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Da Jovanotti a Di Maio e Salvini: torna il tormentone «Cancella…

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Da Jovanotti a Di Maio e Salvini: torna il tormentone «Cancella il debito»

Da sinistra Salvini, Jovanotti a Sanremo 2000 e Di Maio. Accomunati dal tormentone «Cancella il debito»
Da sinistra Salvini, Jovanotti a Sanremo 2000 e Di Maio. Accomunati dal tormentone «Cancella il debito»

Nel contratto di governo tra la Lega e il Movimento 5 Stelle spunta una «bombissima»: colpo di spugna al debito con la richiesta alla Bce di annullare bond per 250 miliardi. Cancella il debito, insomma. Questa dov’è che l’avevamo già sentita? Massì: Sanremo 2000, il secondo della storia condotto da Fabio Fazio. Siparietto terzomondista affidato a Lorenzo Jovanotti che arriva sul palco dell’Ariston accompagnato da un ensemble dell’Africa nera con Cancella il debito, nel senso del rap. E nel senso del debito dei Paesi in via di sviluppo che i potenti della terra - e tra questi l’Italia - avrebbero fatto opera buona ad azzerare.

L’appello a D’Alema del rapper
Musica, maestro: «Io adesso mi rivolgo all’onorevole D’Alema, approfitto del microfono per parlarle di questo problema. Chissà quanti già le avranno sottoposto la questione, ma io vorrei usare il microfono e la televisione per chiederle da qui di dare un segno profondo alla questione del debito estero di molti paesi del Sud del mondo che sono soffocati dal divario accumulato verso i governi ricchi del mondo cosiddetto industrializzato, Paesi che per secoli sono stati colonizzati e poi fatti annegare nel mare di un progresso difficile da sostenere per carenza di infrastrutture e zero potere decisionale al tavolo per niente rotondo della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale: cancella il debito!»

Anno 2000, «giubileo» del debito
Era un’altra epoca, certo. Il mondo bipolare della Guerra fredda era finito da un decennio. L’11 settembre e la grande paura di Al Qaeda erano ancora di là da venire. Era un mondo diverso: l’economia occidentale marciava, l’europeismo europeo era convinto e, fuori dall’Europa e dall’Occidente, c’era chi ancora scommetteva sulle «magnifiche sorti e progressive» del pianeta. C’erano ancora Clinton alla Casa Bianca, Blair a Downing Street e a Palazzo Chigi l’unico ex comunista che la storia repubblicana abbia annoverato: Massimo D’Alema. Matteo Renzi si era appena laureato in legge. A D’Alema premier si rivolge il rapper destinato a diventare menestrello del renzismo che verrà: lo esorta a farsi portavoce della battaglia presso i grandi della terra. La stessa battaglia che, a livello globale, sta conducendo Bono Vox (pure lui amico di Fazio) e che cinque anni più tardi sfocerà nel Live 8, organizzato in mondovisione da Bob Geldof, con gli stessi U2, Paul McCartney e le reunion di Who e Pink Floyd. La battaglia è sacrosanta: i Paesi dell’Africa che ieri furono «colonizzati» dalle grandi potenze d’Europa oggi non devono subire l’onta della restituzione con gli interessi. E allora dai: colpo di spugna, cancellazione, giubileo finanziario globale, tanto più che siamo nell’anno del Giubileo quello vero.

La «cover» di Di Maio e Salvini
Quello del 2018 è tutto un altro mondo, per non parlare dell’Italia ma, come direbbe il poeta, «certi amori non finiscono». Quello per il concetto di cancellazione del debito, per esempio, non lo cancelli mica: un mito che risorge dalle proprie ceneri neanche fosse l’araba fenice. Risorge in chiave sovranista e anti europeista: l’Italia è stata colonizzata dai tempi dei greci, poi vandali, ostrogoti, longobardi, franchi, francesi, spagnoli e austriaci. Ultima venne Bruxelles a dire «ciò che non siamo e ciò che non vogliamo». Una roba intollerabile. Perché non chiedere allora alla Bce di cancellare una quota di debito pubblico italiano pari a 250 miliardi acquistato attraverso il Quantitative Easing? Il rap è lo stesso, cambia l’interlocutore: «Io mi rivolgo al governatore Draghi». Panico nella platea politica. A ripensarci, successe pure a Sanremo 2000. Jovanotti portò l’allora opposizione di Centrodestra a insorgere: l’appello a D’Alema rappresentava un’indebita violazione della par condicio televisiva. L’indomani fu necessario un contro-rap riparatore di Teo Teocoli in versione Adriano Galliani: «Io mi rivolgo a lei/ presidente Berlusconi/ l’unico a aver vinto cinque Coppe dei Campioni». Chissà che non si concluda in questo modo anche la particolarissima cover di Cancella il debito per mano di Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Perché si sa: certe storie «fanno dei giri immensi e poi ritornano».

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