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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2014 alle ore 08:13.
L'ultima modifica è del 31 agosto 2014 alle ore 16:37.

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Gli organismi viventi si difendono dai patogeni che li invadono, montando una risposta immunitaria. Una serie di difese «molecolari» e «cellulari» i cui principali protagonisti sono anticorpi e linfociti. La chiave del successo, quindi la sconfitta del batterio o virus che sia, non è solo nella «potenza» della risposta, ma anche nella rapidità. La principale qualità della risposta immunitaria è la «memoria».

L'organismo che si è già difeso una volta con successo dall'infezione di un agente infettivo, «ricorda» l'evento, e se esposto nuovamente riesce a montare una risposta rapidissima. I vaccini funzionano perché introducono negli organismi "false memorie". L'animale vaccinato ha infatti la falsa memoria di essere già stato esposto all'agente infettivo. Disegnare vaccini è l'arte di creare false memorie. La maggior parte dei vaccini classici si basa sull'uso di "frammenti" di organismi patogeni, che separatamente somministrati in un animale, generano la falsa memoria. Ma non tutti gli agenti infettivi si lasciano ingannare così facilmente.

Anni fa, insieme a un gruppo di colleghi, immaginammo un nuovo modo di fare vaccini, che non usa "frammenti" di agenti patogeni, ma i loro geni, incorporandoli in un virus innocuo, come l'adenovirus. Tale vaccino "genetico" riesce a mobilitare non solo anticorpi, come i vaccini classici, ma anche linfociti. Questa doppia risposta è molto efficace. Per applicare questa idea creammo una società, Okairos, con sede a Basilea, dove dopo lungo vagare, trovammo investitori disponibii e generosi. Allestimmo anche alcuni laboratori di ricerca a Napoli, presso il Ceinge, e a Pomezia, presso l'Irbm Science Park. La strategia della vaccinazione genetica può essere applicata contro molti patogeni, per i quali i vaccini tradizionali si sono dimostrati inefficaci.

Negli ultimi 5 anni abbiamo avuto modo di validare la nostra idea generando una serie di vaccini sperimentali contro malattie infettive, quali la malaria, l'epatite C, il respiratory syncitial virus: tutti testati nell'uomo in una serie di trials clinici in varie parti del mondo (Usa, Uk, Italia, Africa). La prova più difficile è senz'altro stata tentare un vaccino contro un virus veramente letale, come Ebola, che infetta e uccide rapidissimamente. Decidemmo di testarlo in un sistema sperimentale che può essere usato in pochissimi laboratori nel mondo e solo in Usa. Per cui di iniziammo una collaborazione con il Vaccine Research Center del National Institute of Health di Bethesda. In Italia, "preparavamo" il vaccino, e lo spedivamo in Usa perché fosse sperimentato su scimmie. Dopo due anni di sperimentazione il nostro vaccino risultò eccezionalmente potente e di lunga durata. Infatti proteggeva anche dopo un anno dalla vaccinazione il 100% delle scimmie infettate.

Di comune accordo decidemmo di provarlo sull'uomo. Producemmo i lotti di vaccino secondo i criteri approvati dall'Aifa in laboratori allestiti a questo scopo a Pomezia e presentando all'Fda la domanda per ottenere il permesso di iniziare gli studi sull'uomo. Non potevamo immaginare quello che nel frattempo è accaduto in Africa: la più grave epidemia di Ebola mai registrata, con migliaia di morti e nessuna reale specifica difesa. Tra l'altro, nel frattempo, vendemmo l'Okairos Ag (la casa madre svizzera), alla Glaxo, rimanendo proprietari delle filiali italiane di Napoli e Pomezia. In ogni caso l'Fda ha approvato la nostra domanda nel tempo record di 2 (due!) giorni, e il Who si aspetta che produciamo, sempre nei nostri laboratori a Pomezia, dosi sufficienti do vaccino per tentare di arginare il propagarsi dell'infezione. Riteniamo di essere in grado di farlo.

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