Commenti

Estonia, il sogno di un Paese tutto digitale

  • Abbonati
  • Accedi
REPORTAGE

Estonia, il sogno di un Paese tutto digitale

(Reuters)
(Reuters)

TALLIN - Agli abitanti di Tallinn piace ricordare con malcelato orgoglio che la città estone è la più antica delle capitali baltiche. Se ne fa menzione già nel 1154, e ancora oggi il centro storico rimane tra i più preservati del Nord Europa. Al tempo stesso, il Paese è tecnologicamente tra i più avanzati al mondo. L’informatica permea la vita quotidiana, e soprattutto il rapporto tra il cittadino e lo Stato. Mentre l’Europa si interroga sui rischi per la privacy, sui pericoli degli attacchi cibernetici, sulla minaccia rappresentata dai robot, l’Estonia ha una risposta (o crede di avere una risposta) alle grandi sfide della società post-industriale.
Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha definito il Paese «il leader della rivoluzione digitale a livello globale». Secondo le classifiche comunitarie, non solo l’Estonia è di gran lunga il primo stato membro nel grande settore dell’e-government, ma ha il tasso pro capite di start-up più elevato al mondo. Il governo estone, che dal 1° luglio ha assunto la presidenza di turno dell’Unione, ospiterà in settembre a Tallinn un vertice europeo a livello di capi di Stato e di governo tutto dedicato alla rivoluzione digitale.

Slim Sikkut è un dirigente del ministero dell’Economia. In carne e sorridente, spiega che ormai un cittadino estone è chiamato a presentarsi di persona dinanzi alle autorità del suo Paese in sole tre circostanze: al momento del matrimonio; quando si divorzia; o quando si acquista una casa. «Sono gli unici atti nella vita di una persona che non possono essere svolti in modo digitale».

Il primato nell’e-government
L’e-government è nato 15 anni fa. Oggi, la carta d’identità estone è al tempo stesso documento per l’espatrio, patente di guida, carta di debito, tessera sanitaria, abbonamento ferroviario, e molto altro ancora. «Il nostro obiettivo è di rendere più efficiente il lavoro dell’amministrazione pubblica e soprattutto il rapporto del cittadino con il governo», spiega ancora Sikkut. Un esempio: chi ha bisogno del rinnovo di una ricetta medica, prende contatto per posta elettronica con il proprio dottore che carica la prescrizione sulla carta d’identità via Internet. Il paziente potrà ordinare la medicina dal computer o recarsi in farmacia dove il farmacista scaricherà la ricetta direttamente dal microprocessore della e-ID Card. «Ogni mese – riassume il premier Jüri Ratas – risparmiamo 300 metri di carta, una pila alta quanto la Tour Eiffel».

La rivoluzione digitale permette agli estoni di dichiarare i propri redditi in cinque minuti; di adempiere al diritto di voto dal divano di casa; di firmare elettronicamente decine di documenti ogni settimana. Il risparmio è pari al 2% del prodotto interno lordo nazionale. «L’80% del successo della nostra strategia dipende dai cambiamenti politici e manageriali. Solo il 20% è imputabile alla tecnologia – racconta Priit Alarmäe, fondatore della società di consulenza Nortal –. Abbiamo ideato l’e-government ritenendo che al centro della strategia ci dovesse essere il cittadino. Anche la Germania ha una e-ID card, ma è stata pensata intorno allo Stato. E per questo motivo non avrà successo». Certo, ha aiutato anche la popolazione estone, più o meno quella della città di Milano. È affascinante scoprire, soprattutto per un italiano, che il puntello più importante della strategia estone è una legge del 2007. La Once Only Law, la chiamano qui: lo Stato non può chiedere a un cittadino un documento di cui l’amministrazione pubblica locale o centrale è già in possesso, o a fortiori che esso stesso ha emesso. «Le burocrazie non vogliono mettere in comune le loro informazioni. Considerano i dati una fonte di potere», conferma Alarmäe. La considerazione è una banalità. Ma accentrare tutte le informazioni personali nel microprocessore di una carta d’identità non pone forse interrogativi sulla sicurezza della privacy?

Il tema della privacy e della sicurezza
Ai dirigenti estoni la domanda sorprende, tanto più che il governo nel suo semestre di presidenza vuole promuovere il libero flusso dei dati quale quinta libertà di movimento nell’Unione. Ha spiegato a un gruppo di giornalisti bruxellesi la giovane e brillante presidente estone Kersti Kaljulaid: «La digitalizzazione deve avvenire in modo inclusivo. Se noi abbiamo avuto successo è perché il nostro e-government è il risultato di un partenariato tra pubblico e privato». Aggiunge il ministro della Difesa Jüri Luik: «C’è in questo paese un elevato grado di fiducia tra lo Stato e i cittadini. E poi abbiamo previsto molte tutele».

Sorprendente atteggiamento per un paese che nel XX secolo ha subito l’occupazione di due violente dittature, quella nazista e quella sovietica. La Germania, con una esperienza non dissimile, è rispettosissima della privacy. Forse uno dei motivi è da ricercare nella decisione del governo estone all’inizio del secolo di organizzare corsi di informatica per l’intera popolazione. Due giorni a tappeto di teoria e pratica totalmente gratuiti per bambini, adulti e anziani. Anche la bassa densità della popolazione – 28 abitanti per chilometro quadrato – ha fatto probabilmente dell’informatica un indispensabile strumento contro l’isolamento.

Neppure gli attacchi cibernetici, in forte crescita, fanno paura all’establishment estone. Alarmäe, il consulente informatico, è convinto che «nella maggioranza dei casi gli attacchi sono la conseguenza della stupidità umana: l’uso di chiavi d’accesso troppo facili da replicare o l’apertura di email visibilmente pericolose». Dal canto suo, parlando di «igiene cibernetica», la signora Kaljulaid nota come il sistema informatico estone sia difficile da aggredire: «Non abbiamo autostrade nel nostro Paese da mantenere in ordine. Il nostro compito è difenderci nel ciberspazio. Il segreto è anche di usare tecnologia vecchia, ma sicura e affidabile».

Mentre in Europa gli attacchi cibernetici nel 2016 sono aumentati del 300% rispetto al 2015, fino a 4mila al giorno, la serenità dell’Estonia appare sorprendente. Urve Palo è la ministra per le politiche digitali: «Le minacce cibernetiche – spiega con fatalismo – sono inevitabili, a meno di non volere fare passi indietro. Sarebbe un po’ come tornare ai cavalli, abbandonando le automobili…».

L’accordo con il Lussemburgo
Di recente, il governo estone ha firmato un accordo rivoluzionario con il Lussemburgo che prevede il trasloco nella sua ambasciata del Granducato il back-up dell’intero archivio del governo. Nel frattempo, proprio in Estonia, la Nato ha aperto nel 2008 un’agenzia dedicata alla collaborazione nella difesa cibernetica.

In visita a Tallinn non si può fare a meno di pensare al terzo rischio che nasconde la rivoluzione digitale: il futuro del lavoro quando l’intelligenza artificiale avrà messo radici. Negli Stati Uniti, il sindacato degli autotrasportatori sta conducendo una agguerrita battaglia contro i camion senza guidatore. In questo contesto, il governo estone ha lanciato nel 2014 un innovativo e controverso programma chiamato e-residency, residenza virtuale. Spiega Adam Rang, il giovane portavoce dell’iniziativa governativa: «L’obiettivo è di esportare il nostro ambiente economico». Lo schema è semplice. Con un investimento minimo di 100 euro, chiunque può risiedere elettronicamente in Estonia, approfittando dei suoi servizi informatici. Oltre 20.000 persone e più di 1.600 società, provenienti da quasi 140 paesi, si sono finora registrate. Il governo punta a 10 milioni di iscrizioni da qui al 2025. Qui a Tallinn si assicura che l’Estonia non vuole essere un nuovo centro off-shore nell’Unione; che l’iniziativa non nasconde il tentativo di fare concorrenza sleale in campo fiscale; e che il progetto di residenza virtuale non è stato pensato per aiutare i cittadini britannici a mantenere un piede in Europa dopo l’uscita del loro Paese dalla Ue.

«La rivoluzione digitale è ormai iniziata – riassume Sikkut, il dirigente del ministero dell’Economia –. Il cambiamento avverrà in ogni caso. Dobbiamo solo adattarci, ridurre gli effetti negativi. Tanto più che i vantaggi sono più numerosi degli svantaggi: poiché la società sta invecchiando, vi sarà in futuro un numero più basso di persone nella forza lavoro. Avremo quindi bisogno di robot informatici e intelligenza artificiale. Da qui ad allora il nostro obiettivo è di formare le persone perché siano pronte ». A Tallinn, la rivoluzione digitale appare tracciata. Forse non convince del tutto, ma i timori per la privacy o nei confronti dei robot non devono diventare a chi è in ritardo una giustificazione per girare lo sguardo dall’altra parte.

© Riproduzione riservata