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Dossier Quella montagna di soldi italiani bruciati in Svizzera dai fiduciari infedeli

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Dossier | N. (none) articoli Le inchieste di Fiume di denaro

Quella montagna di soldi italiani bruciati in Svizzera dai fiduciari infedeli

La dogana svizzera di Chiasso ti apre le porte del paradiso o dell'inferno. La differenza la fa la persona a cui affidi i soldi e la fiducia.
Il paradiso è il volto che conoscono tutti. Una delle più importanti piazze finanziarie al mondo, che a marzo 2017 gestiva 6.600 miliardi di franchi di patrimoni, il 25% del totale mondiale. Un paese stabile, sicuro, dove finora i soldi sono stati gestiti con la garanzia della segretezza più assoluta e dove il 9,3% del Pil viene generato dal settore finanziario, con le sue 266 banche, 111 delle quali straniere.

L'inferno, invece, negli ultimi anni lo hanno conosciuto centinaia di italiani che hanno affidato i propri patrimoni nelle mani sbagliate. Nessuno lo sa meglio della Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia, che pure avrebbe dovuto avere tutti gli strumenti e le conoscenze per far fruttare al meglio 25 milioni di euro affidati in più tranche a Danilo Larini. Il professionista ticinese arrestato nel 2015 si presentava come fiduciario ma sull'albo online dell'Autorità di vigilanza del Canton Ticino sull'esercizio delle professioni di fiduciario il suo nome non compare. Infatti era un abusivo.

Da un calcolo sottostimato elaborato dal Sole 24 Ore, sugli ultimi sette anni e sulla sola base dei casi emersi sulla stampa ticinese, sarebbero almeno 110 i milioni truffati da veri o presunti fiduciari, anche a cittadini italiani.

L'affaire di Civitavecchia
Il caso più clamoroso è quello che ha coinvolto la Fondazione Cassa di risparmio di Civitavecchia che ha affidato a più riprese 25 milioni a Larini credendo di investire in polizze assicurative della Nucleus Life AG, una compagnia di assicurazioni del Principato del Liechtenstein, che avrebbero dovuto garantire un tasso di rendimento del 6,5% lordo annuo.

Larini viene arrestato nel novembre 2015 con l'accusa di malversazione per almeno 40 milioni di franchi svizzeri, ai danni anche di altri clienti italiani, e a febbraio di quest'anno ha ottenuto l'espiazione anticipata della pena.
In attesa del processo la Fondazione Cariciv è alle prese con una complessa situazione economica e finanziaria portata all'attenzione del ministro dell'Economia e delle Finanze, Giancarlo Padoan, da un'interrogazione presentata il 13 luglio dal deputato Emiliano Minnucci (Pd).
La Fondazione, attraverso il presidente Vincenzo Cacciaglia, entrato in carica successivamente all'affidamento dei fondi a Larini, racconta al Sole 24 Ore la genesi di questo rapporto di fiducia che con il tempo è stato tradito.

Recuperati sei milioni di euro
«Come mi hanno riferito gli avvocati della Fondazione – afferma Cacciaglia – i fondi li abbiamo affidati alla Nucleus Life AG e a numerose altre compagnie dopo ripetuti contatti preliminari e una selezione di una apposita commissione. Larini (Ceo della Lp Suisse) e Vincent Derudder (Nucleus Life AG) erano già in rapporti di affari da tempo. Il gestore patrimoniale era sostanzialmente scelto dalla compagnia assicuratrice, tanto è vero che Larini aveva una procura speciale rilasciata da Nucleus per operare in Ing Lussemburgo, banca depositaria pretesa dalle nostre controparti. La Fondazione aveva indicato come banca depositaria Ubs Zurigo. Abbiamo poi saputo che in Ing Lussemburgo operavano la società che aveva emesso le obbligazioni e tutta la galassia del Larini. Nucleus Life AG ha garantito l'operazione tramite i legali rappresentanti Vincent Derudder e Bruno Geissmann addirittura con una integrazione contrattuale che allo stato tentano di disconoscere».

Derudder, sostiene Cacciaglia, «è uno dei massimi esponenti del mondo finanziario mondiale, la qual cosa ha avuto una incidenza decisiva in tutta la vicenda».
Ma in che modo la Fondazione Cariciv è entrata in contatto con Larini? Cacciaglia risponde affermando che si è giunti al professionista svizzero «tramite un broker nostrano». Chi sia questo broker, il presidente della fondazione non lo specifica.

«In Svizzera - continua Cacciaglia - è in corso un procedimento penale i cui atti sono stati solo parzialmente desecretati. Siamo in attesa degli ultimi interrogatori e della chiusura dell'istruttoria, la qual cosa ci consentirà ulteriori azioni nei confronti di tutti i soggetti coinvolti tramite gli studi legali già incaricati. Naturalmente abbiamo informato della vicenda gli organi del Principato del Liechtenstein ai quali trasferiremo, appena chiusa l'istruttoria, gli atti del procedimento penale in corso a Lugano». Intanto la fondazione ha recuperato sei milioni di euro.

NEL CANTON TICINO
Alcuni dati statisti dal censimento federale delle aziende, anno 2014

Gli ultimi casi
La Fondazione Cariciv è - si fa per dire - in buona compagnia. Sono centinaia i cittadini italiani incappati in veri o presunti fiduciari che si sono appropriati dei loro soldi. Alcuni denunciano, molti invece restano zitti e si rassegnano alla perdita. Forse perché ritengono che una denuncia provocherebbe più problemi che altro vista l'esistenza di soldi spesso non dichiarati al Fisco italiano.
A maggio di quest'anno è finito in carcere per un buco di 12 milioni di franchi il direttore della Anirgest, una fiduciaria di Chiasso: una ventina i clienti che sarebbero stati raggirati, molti dei quali italiani.

Ad aprile l'amministratore unico, il contabile e il direttore della fiduciaria Coexsu sono finiti in manette per truffa e riciclaggio: avrebbero prospettato a numerosi imprenditori italiani l'accesso a finanziamenti mai ottenuti.
A settembre del 2014 un consulente della filiale di Lugano della Julius Baer è finito nei guai per essersi appropriato di 9 milioni di franchi, gran parte dei quali sarebbero stati giocati al casinò. E nell'ottobre 2011 il fiduciario Federico De Vittori è stato condannato a quattro anni per aver fatto sparire 10 milioni di franchi di clienti anche italiani. E questi sono solo alcuni, pochi, tra i tanti casi che restano nell'ombra.

Meno banche più fiduciari
Secondo gli ultimi dati statistici del Censimento federale svizzero, alla diminuzione del numero degli occupati negli sportelli bancari del Canton Ticino corrisponde un aumento dei fiduciari iscritti all'albo.
I dipendenti bancari ticinesi sono scesi da 7.713 del 2007 a 6.192 del 2015. In questo stesso anno i fiduciari del settore finanziario erano 359, con 25 nuove iscrizioni. Il trend di crescita è stato confermato nel 2016 con 383 iscritti e 50 nuove adesioni.

La platea alla quale gli italiani potranno rivolgersi aumenta. E aumentano anche i rischi nella scelta della persona di fiducia. Una scelta che si complica ulteriormente se si considera che accanto ai regolari c'è un numero indefinito di persone che esercitano abusivamente la professione di fiduciario.
«Di abusivi - rivela Paolo Bernasconi, avvocato penalista a Lugano ed ex procuratore cantonale - ne vengono a galla uno o due al mese ma sono soltanto quelli che vengono denunciati e scoperti. Sono tanti o sono pochi? Ci sono casi di truffe da uno o due milioni di franchi ma ne abbiamo visti anche da 10, da 25, fino a 60 milioni».

Come non cadere nella trappola
Per molti è stato facile cadere nella trappola perché non rispettavano le regole minime di attenzione e di prudenza: firmavano procure in bianco, utilizzavano cassette di sicurezza private e dunque esenti dal controllo bancario, conferivano al fiduciario il potere di prelevare denaro anziché di gestirlo solamente, si fidavano delle promesse e non richiedevano mai documenti. Nulla di più sbagliato, come ricorda l'avvocato di Lugano, Edy Salmina, che mette in fila i consigli pratici per evitare sorprese.

«Non credere che la Svizzera sia sicura solo perché è la Svizzera - elenca Salmina -. Mettersi in contatto direttamente con il sistema bancario. Non firmare mai procure, deleghe o autorizzazioni in bianco. Insistere per avere le rendicontazioni di tipo bancario. Insospettirsi davanti a forme di investimento o rendimento eccessive. Non credere alle favole quando sembrano proprio favole. Infine, regolarizzare fiscalmente il denaro, perché in questo modo si hanno più difese e garanzie di trasparenza».

A queste regole di buona condotta, Michel Veronese - per 27 anni ispettore dell'Autorità di vigilanza sui fiduciari ticinesi e oggi Consulente indipendente e revisore della legge contro il riciclaggio di denaro a Bellinzona. - ne aggiunge altre: «Il cliente che si rivolge ad un fiduciario nel Cantone Ticino deve innanzitutto verificare l’iscrizione all’albo dei fiduciari e in secondo luogo accertarsi che il professionista abbia l’abilitazione ai sensi della legge federale contro il riciclaggio di denaro (esiste allo scopo una specifica banca dati della Confederazione)».

Ma non basta. «Chi intende affidarsi a un fiduciario finanziario deve pretendere il contratto scritto, ovvero un mandato di gestione, che definisca chiaramente le proprie aspettative nonché i limiti entro i quali il gestore può agire - specifica Veronese -. Va comunque precisato che i gestori affiliati ad associazioni di categoria sono già tenuti al rispetto di questo dovere. Inoltre la legge contro il riciclaggio di denaro impone a tutti gli intermediari finanziari indistintamente il mandato di gestione scritto e la definizione del profilo di rischio del cliente, mentre altre leggi settoriali esigono la gestione su conti clienti individuali e separati da quelli del fiduciario, così come il divieto di prelievi da parte di quest’ultimo senza specifiche disposizioni del cliente. Infine, comunque, bisogna ricordarsi che in questi ambiti la prudenza non è mai troppa».

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