Cultura

Dossier Elena Ferrante, la fama mondiale e il diritto di sapere

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    Dossier | N. 4 articoli Fenomenologia dell’Amica geniale

    Elena Ferrante, la fama mondiale e il diritto di sapere

    Dal New York Times alla radiotelevisione australiana, da Libération alla Bbc, da Der Spiegel alla Radio National De España, i media di tutto il mondo hanno ripreso lo scoop sulla vera identità di Elena Ferrante pubblicato dal supplemento Domenica del Sole 24 Ore. E ancora più intensa è stata la reazione dei fan della scrittrice partenopea nei social media. L’unica a non reagire è stata la più diretta interessata, e cioè la traduttrice Anita Raja, da noi identificata come autrice della tetralogia de “L’Amica Geniale”, la quale non ha in alcun modo commentato i risultati della nostra inchiesta.

    Il suo editore, Sandro Ferri, comproprietario di Edizioni e/o con la moglie Sandra Ozzola, ha invece criticato con violenza il lavoro di inchiesta fatto da Il Sole 24 Ore per trovare le prove documentali che attestassero chi aveva beneficiato del successo commerciale dei libri di Ferrante.

    Ma Ferri non ha contraddetto una singola informazione fornita dalla nostra inchiesta. Né ha esposto possibili spiegazioni alternative.

    Le argomentazioni avanzate nei giornali da Ferri e nei social media dai fan di Ferrante sono essenzialmente due: sono state utilizzate risorse e tecniche di giornalismo investigativo su un soggetto che non lo giustificava. E soprattutto c’è stata una pesante violazione della privacy della scrittrice.

    Ma, in quanto autrice di libri divenuti best-seller in tutto il mondo, Elena Ferrante è ormai un importante personaggio pubblico. Anzi si può dire che sia attualmente la più nota italiana al mondo (come peraltro dimostrato dalle reazioni dei media e dei social). Milioni di suoi lettori avevano dunque un legittimo desiderio di sapere qualcosa circa la persona dietro l’opera.

    A sostenere questo non è stato però il Sole 24 Ore. Sono stati la stessa autrice e i suoi editori, che hanno pubblicamente riconosciuto come «sano» questo desiderio. In una “lettera aperta” all’autrice, Sandra Ozzola aveva infatti sostenuto che la curiosità dei suoi lettori avrebbe meritato «una risposta più generale, al di là delle interviste ai giornali, non solo per placare quanti si perdono nelle ipotesi più inverosimili sulla tua vera identità, ma anche da un sano desiderio da parte dei tuoi lettori [...] di conoscerti meglio».

    Era nata così «La Frantumaglia», il saggio sedicentemente autobiografico dal quale i lettori hanno appreso che la scrittrice ha tre sorelle, che la madre era una sarta napoletana incline a esprimersi “nel suo dialetto”, e che lei aveva vissuto a Napoli fin quando non ne era “scappata via” avendo trovato lavoro altrove. La nostra inchiesta ha dimostrato però che niente di tutto questo corrisponde alla vita personale della scrittrice.

    Insomma, la prima a violare la privacy di Elena Ferrante è stata… Elena Ferrante. Ma lo ha fatto fornendo ai suoi fan informazioni assolutamente non vere, per di più su richiesta di quegli stessi editori che oggi attaccano Il Sole 24 Ore per aver fornito invece dati veri che peraltro non sminuiscono in alcun modo la qualità dei libri, né tantomeno impediranno all’autrice di continuare a scriverne degli altri e ai fan di continuare ad amarli. Sapendo però chi li ha veramente partoriti, la sua storia, il suo milieu culturale e i suoi riferimenti letterari presentati nel dettaglio dalla nostra inchiesta.

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