Commenti

Quel «no» a esclusione e indifferenza

  • Abbonati
  • Accedi
IL PAPA A LESBO

Quel «no» a esclusione e indifferenza

Papa Francesco è eccentrico. L'isola di Lesvos (Lesbo) è oggi una porta aperta dell'Europa, da cui entrano m igliaia di immigrati. Mentre molti paesi europei, compresa la cattolicissima Austria, chiudono le loro frontiere agli immigrati, papa Francesco domani va a Lesbo ad incontrarli. Come aveva fatto a Lampedusa, all'inizio del pontificato. Manifestando fin da subito una visione eccentrica e multipolare del mondo e dell'Europa. Allora fu un gesto sorprendente. Oggi rischia di essere un gesto impopolare.

Almeno nell'opinione pubblica europea, dove si comincia a coniugare pressoché esclusivamente la voce immigrazione con paura, minaccia, insicurezza. Incontrerà diversi rifugiati. Il programma dice che saluterà individualmente nella tenda di prima accoglienza circa 250 richiedenti asilo. Lungo il percorso ne troverà altri, soprattutto i più giovani. Domani l'isola di Lesbo è al centro dell'Europa. Almeno per il papa.

È l'incontro con una umanità provata, sradicata, che fugge dalla guerra e dalla mancanza di futuro. Una umanità che oggi cerca accoglienza (una accoglienza non facile, ma non impossibile), e che domani quel pezzo di futuro potrebbe essere disposta anche a prenderselo.

L'appello del papa non sarà solo all'Europa, ma alla responsabilità del mondo. Qui c'è in gioco il Medioriente, vaste zone dell'Africa, il Mediterraneo: tutti crocevia di interessi trasversali. Ma fa effetto vedere l'Europa della ragione, della normatività laica, del rimpianto di un cristianesimo da cartolina sentirsi e trovarsi indifesa: all'interno dall'esplosione dei suoi egoismi nazionali e delle sue libertà ridotte a individualismo puro, e dall'esterno dalle derive violente dell'Islam.

Una civiltà dimentica di sé, della propria identità plurale, «eccentrica», come l'ha definita il filosofo Rémi Brague, dimentica dei propri ideali e della propria eredità non ha futuro. E l'Europa «eccentrica» è l'idea dell'Europa. Nella sua sintesi cristiana, l'Europa, a cominciare proprio dalla Grecia passando dalla cultura ebraica, romana, greco-bizantina, celtica, germanica, slava e anche arabo-islamica ha generato l'idea della dignità della persona umana, che fonda i diritti umani e rimanda (perché origina) all'idea trascendentale dell'essere.

Nei suoi discorsi al Parlamento europeo e al Consiglio d'Europa, il 25 novembre 2014, Francesco aveva stigmatizzato il pericolo di un'Europa dimentica di sé, «ripiegata», «invecchiata», non più «vigorosa e protagonista». Domani forse chiederà accoglienza e solidarietà. Avvertirà del pericolo di un mondo che immagina la propria fortuna legata esclusivamente alle logiche finanziarie e dei mercati. Dirà «no» all'esclusione e all'indifferenza. Lo dirà a tutti e lo dirà all'Europa. Il vescovo di Roma non si sottrae alla sua responsabilità europea, così come hanno fatto i Papi del '900, in particolare gli ultimi: da Paolo VI a Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. E tuttavia la visione che Francesco ha dell'Europa è una visione allargata nei suoi confini e nelle sue responsabilità politiche ed economiche. L'opposto di un'Europa chiusa e rinchiusa.

Il papa non sarà da solo. Ed è questo il secondo segno di questa visita. Sarà accompagnato dal Patriarca ecumenico Bartolomeo, simbolo dell'unità delle Chiese ortodosse e dall'arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymus. È un gesto umanitario e spirituale, carico di significato ecumenico. Oltre ai profughi, il papa vedrà separatamente anche il Patriarca di Costantinopoli. L'incontro con Bartolomeo da un lato riequilibra, pure in vista del Santo sinodo di tutte le Chiese ortodosse il prossimo giugno, l'incontro storico tra Francesco e il patriarca russo Kirill a Cuba; dall'altro segna una pista concreta per l'ecumenismo: quella della carità. Il peso di Roma non potrà essere utilizzato dall'una o dall'altra capitale ortodossa nel confronto (sino a poco tempo fa scontro) interno.

La via della carità è essenziale alla pace e alla politica di pace. Pochi hanno evidenziato l'iniziativa di raccolta di aiuti umanitari partita dal papa pochi giorni fa verso l'Ucraina, verso tutta la popolazione ucraina, comprese le popolazioni delle zone controllate dai separatisti. Anche qui la via della carità gioca un ruolo ecumenico, come in Grecia ed è essenziale all'unità della Chiese. Francesco ha una visione ecumenica che può essere descritta con le parole del teologo riformato Oscar Cullmann come «unità attraverso la diversità». Si tratta di una unità eccentrica.

© Riproduzione riservata