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INCHIESTA paradise papers

Paradise Papers: conti off-shore anche per Regina Elisabetta, Bono e Madonna

(Epa)
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La regina Elisabetta, le star Bono e Madonna, il finanziere George Soros, un ministro e una dozzina di consulenti di Donald Trump, ma anche multinazionali Usa come come Apple, Nike e Uber. Sono solo alcune delle personalità e aziende che compaiono nella lista nera dei conti off-shore rivelati com l’hackeraggio di una nuova serie di documenti, chiamati Paradise Papers (dopo i “Panama papers” del 2016) . Oltre 13,4 milioni di file riservati sono stati ottenuti dal tedesco Suddeutsche Zeitung e condivisi con l'International Consortium of Investigative Journalists e i suoi partner tra i quali il Guardian, la Bbc, il New York Times e l'Espresso, che li ha pubblicati insieme alla tramissione di Rai3 Report. I documenti sono stati analizzati da un network di 380 giornalisti in 67 paesi e quasi 100 testate. Le carte arrivano da due società offshore (lo studio legale Appleby e la società di servizi Estera, operante sotto la stessa Appleby fino al 2016) e da 19 registri aziendali detenuti da società in paradisi fiscali, con l’obiettivo di mantenere una base d’appoggio nell’economia ombra. Per la sola Appleby si contano 7 milioni di documenti per un periodo che va dal 1950 al 2016: il materiale include email, accordi commerciali e documenti bancari che coinvolgono 25mila entità in 180 paesi.

Tra gli investimenti anche «milioni di sterline» della Regina
Ci sono anche milioni di sterline di profitti generati da proprietà private della regina Elisabetta fra gli investimenti offshore di ricchi e potenti svelati dalle
nuove carte dei Paradise Papers. La regina risulta aver investito ingenti somme nel paradiso fiscale della Cayman attraverso il Ducato di Lancaster. La rivelazione è riportata con evidenza dal Guardian. Imbarazzo pure per Lord Ashcroft, businessman ed ex dirigente del Partito Conservatore britannico, che avrebbe a sua volta nascosto una fortuna pari a 450 milioni su conti offshore.
Per quel che riguarda i profitti generati da proprietà reali britanniche, ad aggravare la situazione c'é il fatto che, sebbene probabilmente in modo legale, questo denaro della regina sarebbe stato investito negli ultimi 12 anni - dopo il passaggio offshore - anche in catene commerciali come Threshers e BrightHouse: criticate da tempo per il presunto sfruttamento di lavoratori, famiglie povere e persone vulnerabili. Il Ducato di Lancaster, per parte sua, ha fatto sapere di non essere a conoscenza della destinazione finale verso tali società di una parte delle somme affidate a promotori finanziari.

Gli affari del ministro Usa legati al genero di Putin
Il segretario al Commercio di Donald Trump, Wilbur Ross, coinvolto nella nuova inchiesta sui paradisi off-shore svelata dai Panama Papers gestisce affari che
hanno legami con il genero del presidente russo Vladimir Putin. Si tratta in particolare di una società di navigazione nella quale Ross ha interessi e con la quale ha effettuato una serie di investimenti offshore, secondo le nuove rivelazioni.

Le indagini italiane sui Panama Papers
Intanto le procure di Roma, Milano e Torino hanno già da circa un anno tre diversi filoni d’indagine sui Panama Papers, affidati al Nucleo valutario della Guardia di finanza. Il reato ipotizzato è il riciclaggio. Al centro delle indagini - in parte cadute in prescrizione - ci sono i nomi di imprenditori, attori e professionisti italiani che si sarebbero avvalsi del «sistema» per portare all’estero fondi, così da evadere il fisco

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