Nonostante la vittoria di Recep Tayyip Erdogan al primo turno nelle elezioni presidenziali del 24 giugno abbia portato una maggiore certezza per il futuro politico della Turchia, il paese rimane uno degli investimenti più vulnerabili nei mercati emergenti, per il permanere di numerose preoccupazioni sulla stabilità della valuta. La lira turca infatti è stata oggetto di forti vendite (oggi ha toccato nuovi minimi sul dollaro a quota 5,48, ndr), arrivando a perdere oltre il 20% rispetto al suo valore di inizio anno.
Un passo nella direzione giusta
L'annuncio della semplificazione delle politiche monetarie da parte della Banca centrale turca è stato un significativo passo
avanti per contrastare l'inflazione dilagante e il calo della lira. La semplificazione è consistita nello spostamento del
tasso di riferimento utilizzato dalla Banca centrale per finanziare le banche turche dal Late Liquidity Window al tasso pronti
contro termine a una settimana. La Banca centrale ha alzato il tasso pronti contro termine dall'8,5% al 16,5%, per poi aumentarlo
ulteriormente la settimana successiva fino al 17,75%. Questo cambiamento ha reso più chiaro l'approccio usato per attuare
le politiche monetarie.
Serve una politica monetaria più restrittiva
Tuttavia, riteniamo che un'ulteriore stretta delle politiche sarà necessaria per due ragioni principali. In primo luogo, uno
dei fattori chiave che ha determinato la svalutazione della lira è stato il passaggio in atto a livello globale verso politiche
monetarie più restrittive e tassi più elevati. Prevediamo che questi trend proseguiranno nel medio termine, generando una
pressione ulteriore sulla CBT a tenersi al passo con il mercato, invece che rimanere indietro come è avvenuto nella prima
parte dell'anno.
Turkish lira falls to fresh record with no letup in Turkey-U.S. tensions https://bloom.bg/2M9WLGm
– TicToc by Bloomberg(tictoc)
In secondo luogo, i tassi di interesse reali effettivi non sono ancora abbastanza elevati per stabilizzare la lira a lungo
termine. A nostro avviso, le politiche di bilancio accomodanti del governo insieme agli effetti della lira debole e alle attuali
misure di stimolo fiscale potrebbero portare ad un aumento dell'inflazione del 3-4% nella seconda metà dell'anno. Attualmente,
il mercato sembra mettere in conto un ulteriore rialzo dei tassi di circa 75 punti base, in aggiunta all'aumento di 175 punti
base seguito alla semplificazione delle politiche monetarie. Se i politici non rispetteranno le aspettative del mercato per
un'ulteriore stretta monetaria, è probabile che si verifichi un'altra fuga dalla lira. Tuttavia, ulteriori passi positivi
nel periodo postelettorale potrebbero portare a una crescita sostenuta degli asset del paese, dato che la lira è attualmente
a buon mercato rispetto ai suoi fondamentali e a molte altre valute dei mercati emergenti.
Un outlook complicato dall'agenda politica
A complicare le prospettive future contribuisce l'incertezza relativa alle priorità a lungo termine di Erdogan dopo la sua
rielezione a presidente. Il governo di Erdogan si è concentrato a lungo sul mantenimento di un alto tasso di crescita economica,
conseguita in gran parte grazie ad un aumento dell'indebitamento nel settore privato per colmare il crescente divario tra
il livello degli investimenti e quello dei risparmi. In particolare, si è osservata una forte crescita dell'esposizione in
valuta estera delle imprese turche e del rapporto prestiti-depositi nel settore bancario, che negli ultimi 10 anni ha registrato
il secondo aumento più rapido a livello mondiale dopo la Cina.
La vittoria di Erdogan e la maggioranza parlamentare ottenuta dal suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP) dovrebbero
generare stabilità politica nel breve periodo, ma renderanno anche improbabile che ci si scosti improvvisamente dagli obiettivi
storicamente perseguiti da Erdogan. Le sue osservazioni di inizio maggio, secondo le quali “i tassi di interesse sono la madre
e il padre di ogni male”, non possono essere facilmente trascurate.
No alla crescita a tutti i costi
Un programma di crescita a tutti i costi, in un momento in cui i tassi d'interesse stanno aumentando a livello globale, porterebbe
probabilmente ad un ulteriore forte deprezzamento della lira, che in ultima analisi si ripercuoterebbe sull'economia nel suo
complesso. L'economia turca dipende dal capitale straniero per crescere, e se i politici non riusciranno a contenere l'inflazione,
tale capitale continuerà a defluire dal paese. Alla fine, nei prossimi 1-2 anni, gli squilibri esterni e l'aumento dell'indebitamento
diverrebbero insostenibili per un numero crescente di imprese e si potrebbe innescare un ciclo negativo nella qualità degli
asset, che a sua volta metterebbe sotto pressione le banche del paese. Sebbene nel bilancio della CBT ci sia margine per intervenire
a sostegno del settore privato, un tale intervento avrebbe gravi ripercussioni sulla qualità del credito della Turchia.
“Date le priorità politiche e la retorica aggressiva del governo occorrono ancora cautela e una gestione prudente del rischio riguardante gli investimenti in lire turche”
Segnali positivi ma serve ancora cautela
Fortunatamente per l'economia turca, non è probabile che questo scenario si verifichi nel breve termine. Il settore privato
non deve affrontare seri problemi di finanziamento nell'immediato futuro. Inoltre, il settore bancario nazionale è in grado
di fornire la liquidità necessaria per rifinanziare il debito delle imprese, grazie all'accesso a prestiti dall'estero a lungo
termine.
In effetti, la preoccupazione principale durante i recenti periodi di vendite diffuse non è stata tanto la sostenibilità del
debito, quanto la direzione e la velocità dei crescenti squilibri, insieme alla mancanza di risposta politica. Pur ritenendo
che non vi siano minacce imminenti per il settore privato, non possiamo escludere che se ne presentino nel lungo termine in
assenza di un'ulteriore stretta da parte della banca centrale e di una disponibilità da parte del governo a rivedere i propri
obiettivi di crescita.
Il periodo postelettorale sarà decisivo. Sgombrato il campo dalle immediate necessità politiche legate alle elezioni, il governo
avrà una maggiore flessibilità per affrontare le dinamiche di mercato che l'economia turca si trova a fronteggiare. La nostra
speranza è che la recente semplificazione delle politiche monetarie e l'aumento dei tassi di interesse siano un segnale dell'impegno
da parte della CBT e del governo turco a perseguire stabilità a lungo termine. Tuttavia, date le priorità politiche e la retorica
aggressiva del governo occorrono ancora cautela e una gestione prudente del rischio riguardante gli investimenti in lire e
più in generale in Turchia.
*Analista per i mercati emergenti di T. Rowe Price
Analisi pubblicata nella rubrica «Parola al mercato» dell’agenzia Il Sole 24 Ore Radiocor Plus
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