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Bruxelles: «Sul Ttip si va avanti»

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IL FUTURO DEGLI SCAMBI UE-USA

Bruxelles: «Sul Ttip si va avanti»

Proteste contro  le trattative sul commercio fra Europa e Stati Uniti ad Hannover (Ap)
Proteste contro le trattative sul commercio fra Europa e Stati Uniti ad Hannover (Ap)

La campagna elettorale in Germania e in Francia sta mettendo a dura prova il futuro del negoziato tra Ue e Stati Uniti in vista di un accordo commerciale di libero scambio. Dopo le critiche del vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel domenica scorsa, ieri a criticare le trattative è stato un esponente francese, il ministro al Commercio estero Matthias Fekl. Dal canto suo, qui a Bruxelles, la Commissione europea conferma che i negoziati tra le parti continuano.

L’intesa commerciale (nota con l’acronimo inglese Ttip, ndr) non piace in alcuni Paesi europei, dove l’opinione pubblica vuole difendere gli standard europei ed è attirata dalle sirene del protezionismo. Francia e Germania sono tra i Paesi dove l’opposizione è più rumorosa. Ieri parlando sulla rete radiofonica Rmc, Fekl ha affermato: «Ci vuole una fine chiara dei negoziati in modo da ricominciare su una base nuova». Il ministro ha definito le trattative «opache».

Dal canto suo, il presidente François Hollande è sembrato essere d’accordo con il suo sottosegretario: «Il negoziato è a un punto morto – ha detto il capo dello Stato parlando agli ambasciatori francesi riuniti a Parigi –. Le posizioni di ciascuno non sono state rispettate. C’è un chiaro squilibrio». La presa di posizione del governo socialista francese giunge dopo che domenica il vice cancelliere Gabriel, presidente del partito socialdemocratico tedesco, aveva definito le trattative nei fatti «fallite».

Non è un caso se a Parigi come a Berlino a rumoreggiare contro l’accordo commerciale siano i partiti di sinistra. Sia il partito socialdemocratico tedesco che il partito socialista francese sono in evidente difficoltà nei sondaggi. Vogliono quindi cavalcare il malumore dell’opinione pubblica contro l’intesa di libero scambio a un anno dalle prossime elezioni, presidenziali in Francia e legislative in Germania (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).

Da Bruxelles, la Commissione europea, incaricata delle trattative, sta cercando di fare buon viso a cattivo gioco, forte della posizione ufficiale del governo tedesco, sempre favorevole al negoziato. Ieri, incontrando un gruppo di giornalisti, la commissaria al Commercio Cecilia Malmström ha affermato: «Non sono d’accordo nel dire che le trattative sono fallite. Anzi, stiamo facendo progressi. Certo sono molto difficili». Secondo Bruxelles, vi è ancora modo di chiudere la partita prima di fine anno.

La convinzione è condivisa anche dal ministro italiano dello Sviluppo economico Carlo Calenda: «In questa difficile fase negoziale è necessario assicurare alla Commissione il massimo del supporto per consentirle di raggiungere il risultato ambizioso che gli stessi Governi europei giustamente pretendono». Questo costante «“fuoco amico” di dichiarazioni a uso interno è controproducente”, ha aggiunto Calenda, ricordando che in giugno i Ventotto hanno confermato il mandato affidato alla Commissione.

Il Ttip sembra viaggiare su un doppio binario. Da un lato, alcuni governi o esponenti politici non esitano a criticare l’intesa. Dall’altro, finché la Commissione ha un mandato per negoziare con gli Stati Uniti, Bruxelles continuerà per la propria strada, nella speranza che gli appuntamenti elettorali non ostacolino l’accordo. Sulla stessa lunghezza d’onda è la presidente di Business Europe: sempre ieri Emma Marcegaglia ha affermato che «il negoziato è troppo importante per fallire».

I ministri responsabili del commercio si riuniranno il 23 settembre a Bratislava per fare il punto della situazione. In questo senso, la signora Malmström si è detta sorpresa delle reazioni in Francia e in Germania, tenuto conto che la partita continua e l’esito del negoziato non è noto. Qui a Bruxelles corre voce che dietro alle prese di posizione di Gabriel e di Fekl ci sia, oltre al desiderio di rassicurare l’opinione pubblica, anche il tentativo di mettere sotto pressione le autorità americane.

La signora Malmström, che sempre ieri ha tenuto una videoconferenza con la sua controparte americana Michael Froman, si è limitata a notare: «È possibile che la campagna elettorale negli Stati Uniti limiti il margine americano a fare concessioni». A Der Spiegel, Froman ha affermato che le trattative «stanno facendo continui progressi». Non è chiaro però se la decisione di Bruxelles di chiedere ad Apple di rimborsare all’Irlanda tasse non pagate possa complicare la trattativa commerciale (si veda a pagina 3).

Sempre a proposito del negoziato sul Ttip, la signora Malmström ha anche negato che la decisione britannica di lasciare l’Unione stia influenzando negativamente le trattative. «Gli americani ci hanno assicurato che vogliono un accordo commerciale, con o senza il Regno Unito». Nei suoi colloqui con il piccolo gruppo di giornalisti, la commissaria ha voluto sottolineare che «molti governi hanno preso contatto» con la stessa Commissione europea per distanziarsi dalle posizioni francesi.

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