capo del Fondo. «Il programma deve essere realistico e sostenibile», ha affermato, ripetendo che deve comporsi di due elementi, le riforme da parte di Atene e la ristrutturazione del debito detenuto dai Paesi europei. L'opposizione più dura su questo punto viene dalla Germania, che però insiste che l'Fmi deve partecipare al salvataggio della Grecia. Le due posizioni appaiono al momento inconciliabili, anche se l'obiettivo è di cercare di avvicinarle nei colloqui di questi giorni a Washington.
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