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Questo articolo è stato pubblicato il 15 novembre 2012 alle ore 13:44.

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C'era una volta un Paese che possedeva ben 1.657 attrazioni tra siti e musei archeologici, per una superficie interessata di oltre 300mila metri quadrati. Un tesoro immenso, nella maggior parte dei casi in mano allo Stato. Stato che, per la verità, non se la passava proprio benissimo in quanto a disponibilità di cassa: si pensi che i finanziamenti per la tutela di questo tesoro in undici anni subirono una sforbiciata di circa un terzo.

Con risultati piuttosto evidenti, a giudicare da monumenti che crollavano e opere abbandonate all'incuria piuttosto che essere trasformate nel punto di forza di un'offerta turistica integrata di qualità.
Non avrete fatto molta fatica a comprendere che il Paese in questione è l'Italia, fotografata dai dati della ricerca «Archeologia: risorsa antica e nuova vision per il turismo italiano» che Gavino Maresu ha realizzato per l'osservatorio di «Turistica». Un Paese che non sa e forse non riesce a prendersi abbastanza cura delle ricchezze che possiede, nel quale al tempo stesso le operazioni di mecenatismo – alla faccia dei proclami che ogni tanto vengono sbandierati a destra e sinistra – si concentrano ancora in poche esperienze pionieristiche. Di criticità e prospettive di questo Paese, al centro del dibattito degli Stati generali della cultura del Sole 24 Ore, si occuperanno due eventi in programma per questo fine settimana con il coinvolgimento di Unesco e Mibac. In due location campane eloquenti: Paestum e Pompei.

L'Archeologia torna in Borsa
A Paestum oggi si inaugura la Borsa mediterranea del turismo archeologico, evento organizzato da Ugo Picarelli che da quindici anni rappresenta un punto d'incontro internazionale tra la domanda e l'offerta di settore, arrivando a coinvolgere da tutto il mondo 300 operatori e 70 buyers selezionati dall'Enit, ma anche stimolando riflessioni sulle tecniche di conservazione e valorizzazione dei siti in ben 40 conferenze organizzate fino a domenica 18. Paese ospite ufficiale quest'anno sarà l'Armenia con una presenza nel salone espositivo di circa 30 nazioni, tra cui per la prima volta l'Indonesia, il Kenya e la Federazione Russa con il Tatarstan, oltre alla Bulgaria e Malta presenti con progetti comunitari. Occhio all'incontro in programma per oggi intitolato «Etica, innovazione e sostenibilità: come può cambiare l'approccio al turismo», con il coinvolgimento di Mounir Bouchenaki, consigliere speciale del direttore generale Unesco. Interessante anche il workshop in programma sabato 17 dal titolo «Patrimonio dell'Umanità e musei virtuali: nuovi modelli per il futuro del turismo culturale»: ci si confronterà sulla possibilità di creare un'offerta turistica che valorizzi risorse artistiche e culturali meno note, anche attraverso l'arte digitale, la virtualità, circuiti di piattaforme turistiche con i musei virtuali accessibili in rete e su smartphone o tablet. Intorno al tavolo, moderato dal redattore capo di Nova 24 Fernanda Roggero, tra gli altri il ceo di RouteYou Pascal Brackman, il dg di Iccrom Unesco Stefano De Caro e il presidente del Cnr Luigi Nicolais.

Dibattito intorno al «Manifesto della cultura»
Domenica 18, poi, in occasione del trentennale della «Domenica», avrà luogo la conferenza «Il Manifesto del Sole 24 Ore per la diffusione della cultura, la conservazione, la tutela e la valorizzazione» con la moderazione del responsabile dell'inserto culturale del Armando Massarenti e la partecipazione di Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano, Enrico Ragni, presidente Gruppi archeologici d'Italia, e Claudio Zucchelli, presidente dell'Archeoclub.

Il check-up di Pompei
Non solo momenti pubblici questa settimana nella affollatissima agenda degli addetti ai lavori dell'archeologia: sabato prossimo si tiene infatti a Pompei il primo meeting di esperti e stakeholder impegnati nel nuovo piano di management dell'area archeologica vesuviana. Una sorta di summit tra Unesco e ministero dei Beni culturali sullo stato dell'arte del piano straordinario di interventi da 105 milioni messo in campo a seguito del crollo della Schola armatorum di due anni fa. Presenti, tra gli altri, Francesco Bandarin, assistente per la cultura del dg dell'Unesco, e il segretario generale del Mibac Antonia Pasqua Recchia.

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