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Il matematico, uno che sa imparare

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l’aumento di laureati

Il matematico, uno che sa imparare

Finalmente in Italia aumentano i laureati in matematica, più che raddoppiati a quota un migliaio nel giro di cinque anni (dati AlmaLaurea sul percorso magistrale). Come mai questo cambio di rotta?

A favorire l'aumento avranno contribuito il passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento di studi e poi la riorganizzazione accademica introdotta una decina d'anni fa; ma anche, e probabilmente soprattutto, la presa di coscienza che per un matematico il lavoro c'è e non va più necessariamente a braccetto con l'insegnamento, professione nobile e stupenda ma purtroppo non esaltante dal punto di vista della retribuzione economica. Un aspetto, quello economico, in grado di deprimere non poco la scelta di un corso di studi ostico, ma poco remunerativo rispetto alla fatica richiesta. Non per nulla, oggi i circa 2.800 iscritti al primo anno rappresentano ancora solo l'1% del totale delle matricole universitarie (dati Miur).

Dall'avvento dei computer in poi, infatti, per chi maneggia formule e teoremi di logica, analisi, algebra e geometria, dimostrando di saper usare la “testa”, si sono aperte praterie quasi infinite di possibilità lavorative, via via sempre meglio remunerate. Possibilità che sono aumentate di pari passo con lo sviluppo e il potenziamento delle memorie dei calcolatori elettronici. Oggi, nell'epoca dei big data, si mostra in tutta la propria evidenza la necessità crescente di figure professionali in grado di analizzare ed interpretare queste enormi quantità di dati. Ecco allora i profili dedicati al capital risk nella finanza e nelle banche, gli sviluppatori di algoritmi per l'automazione industriale o la logistica, gli esperti di coding e criptografia per la sicurezza delle reti informatiche, e via dicendo.

A far crescere la consapevolezza che davvero non c'è campo dell'agire umano dove non sia necessario un sapere matematico hanno contribuito negli anni anche diversi progetti didattici e divulgativi con un approccio ludico alla materia. Per esempio, l'annuale gara individuale di matematica Kangourou, rivolta a studenti dai 7 ai 18 anni in tutto il territorio nazionale e in altri 80 Paesi nel mondo. «Siamo partiti vent'anni fa – ricorda Angelo Lissoni, presidente del Kangourou Italia della matematica – e ogni anno il numero di iscritti è aumentato, ma negli ultimi 4 anni abbiamo assistito a un vero exploit, con incrementi del 10% l'anno. Per la gara del prossimo marzo nelle scuole italiane abbiamo superato le 73mila adesioni. Ogni volta che organizziamo mostre, o iniziative come per esempio il “Torneo del calcolo mentale”, facciamo il pieno di partecipanti, oltre le nostre aspettative, il che dimostra come l'interesse per la matematica sia più vivo che mai».

Insomma, se già dai banchi di scuola si fa cogliere della matematica l'aspetto giocoso, con il gusto della sfida mentale e del problem solving, allora è anche più facile ritrovare il senso etimologico del greco mathematikós: il matematico è qualcuno “incline ad apprendere”, “adatto all'imparare”. E questo cercano fondamentalmente anche le aziende 4.0: teste pensanti in grado di apprendere ed elaborare nuovi ragionamenti continuamente, adattandosi alla realtà mutevole di una civiltà tecnologica in espansione.

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