Chi vince a Milano. E chi va al ballottaggio a Roma. Sono questi i due dilemmi principali del voto amministrativo, un appuntamento elettorale che ha faticato ad avere la ribalta nazionale surclassato dalla campagna sul referendum costituzionale. Il premier ha puntato tutto su ottobre, ha tenuto sullo sfondo le città, eppure il nuovo sindaco di Milano potrebbe mettere sul tavolo una vittoria di peso per lui o una sconfitta clamorosa se Giuseppe Sala dovesse perdere la sfida con Stefano Parisi. E nella Capitale già il primo turno di domenica prossima segnerà un punto di svolta in casa del Pd e in quella della destra che si presenta divisa. Perché un conto è se ci arriva Roberto Giachetti, che salverebbe la faccia al partito renziano, altro conto è se ne resta fuori. Per la prima volta dopo vent’anni, il centro-sinistra sarebbe escluso - da subito - nella partita di Roma. Un brutto colpo per Renzi.
E dunque serve a poco dire che il voto sarà sui sindaci e non sul Governo, negare che l’esito avrà un significato politico nazionale. Lo avrà. Sarà un termometro per il premier, una spia per la campagna referendaria. E non solo. I 5 Stelle, per esempio, sono obbligati a vincere a Roma. Visti i sondaggi, viste le aspettative su Virginia Raggi, una sconfitta sarebbe una battuta d’arresto difficile da reggere per il Movimento. Senza la conquista del Campidoglio scatterebbe un’ora X fatale per i grillini, quella in cui si sommano la scomparsa di Casaleggio, il caso Pizzarotti, le divisioni interne, la lotta sulla leadership di Luigi Di Maio. La Capitale per il Movimento è come Milano per Renzi: uno spartiacque.
Si scelgono i sindaci ma si mettono alla prova i partiti. E le formule di alleanza. È quello che succederà alla destra che a Milano sceglie la formazione completa, da Alfano a Salvini passando per Berlusconi mentre a Roma si spacca in due. Di nuovo la Capitale darà un esito a un test di valenza nazionale, funziona il centro-destra di Alfio Marchini o la destra-destra di Meloni-Salvini? Una domanda secca fatta ai romani che con la Lega non hanno mai avuto feeling ma, proprio per questo, sarà un test efficace per provare se la ricetta nazionale di Salvini ha un senso oppure no. Anche qui la risposta sarà già al primo turno. Perché la destra potrebbe non arrivare al ballottaggio sconfitta dalle sue stesse divisioni, oppure arrivarci e far diventare Roma il primo palcoscenico di una gara in salsa europea. Ossia con almeno uno dei due candidati che proviene da un partito populista, che sia la Raggi o la Meloni: potremmo vedere l’una contro l’altra o una delle due contro un candidato moderato tra Giachetti o Marchini. Una sfida comunque inedita. Forse l’unica di questo voto amministrativo.
Altrove, lontano da Roma e Milano, le sfide hanno meno implicazioni, in alcuni casi appaiono più prevedibili, senza sorprese. Napoli resta un caso a parte e con un finale che sembra scontato, la riconferma di Luigi De Magistris. Contro di lui il ritorno del candidato di centro-destra Gianni Lettieri e l’arrivo di una nuova sfidante del Pd Valeria Valente preceduta da divisioni e polemiche dentro il partito. Anche qui la ribalta nazionale è stato un argomento di polemica elettorale, il sindaco uscente si è fatto fiero oppositore di Renzi cercando voti anche dal mondo grillino che sotto il Vesuvio non ha trovato candidati all’altezza nonostante Luigi Di Maio e Roberto Fico siano espressione di quella città. Più scontata ancora Bologna con la probabile riconferma del sindaco Pd Virginio Merola mentre a Torino Piero Fassino gareggerà con un’altra delle “punte” dei 5 Stelle, Chiara Appendino, che se arriverà al secondo turno ha buone chance di rimonta per l’endorsement che le è arrivato dalla Lega di Salvini. Dietro ci sono le altre città, molti candidati sindaci, moltissime liste (come illustrato dall’inchiesta) ma meno significative per trarre conclusioni a livello nazionale.
Conclusioni inevitabili per Renzi che si prepara alla battaglia definitiva del referendum costituzionale. E le amministrative gli suggeriranno la rotta, gli diranno se finora è stata giusta o va corretta in corsa. Molto in corsa perché dopo il ballottaggio del 19 giugno inizierà il conto alla rovescia. In poco più di tre mesi il premier si gioca tutto. E i milanesi e i romani, napoletani o torinesi, qualche segnale glielo manderanno.
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