La strada cantonale che da San Vittore sale verso il passo di San Bernardino è il luogo migliore per mimetizzarsi alla luce del sole: 39 chilometri di asfalto incuneati tra le montagne, 8.500 abitanti e 3.700 società iscritte al registro del commercio del cantone dei Grigioni, in gran parte fallite o in liquidazione. Qui hanno avviato un'attività anche due vecchie conoscenze della procura di Milano: un fiduciario svizzero e un ex docente della Sda-Bocconi. Il barone Filippo Dollfus e Alberto Micalizzi.
Ci si lascia alle spalle il Canton Ticino, si allunga lo sguardo e ci si aspetta una distesa infinita di capannoni industriali. Quasi 4mila società in una minuscola valle dovrebbero quantomeno notarsi. Ma a parte la neve, le case e qualche piccola struttura, non c'è niente di tutto questo. Perché la regione Moesa, o Mesolcina, l'unico angolo dei Grigioni dove si parla italiano, è il regno delle società “bucalettere”.
In Svizzera le chiamano così le imprese-fantasma senza dipendenti e senza uffici ma con una piccola cassetta delle lettere a far da quartier generale. Coira, il capoluogo dei Grigioni, è lontana più di 80 chilometri, e poi in quella parte del cantone si parla tedesco. E dunque nessuno guarda qui con attenzione e i controlli - salvo qualche eccezione, come ad esempio nel territorio di Roveredo - non ci sono: la Mesolcina è una specie di zona franca che attira chi è in cerca di discrezione o magari ha avuto qualche problema con la giustizia.
Il fiduciario dei vip
Il barone Filippo Luigi Ruggero Carlo Edoardo Dollfus de Volckersberg, 69 anni, il Sole-24 ore lo scova a Grono, in un palazzetto
di due piani color arancio. Qui aveva sede la sua società , la Sfa Servizi fiduciari e amministrativi Sa, messa in liquidazione
il 22 dicembre 2017. Fino al 3 agosto 2016 la Sfa era domiciliata a Lugano, nel Canton Ticino, ma per il barone Dollfus -
evidentemente - Grono è il luogo migliore per installare la sua società . Peccato che solo 16 mesi dopo il trasferimento in
Mesolcina la Sfa sia stata liquidata.
L'edificio sulla via Cantonale dove aveva sede la società non ha un citofono né alcun riferimento per capire chi vi abiti o quali uffici vi siano. Una macelleria-salumeria al piano terra è l'unica traccia di attività . Il primo tentativo di parlare con il barone va a vuoto: in quella casa non risponde nessuno e dalla macelleria una signora si raccomanda di riprovare verso le primissime ore del pomeriggio. Cosa che, regolarmente succede. I tentativi di capire se il barone è dentro vanno ancora a vuoto. Forse incuriosita dalla insistenza nel bussare e ribussare, una anziana signora si affaccia da una finestra al primo piano e si offre di aprire il portone ma, all'interno dell'edificio, poco dopo viene fermata da qualcuno all'interno dell'edificio che la convince a desistere. Il barone Dollfus resta dunque un fantasma.
Eppure la banca dati Opencorporates ne registra la presenza in più di 180 società ai quattro angoli della terra: oltre 150 domiciliate a Panama e 30 in Gran Bretagna. Il barone è stato di volta in volta presidente, direttore, segretario, tesoriere, vicepresidente, persona con diritto di firma di queste entità , alcune delle quali sono oggi inattive. E nel frattempo Dollfus si è dimesso da molte altre.
Nel Canton Ticino il nome del barone è invece associato a 23 società nelle quali ha avuto un ruolo negli anni passati, a partire dalla Corner Banca. La procura di Milano lo ha accusato di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio. Dollfus è stato arrestato il 25 aprile 2015, dopo una caccia durata due anni, mentre entrava in un palazzo a due passi dal Castello sforzesco di Milano intestato a una società di Cipro. È rimasto a San Vittore (il carcere, non il paese della Mesolcina) per circa quattro mesi, prima di essere posto agli arresti domiciliari. Ha poi patteggiato 1 anno e 11 mesi di reclusione e una multa di 400mila euro.
Il mese scorso la procura di Milano ha chiuso le indagini accusando di evasione fiscale 23 clienti di Dollfus mentre altri 8 professionisti legati alle società offshore del barone sono indiziati di associazione per delinquere. I clienti? Tutti vip, o quasi: imprenditori, costruttori, manager, banchieri e finanzieri. Cosa sia venuto a fare Dollfus in questa valle sommersa di neve è difficile spiegarlo.
La caccia al tesoro: chi cerca non trova
Percorriamo ancora la Cantonale. Da San Vittore a Roveredo, da Grono fino a San Bernardino, dove termina la Mesolcina, il
panorama è sempre lo stesso. Se si cerca l'indirizzo di una società , il registro del commercio dei Grigioni talvolta non offre
alcun aiuto. Anche se nel documento viene indicato un recapito, non è detto che sia un indirizzo reale e la ricerca di un
ufficio rischia di trasformarsi in una caccia al tesoro.
Alcune abitazioni non hanno nemmeno un numero civico, altre ne hanno due diversi ed è impossibile sapere quale sia quello giusto. Sulle facciate di alcuni edifici si possono trovare le cassette postali con i nomi delle società “bucalettere” ma talvolta manca proprio l'impresa di cui il registro del commercio assicura la presenza. Quando si chiede aiuto agli abitanti del luogo si riceve come risposta un «non so» e se finalmente qualcuno è disposto ad aiutarti anche il suo tentativo viene frustrato. Vincere al Superenalotto può essere più semplice che trovare una società in Mesolcina.
Spunta l'ex docente della Bocconi
A Grono scopriamo la presenza di un altro nome noto alle cronache giudiziarie italiane. È Alberto Micalizzi, 49 anni, ex docente
e ricercatore della Sda-Bocconi, economista ed ex consulente e gestore di fondi nella City di Londra. Micalizzi venne arrestato
- e poi rilasciato - a Milano nel maggio 2014 per una presunta truffa di 600 milioni ai danni di investitori istituzionali
come la banca giapponese Nomura, Natixis, Bear Stearns, Ubi Banca e Carige, convinti a investire in un bond che invece si scopre non valeva niente.
Dal suo blog, l'ex enfant prodige della Bocconi si difende sostenendo di essere oggetto di una campagna diffamatoria dei giornali, ma nel 2012 la Fsa, l'authority inglese dei mercati finanziari, gli aveva inflitto una multa di tre milioni di sterline e lo aveva bandito dalla possibilità di esercitare qualsiasi ruolo sui mercati regolamentati britannici perché «non adeguato né rispettabile».
Micalizzi è indiziato per il crack dell'hedge fund Dynamic Decisions Capital Management, poi finito al centro delle indagini della procura di Milano. Secondo i magistrati, tra il 2008 e il 2009 il fondo gestito da Micalizzi avrebbe nascosto perdite per oltre 390 milioni di dollari, facendo invece risultare sulla carta ottimi guadagni attraverso l'emissione di bond. Ma nel 2009 il fondo è stato messo in liquidazione.
Dov'è Micalizzi?
Secondo il registro pubblico del commercio dei Grigioni, Micalizzi è titolare della Consulegix Micalizzi Suisse Advisoy, una
ditta individuale che svolge «attività di consulenza aziendale nel campo della valutazione degli investimenti, dei marchi
e dei rami d'azienda, e supporto alla raccolta dei finanziamenti e alla gestione dei rapporti con gli intermediari finanziari».
Fino all'ottobre dello scorso anno la società si chiamava Micalizzi Suisse Advisory e aveva sede nel paese di San Vittore.
Poi si è trasferita a Grono, a poco più di tre chilometri dal vecchio domicilio, e ha cambiato nome.
Lo cerchiamo al nuovo indirizzo ma il numero civico non si trova. All'ufficio di polizia brancolano nel buio: si informano,
probabilmente al Municipio, ma rispondono che quell'indirizzo non esiste. Il poliziotto si lascia scappare che nella valle
c'è un problema. I controlli sulle società – racconta - sono praticamente inesistenti. Il registro del commercio di Coira,
infatti, si limita a un esame formale ma nessuno va poi a vedere cosa faccia esattamente la società registrata e soprattutto
se esista davvero. Il poliziotto se la prende poi con “gli italiani” che sarebbero venuti in massa ad aprire o a trasferire
qui le loro società e a nulla vale fargli notare che Dolffus, italiano, non è.
Nessun aiuto neanche dall'ufficio postale del paese mentre negli uffici del Comune di Grono i funzionari indicano un edificio su una mappa: «La società che cercate - dicono - è qui» e addirittura consegnano ai cronisti la mappa stampata. Ma nel luogo dove hanno assicurato che la Consulegix possiede gli uffici ci sono decine di altre società tranne quella di Micalizzi. Riusciamo a rintracciare la sede grazie all'aiuto del giornalista della televisione della svizzera italiana Paolo Bertossa, che nella trasmissione “Falò” ha per primo sollevato il problema in Svizzera. La società è in un edificio grigio a strisce rosse sormontato dall'insegna di una panetteria-pasticceria.
Parla Micalizzi
Quando lo cerchiamo via internet, Micalizzi risponde prontamente anche se prende tempo per un incontro di persona, che pure
gli è stato chiesto, sottolineando che il Sole-24 Ore non ha nessuna tesi precostituita da difendere. E' infastidito che i
media lo cerchino, usa l'aggettivo “inquietante” per questa legittima richiesta del Sole-24 Ore. Le domande che gli sarebbero
state rivolte, dunque, restano inevase e la sua voce, che pure sarebbe stata ospitata, manca nonostante anche il suo avvocato
sia stato sollecitato a fare chiarezza sulla sua situazione giudiziaria e processuale.
Micalizzi telefonicamente si è limitato a ricordare che nonostante siano passati parecchi anni, il processo nei suoi confronti
non è ancora iniziato. Sottolinea di non essere mai stato accusato di appropriazione indebita, reato che invece viene quasi
sempre contestato nei casi simili al suo.
L'economista si è ricostruito una nuova vita da consulente e oggi lavora prevalentemente in Svizzera. Racconta che nell'ultimo anno i controlli nei Grigioni si sono intensificati e che lui, come centinaia di altri stranieri in Mesolcina, è stato sottoposto a un minuzioso esame da parte delle autorità del luogo per accertare se la sua residenza in Svizzera fosse reale. «Mi hanno controllato anche gli acquisti sulla tessera del supermercato Migros e gli accessi alla palestra - sottolinea Micalizzi -. Hanno riscontrato che era tutto regolare».
Danieletto e i Parmesan Bond
La Micalizzi Suisse Advisory è stata fondata il 14 novembre 2016. Undici giorni dopo, a Roveredo (a 2 chilometri da San Vittore),
viene domiciliata la Pairstech Suisse Sagl, una società che ha tra gli azionisti un consulente il cui passato si è intrecciato
con quello dell'ex docente Bocconi. Si tratta di Enrico Danieletto, 52 anni, socio senza diritto di firma della Pairstech
Suisse. Il Sole 24 Ore lo ha contattato ma Danieletto ha preferito non rilsciare dichiarazioni.
Dal 1° dicembre 2004 al 3 settembre 2007, Danieletto è stato director della Dynamic Decisions Capital Management Limited,
la società inglese di Micalizzi (liquidata nel 2012) che gestiva il fondo delle Cayman stando all'inchiesta della procura
di Milano su Micalizzi (nella quale Danieletto non è coinvolto). Dal 2005, comunque, i suoi rapporti con Micalizzi sono
chiusi. A Londra, Danieletto risulta attualmente amministratore di 9 società , tra le quali la Pairstech Cm Ltd e la Pairstech
Capital Management Llp. Complessivamente, secondo la banca dati Opencorporates, il manager è stato amministratore di 25 societÃ
nel Regno Unito.
Il 5 febbraio 2016 Pairstech Capital Management Llp ha annunciato il lancio di un minibond da 6 milioni di euro contro-garantito
da forme di Parmigiano Reggiano che, recita il comunicato della società , «diventano garanzia reale per i titoli emessi, aumentando
con la stagionatura il controvalore garantito». Il minibond - soprannominato Parmesan Bond - è quotato sul segmento ExtraMot
di Borsa italiana, scadrà a gennaio 2022 e garantisce un rendimento fisso annuo del 5% con cedola semestrale.
Partner dell'operazione è la società londinese Frame Capital Uk Ltd di cui Danieletto è stato director dal 3 aprile 2014 all'11
febbraio 2015. Il manager è stato director anche della società che fino al 30 aprile 2015 ha controllato la Frame Capital
Uk, e cioé la Fs First Solution Ltd, a sua volta controllata dalla Britrade Ltd e poi dalla Nailsea Investment Ltd Inc. A
Cipro è registrata dal settembre 2016 una società denominata Pairstech Ltd, di cui Danieletto è socio.
----------------------------------------------------------------------------------
Riceviamo e pubblichiamo
“A Roveredo (a 2 chilometri da San Vittore) non vengono domiciliate solo societa' “bucalettere” ma il 25 novembre 2016 viene anche domiciliata la Pairstech Suisse Sagl, società regolarmente autorizzata in Svizzera all'attività di gestione patrimoniale e domiciliata in Svizzera allo scopo di fornire servizi finanziari a residenti svizzeri. La società ha tra gli azionisti Enrico Danieletto, un consulente il cui passato si è intrecciato con quello dell'ex docente Bocconi ma che non e' stato mai coinvolto nelle stesse vicende giudiziarie. Enrico Danieletto 51 anni, contattato da Il Sole 24 Ore al suo ufficio di Londra si è reso disponibile a rispondere alle domande, ancorché avesse precisato la preferenza a non rilasciare dichiarazioni, in quanto solo socio, senza incarichi amministrativo/operativi, della citata la Pairstech Suisse Sagl. A Londra, Danieletto è stato in passato gestore di fondi nelle principali SGR italiane ed ora è imprenditore e risulta attualmente amministratore di varie società , tra le quali la Pairstech Cm Ltd (holding) e la Pairstech Capital Management Llp (società operativa controllata dalla precedente). Complessivamente, secondo la banca dati Opencorporates, il manager è stato amministratore e fondatore di circa una ventina di società nel Regno Unito, senza mai avere intrecciato in nessun caso l'attività svolta con i fatti di cronaca giudiziaria di cui sopra”.
Enrico Danieletto
Aggiornamento del 13 marzo 2018
Il procedimento penale per truffa aggravata, nei confronti di Alberto Micalizzi, avente ad oggetto la gestione dei fondi inglesi
Dynamic Decisions, già pendente davanti alla Procura di Milano, che ne aveva chiesto il rinvio a giudizio, si è definito con
sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, pronunciata in data 7 novembre 2017 dal Gup, Dott. Fanales.
© Riproduzione riservata