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Comunque vada il voto europeo è con i numeri del 2018 che bisogna fare i conti

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26 maggio 2019, finalmente. Si vota per le elezioni europee (e in Piemonte per le regionali) per eleggere i 751 membri del Parlamento. Sono le elezioni più difficili da quelle del 1979, data di esordio. Ne va del destino dell’Europa, quale che sia il risultato. Ma come arcinoto il conto finale è attesissimo in Italia per misurare i (nuovi) rapporti di forza tra i due azionisti del governo M5Stelle-Lega rispetto al verdetto delle elezioni politiche del 4 marzo 2018.
In particolare, Matteo Salvini spera nel grande sorpasso nei confronti del M5Stelle e Di Maio conta su un buon risultato del M5Stelle. Il PD punta ad una risalita. Forza Italia in una tenuta. Tutti – è la narrativa della campagna elettorale permanente- sono dell’idea che il giorno dopo cambierà tutto, in Europa ma soprattutto in Italia.

Possibile. Ma che il cambiamento, quale che si prospetti una volta conosciuti i risultati, si traduca in una soluzione-lampo, politica e di governo, è tutto da vedere. E sarà meglio piuttosto attrezzarsi a navigare ancora nell’incertezza, tanto più nel caso che i dati delle elezioni europee finiscano per riavvicinare un’altra tornata di elezioni politiche nazionali.
Il problema è che il confronto tra i dati europei del 2019 e quelli nazionali del 2018 è sì comunque inevitabile e politicamente significativo (nel 2014 accadde con l’exploit del famoso 40% del Pd e del governo a trazione Renzi) ma non è affatto detto che risolva in un batter d’occhi un rebus difficile come quello attuale e diverso dal “caso” Renzi.
Già, perché i numeri, anche quelli parlamentari, hanno la testa dura. E con quelli frutto del voto del 2018 occorre fare i conti in termini di governabilità, intesa anche come attuazione e implementazione dei programmi. Per fare un esempio, i dati attuali del rapporto di forza tra M5Stelle e Lega indicano che alla Camera – dove col 37% vinse la coalizione del centrodestra- il Mov5Stelle (32,68% risultato alle politiche) dispone, su 630, di 227 seggi contro i 125 della Lega (17,35%). Stesso discorso al Senato (111 seggi Mov5Stelle, 58 Lega) in un quadro generale più incerto.

Vince, o stravince, Salvini alle europee di domenica? È con questi numeri che dovrà misurarsi giorno dopo giorno in Italia, a partire dai decreti crescita e sbloccantieri già in pista e con la possibile nuova scala politica di priorità frutto del possibile successo. Si aggiornerà il contratto di governo dopo una verifica congiunta Mov5Stelle-Lega? Non ci saranno comunque le condizioni per un nuovo inizio dopo le europee del 26 maggio e si scivolerà verso un voto nazionale anticipato? Si potrebbe continuare.
Le variabili sono tante. Niente è finito. Lunedi 27 la ruota politica torna a girare.

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