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Marzia Sabella, la donna del pool che arrestò Provenzano

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il libro-TESTIMONIANZA

Marzia Sabella, la donna del pool che arrestò Provenzano

  • –di Eliana di Caro

Ciò che è successo l'11 aprile 2006 si aspettava da 43 anni, cioè da quando lei non era ancora nata, e ogni attimo di quel giorno rimarrà scolpito nella sua memoria, perché la cattura di Bernardo Provenzano, detto Binu, appartiene al rango delle cose epocali: Marzia Sabella, magistrato oggi consulente della Commissione parlamentare antimafia, racconta in modo coinvolgente la lunga indagine poi sfociata nel blitz alle porte di Corleone, e il senso di un mestiere che per quelli della sua generazione è stato anche una vocazione e una missione.

Erano gli anni di Falcone e Borsellino, in cui tanti laureati in Giurisprudenza hanno sentito la ''chiamata alle armi'', e lei stessa, aspirante notaio di Bivona (provincia di Agrigento), ha cambiato idea e quando ha dovuto scegliere la sua destinazione dopo il concorso ha deciso per la Procura di Palermo, pur potendo permettersi altre sedi.

Nostro onore si apre con l'odissea della ricerca di Provenzano, lei unica donna del pool: le piste, gli interrogatori, i pizzini, la convinzione di esserci quasi, cui fa seguito la delusione e il dover ricominciare, fino al fatidico giorno con l'irruzione nel casolare di Montagna dei Cavalli, la conferenza stampa a Roma al Viminale, il rientro la sera in ufficio con i colleghi: «È il momento dei pizzini. Li abbiamo trovati nella masseria. Tanti in una volta sola. Quanti ne abbiamo inseguiti. Per uno di essi, mesi di lavoro. Ora li abbiamo qua (...) Siamo noi, oggi, a spacchettarli. E, quasi, tremano le mani ad aprirli. Passa così la nottata. Unico lusso un brindisi con i bicchieri di plastica e lo spumante del supermercato. L'alba giunge presto. Sono quasi ventiquattr'ore che non mangio e non so nulla di mio figlio». Un anno dopo, a Corleone, viene intitolata una strada a quell'11 aprile e vogliono conferire la cittadinanza onoraria ai magistrati protagonisti dell'impresa. Sala stracolma, documentario con le fasi della cattura e le interviste, ma alla fine «dal fondo, partono i fischi. Il buio che copre e svela la Sicilia».

Al di là di Provenzano (e, nell'ultimo capitolo, di Matteo Messina Denaro, altro super latitante cui si è dedicata Sabella), il libro è una testimonianza efficace anche della quotidianità del lavoro di un magistrato. Dall'incidente nella galleria vicino a Punta Raisi all'aereo Atr diretto a Tunisi e ammarato rovinosamente al largo di Capo Gallo, dalle palazzine crollate in città all'indagine sui pedofili di Ballarò, fino – banalmente ma non troppo – alla signora caduta morta per strada senza documenti. Con tutto il corredo di difficoltà, emozioni, burocrazia, inefficienze o grandi capacità messe in campo di volta in volta da quel complesso ingranaggio che è la "Giustizia".
Una nota merita la scrittura incalzante, a tratti colloquiale e orgogliosamente sicula anche nella costruzione delle frasi, della giornalista del Sole 24 Ore Serena Uccello: sono tante le parole del dialetto siciliano che s'incontrano in queste pagine e che danno loro ulteriore forza e autenticità.
eliana.dicaro@ilsole24ore.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Marzia Sabella con Serena Uccello, Nostro Onore. Una donna magistrato contro la mafia, Einaudi, Torino,
pagg. 208, € 18,00