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Diamo i numeri? Perché le aziende ora assumono matematici

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Diamo i numeri? Perché le aziende ora assumono matematici

Quando ti iscrivi a un corso di matematica con curriculum in «modellazione, statistiche e analisi dei biosistemi», potresti immaginare un futuro nelle scienze naturali. Salvo trovarne uno nella data science, l'analisi delle informazioni online che permette di scovare correlazioni nascoste (e monetizzabili) nel flusso del Web. Le opportunità di carriera per i laureati in matematica si stanno espandendo fino a stravolgere i luoghi comuni sul corso di studi e i suoi sbocchi obbligatori. O meglio, si sono già espanse, anche se l'attenzione è tornata a ravvivarsi solo dopo il boom di iscrizioni registrato anche dal Sole 24 Ore.

Accanto ai bacini di insegnamento e ricerca accademica, peraltro lontani dall'essere saturi, i dottori con un titolo triennale o biennale in matematica vengono messi sotto contratto da società di consulenza, banche d'affari, fondi di investimento e studi attuariali. Lo Us bureau of labour statistics, un istituto americano di statistica, stima un aumento del 23 per cento della domanda di laureati nel settore entro il 2022. E in Italia i corsi di studio ricompresi nelle discipline “scientifiche”, secondo i dati del consorzio universitario Almalaurea, offrono un tasso di occupazione a cinque anni dal titolo dell'88%, con una retribuzione annua che si aggira sopra i 1.600 euro netti.

Dal data scientist all'analista dei rischi
Fra le professioni aperte ai laureati in matematica ci sono il già citato data scientist, l'analista finanziario, l'attuario (il professionista che cerca di determinare l'andamento futuro delle variabili economico-finanziarie) e il consulente, oltre a carriere più generali tra banche, compagnie assicurative, società di sviluppo del software e divisioni R&D aziendali. L'esplosione graduale delle criptovalute sta ampliando il perimetro, ad esempio con la domanda di specialisti in crittografia: le tecniche per filtrare un messaggio, rendendolo accessibile solo al suo destinatario. Se si sommano corsi triennali e magistrali, le università italiane propongono un totale di 79 corsi nelle classi di scienze matematiche (primo livello) e matematica (secondo livello). L'ingresso nel mercato del lavoro può essere semplificato da curricula professionalizzanti, dal trattamento di dati alla statistica finanziaria.

Spesso, però, sono i profili più teorici a catturare l'interesse dei datori di lavoro, attratti da un'attitudine congenita al corso di studi: il problem solving, la capacità di risolvere problemi che si declina variamente tra statistiche, Big Data e algoritmi per il trading borsistico. «Ci sono miei ex allievi che lavorano come analisti finanziari a Londra e negli Stati Uniti - spiega Andrea Caranti, ordinario al dipartimento di Matematica dell’Università di Trento - E mi spiegano che quello che gli è servito di più è la forma mentis, derivata da studi ritenuti “astratti” come goniometria o algebra».

Il valore aggiunto degli stage
All'ateneo di Trento, dove Caranti insegna algebra, il corso di laurea in Matematica ha dovuto fissare dei paletti in ingresso. Nel 2017-2018 sono stati ammessi 90 studenti sui 250 che avevano fatto richiesta, scremando in origine classi già destinate alla “selezione naturale” dei primi esami. Test preliminari e valutativi sono stati introdotti anche in poli storici come le università di Bologna e Padova, ma la selettività non è il solo fattore di scelta. Le nuove matricole tendono a privilegiare anche l'efficienza dei servizi di placement, ovvero le opportunità di lavoro che si profilano nel corso degli studi. «A costo di essere banali, diciamo che il primo requisito è sempre la passione. Ma è anche legittimo sapere quali stage saranno offerti», spiega Caranti. I tirocini non appartengono tradizionalmente al corso di studi, ma stanno diventando più frequenti. E, a volte, diventano decisivi nell'instradare la formazione teorica su un'applicazione professionale. «Per anni c'è stata una “sottoproduzione” di laureati nel settore, e ora le aziende hanno fame - dice Caranti - Detta in maniera un po' generale: c'è bisogno di persone che riescano a vedere anche un significato, non solo cifre».

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