
Robert Peugeot è, appunto, un Peugeot. Carlos Tavares, amministratore delegato della casa automobilistica francese, riveste invece i panni indossati per anni da Sergio Marchionne. La famiglia Peugeot, attraverso le finanziarie Epf e Ffp, controlla il 12,2% del capitale della società francese. Le parole di Robert Peugeot riportate da Les Echos sono state sfumate ma nette, secondo un preciso stile linguistico da dinastia industriale e finanziaria del Novecento europeo: «Con Fca, come con altri, i pianeti potrebbero allinearsi».
L'uscita di Monsieur Peugeot non può che creare pressione sul Signor Elkann. Primo: perché al fianco del Signor Elkann non c'è più Mister Marchionne, l'uomo che ha cambiato l'industria dell'auto nei meccanismi societari, sul versante della finanza di impresa e sotto il profilo del pressing negoziale. Secondo: perché mostra il desiderio di un gruppo francese che, assorbita Opel, vuole essere il motore del consolidamento industriale – e anche finanziario – di un settore che oscilla fra la riperimetrazione nazionale dell'equity (la crisi della alleanza fra la giapponese Nissan e la francese Renault), le alleanze prettamente tecnologiche e manifatturiere (Ford e Volkswagen) e la necessità di porre rimedio alla inefficienza strutturale di un comparto che brucia capitali su capitali. La globalizzazione – per come è esistita – non c'è più. Ma l'inefficienza di lungo periodo del settore – fissata da Sergio Marchionne nel documento “Confessions of a Capital Junkie” – permane.
Carlos Tavares, oggi, sembra Sergio Marchionne. Perché, appunto, sta dando lui le carte. Con meno spregiudicatezza cannibalica e con più razionalità ben temperata. Ma le sta dando lui. Dal Salone di Ginevra ogni voce su Peugeot e Land Rover, Peugeot e Jaguar, Peugeot e GM si è intensificata. L'apertura alle operazioni straordinarie da parte di Peugeot, che negli ultimi anni è riuscita a costruire un posizionamento simile nella qualità dei prodotti al riferimento tedesco ma mantenendo prezzi più bassi, è declinata in maniera diversa a seconda degli obiettivi. In ogni caso, l'impulso al cambiamento degli assetti azionari dell'automotive internazionale, che per anni è arrivato da Auburn Hills e da Torino, adesso proviene da Parigi.
Gli Elkann, che hanno già venduto Magneti Marelli, da tempo stanno cercando una soluzione al loro dilemma: ridurre il più possibile la loro esposizione sull'auto. Il loro dilemma è un problema di tempi e un problema di prezzo. La dichiarazione di intenti di Robert Peugeot, che parla a nome di una dinastia francese e di un gruppo europeo interessato più alle solide attività americane di Fca (Jeep e Ram) e meno alle sue deboli attività europee, ha l'effetto di un pallone scagliato dentro a una cristalleria.
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