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Dossier Perché è urgente la Federazione degli Stati Uniti d’Europa

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    Dossier | N. 25 articoli#Eurodibattito

    Perché è urgente la Federazione degli Stati Uniti d’Europa

    Gli Stati Uniti d’Europa sono solo utopia? No, sono una estrema urgenza. E almeno per due ragioni: una istituzionale e una geopolitica e geoeconomica.

    1- Ogni giorno tocchiamo con mano la totale “assenza” o “irrilevanza” dell’Europa su tutti i fronti scottanti del mondo globale. Ebbene, questa Europa-che-non-c’è deriva dall’impotenza genetica di un progetto fondato sull’Europa Intergovernativa che richiede quasi sempre l’unanimità di tutti i 28 Stati membri (27 quando uscirà il Regno Unito). Ottenere decisioni unanimi con 27 governi in campo è “statisticamente” impossibile senza neanche ricorrere al teorema di Arrow che, peraltro, dimostra come siano impossibili decisioni democratiche prese a maggioranza, figuriamoci all’unanimità. È come se avessimo fatto dell’Italia una Confederazione nella quale il governo Centrale ed il Parlamento Nazionale non possono assumere alcuna decisione senza l’approvazione unanime dei venti governi regionali.

    Per “decidere” occorre una Federazione, come negli Usa, in Canada, in Germania. Poi si può discutere delle funzioni da attribuire al governo federale e ai singoli governi nazionali.

    2 - Ci sono almeno cinque temi sui quali da oltre 20 anni gli Stati europei hanno già perso sovranità nazionale, cioè ogni capacità di decidere come singoli Stati. Anche questi sono sotto gli occhi di tutti ogni giorno. Difesa-Sicurezza-Immigrazione, Politica estera, Grandi reti di infrastrutture con in testa energia (elettricità, gas, petrolio), Alta ricerca ed innovazione tecnologica ivi compresa alta formazione di capitale umano. Si deve poi aggiungere il tema del controllo della concorrenza nei mercati dei beni e servizi e quello specifico della vigilanza sui mercati finanziari e bancari. Sul primo aspetto occorre una antitrust europea che non sia la sommatoria-ragnatela di 27 antitrust nazionali. Sul secondo aspetto occorre arrivare subito alla vigilanza bancaria europea guidata dalla Bce alla quale è già affidata la politica monetaria e la moneta unica.

    Almeno su questi cinque temi il “recupero” di sovranità a livello di singoli Stati nazionali è impossibile. Chi lo propone o è inconsapevole oppure, se consapevole, fa semplicemente una bugiarda operazione di demagogia per raccogliere consenso a breve termine e ottenere, per sé stessi e per i propri cittadini, un risultato di totale irrilevanza a medio-lungo termine.

    Basti pensare che viviamo tutti in Europa con 28 eserciti, 28 aereonautiche, 28 marine, oltre 50 servizi segreti (ogni stato ne ha più d’uno). Non controlliamo i confini “esterni” dell’Unione e qualcuno propone di ripristinare i confini “interni” che in chilometri sono almeno 7 volte più lunghi. Gas-petrolio-elettricità sono mercati concorrenziali fuori dall’Europa, ma quando si entra in Europa diventano cartelli oligopolistici concentrati all’interno di ogni stato nazionale con cittadini europei (vedi Italia) che pagano bollette del 30% in più rispetto ad altri cittadini europei (vedi Francia) sulle quali poi si aggiungono carichi fiscali che vanno dal 60% al 180% decisi da ogni singolo Stato nazionale. Noi in Italia abbiamo 354 sedi universitarie, fatichiamo ad avere quattro o cinque università riconosciute a livello internazionale e i nostri giovani se ne vanno all’estero per fare dottorati qualificati e per avere poi prospettive di ricerca e di qualificazione all’altezza dei loro saperi e delle loro potenzialità. E si potrebbe continuare…

    A oggi il bilancio dell’Unione Europea è pari all’1,5% del Pil, il bilancio federale degli Stati Uniti è pari al 25% del Pil. Tra l’1,5% ed il 25% ci sarà pure una via intermedia. E questa non può che essere, per ragioni geopolitiche ma anche per ragioni geoeconomiche, una federazione degli Stati Uniti d’Europa “leggera” basata su quei cinque temi, con un governo federale fatto da un Presidente e cinque ministri, votati dai cittadini e “fiduciati” dal Parlamento europeo.

    Senza parlare e straparlare di nuove tasse europee aggiuntive, se i soldi che già oggi ogni stato spende per quei cinque temi/funzioni vengono sommati insieme e vengono attribuiti al bilancio federale europeo, si ottiene qualcosa che è pari a circa il 10/12% del Pil, cioè a metà strada tra la situazione attuale europea e quella americana.

    Tutto il resto... resta nella mani e nelle competenze dei singoli stati nazionali.

    Due domande.

    1- Perché non si fa?

    Il vero perché non è soltanto “miopia” o “insipienza” politica, ma è prevalentemente dovuto al fatto che chi “controlla” quelle risorse a livello nazionale non intende facilmente “mollare l’osso”.

    2- Chi ci sta?

    Il perimetro ideale sarebbe quello dei 19 Paesi dell’euro, visto che hanno già una moneta comune. La necessità e l’urgenza indicano però che la vera risposta coraggiosa è: «Chi ci sta, ci sta». Basti pensare che se su questo si ricreasse un asse forte e lungimirante tra Germania e Francia, al quale associare con ruolo determinante Italia, Belgio, Olanda e Spagna avremmo circa il 70% del Pil e dei cittadini europei.

    Chi ci sta, recupera sovranità e si salva.

    Certo, l’elezione di Macron potrebbe essere il prodromo di questo percorso. Attenti però ai facili sondaggi ex-ante. Mai dire quattro se non l’hai nel sacco!

    Chi non ci sta, può aderire dopo oppure dissolversi sul piano politico, e forse economico e sociale, in questo mondo globale del XXI secolo.

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