Non è solo la frammentazione che colpisce di queste amministrative e che conferma la fragilità dei partiti tradizionali nel loro radicamento locale. Colpisce anche che mentre nelle città la sfida tra destra, sinistra e 5 Stelle si fa con la regola maggioritaria, a Roma si discuta una riforma elettorale di tipo proporzionale. Un metodo, cioè, che trasformerà gli avversari sui territori in possibili alleati nel Parlamento di domani.
Uno strabismo tra centro e periferia che non è ancora emerso con chiarezza nelle discussioni - ancora accese - sul sistema tedesco che si voterà in questi giorni alla Camera. Insomma, nonostante la “carica” numerica delle liste, di sindaci e candidati, alla chiusura delle urne ogni città avrà il suo vincitore. Un nome e uno schieramento chiaro, - sia di destra o di sinistra o di Grillo - che avrà la responsabilità di governare in base al programma presentato agli elettori. Un meccanismo a cui siamo abituati da più di vent'anni e che ha trovato, in formule diverse negli anni, la sua regola maggioritaria anche a livello nazionale. E finora tutto si è tenuto: livello nazionale e locale. Ma se davvero - e i “se” sono ancora molti - si andrà verso una legge elettorale che cancella il maggioritario per reintrodurre il proporzionale, la domanda è che impatto si avrà sui territori. La tenuta del sistema nel suo complesso - tra enti locali, Governo e Parlamento - non sarà scossa dalle geometrie politiche variabili?
Perché lo scenario che proietta il ritorno del proporzionale è proprio quello di aprire ad alleanze spurie, tra avversari politici. In pratica quelli che si combattono nelle città o nelle Regioni, avranno i vertici dei loro partiti che invece potrebbero decidere di coabitare a Palazzo Chigi. È questo il dubbio di fondo che propongono anche queste elezioni comunali. Perché le sfide di Genova o di Palermo e le altre, assumono una valenza che va guardata in prospettiva, verso un sistema nazionale che cambia i connotati.
E consegna a cittadini ormai abituati a ragionare sugli schieramenti e sull’alternanza, un doppio registro di voto e quindi anche un doppio registro di appartenenza politica. Come sarà accolto? È questo interrogativo si salda con il dato che già oggi colpisce. Quella frammentazione che parla di una moltiplicazione di liste e simboli, sintomo evidente (da tempo) di una crisi di credibilità dei partiti tradizionali. Partiti che potrebbero vedere sfumare ancora di più i contorni della loro identità.
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