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Dossier La risorsa? Gli studenti

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    Dossier | N. 9 articoliFestival della Partecipazione

    La risorsa? Gli studenti

    Queste immagini sono tratte da «Le mani della città» di Claudia Pajewski, una ricerca fotografica sulla comunità multiculturale degli operai dell’Aquila, oggi definita il più grande cantiere edile d’Europa. La mostra sarà visitabile durante il Festival della Partecipazione presso gli spazi dell’Asilo Occupato.
    Queste immagini sono tratte da «Le mani della città» di Claudia Pajewski, una ricerca fotografica sulla comunità multiculturale degli operai dell’Aquila, oggi definita il più grande cantiere edile d’Europa. La mostra sarà visitabile durante il Festival della Partecipazione presso gli spazi dell’Asilo Occupato.

    La storia recente dell’università dell’Aquila è segnata, come il resto del territorio e della popolazione del cratere, dal terremoto.

    Il 6 aprile 2009, l’Università viene drammaticamente colpita dalla perdita di 55 studenti e di tutte le sue risorse logistiche e strumentali. Un accordo di programma emergenziale con il Miur, protrattosi per 6 anni, consente di fronteggiare l’emergenza e la post emergenza. Nel 2013, con l’avvio del nuovo mandato rettorale, l’Università pensa al futuro e si confronta, nel delineare la propria strategia di sviluppo, con un contesto nazionale e internazionale profondamente mutato, con tagli crescenti al finanziamento e al turn over e con profondi cambiamenti ordinamentali.

    L’Ocse, nella sua prima analisi del luglio del 2009, definisce l’università dell’Aquila come «the city’s key comparative advantage», un vantaggio da spendere per un nuovo sviluppo del territorio. Sulla base di questa analisi, le nostre linee strategiche per il 2013-2019 individuano gli elementi caratterizzanti la ripartenza nell’idea di un ateneo inteso come laboratorio di creatività, che si faccia agente attivo di sviluppo locale, valorizzando il proprio patrimonio di competenze, mettendolo al servizio della comunità, e formando i suoi giovani (studenti e ricercatori) alla capacità di intraprendere nuove iniziative in campo culturale, economico e sociale. Su tutto, l’imperativo della qualità della ricerca e della formazione, con un forte accento all’internazionalizzazione.

    Un ateneo quindi che, accanto alle tradizionali funzioni formative e di ricerca, vuole essere parte attiva nei processi economici, sociali, urbanistici e culturali del territorio, processi che oggi all’Aquila sono processi di costruzione e ricostruzione. Nel 2014 viene siglato un nuovo accordo di programma con il Miur, volto a garantire stabilità di bilancio nella fase di reintroduzione delle tasse universitarie e dell’adeguamento dell’attività dell’Ateneo alle modificate condizioni ordinamentali, consentendo di investire sugli indirizzi di sviluppo delineati nelle linee strategiche dell’Ateneo. Il ruolo di civic university, come re-interpretato da John Goddard, professore emerito presso la Newcastle University, risulta anche limitativo nella realtà dell’Aquila, dove i processi di ricostruzione travalicano i confini economici e si espandono sul terreno dell’identità sociale e culturale della città, nuova, che si sta (ri-)costruendo. Prova ne sia la rivitalizzazione del centro storico cui l’università sta partecipando grazie al progressivo ritorno della didattica sui tre poli originari, e il recente definitivo abbandono delle sistemazioni provvisorie nei capannoni industriali. Ma anche, sempre in questo ambito, la collocazione dei corsi di laurea di area economica nel polo didattico all’interno dell’area dell’ex carcere minorile, a ridosso del centro storico.

    Nella definizione dell’Aquila come città universitaria diventa quindi centrale il ruolo che la città deve riconoscere agli studenti. In questo senso è stato intrapreso un percorso di collaborazione con portatori di interessi economici, sociali e culturali del territorio affinché gli studenti possano avere esperienze di lavoro compatibili con il loro percorso di studio e vengano perciò considerati perciò che sono: portatori di conoscenze e competenze, creatività e visione, energia e coraggio da mettere al servizio di una città laboratorio. Studenti e, quindi, cittadini. Le attività di ricerca in collaborazione con le imprese e le istituzioni del territorio sono incrementate sensibilmente, sia per l’impulso dato dai processi di ricostruzione sia per il crescente coinvolgimento delle strutture universitarie di ricerca nelle attività dei poli di innovazione regionali. L’intenso programma di attività culturali e sociali promosse dall’Università, anche in collaborazione con le molte istituzioni cittadine, ha visto, ad esempio in occasione della notte dei ricercatori, la partecipazione di migliaia di persone, desiderose di riconoscersi nel valore identitario di città della conoscenza.
    Se la domanda è come rinasce un’Università, la risposta è, oggi, come soggetto fondatore di una nuova città. In particolare, quando si tratta di un territorio in difficoltà, in crisi o in emergenza, la città universitaria rinasce imperniandosi, come ha detto l’Ocse per l’Aquila, sul suo key comparative advantage. L’Università dell’Aquila è giovane, ha solo 51 anni, eppure in così pochi anni ha svolto una profonda azione di caratterizzazione e trasformazione territoriale da diventare quel key comparative advantage menzionato.
    Il recente rapporto di Alma Laurea sul livello di occupazione dei laureati italiani colloca l’Ateneo aquilano nella fascia alta delle Università generaliste per quel che riguarda il tasso di occupazione a tre anni dalla laurea magistrale. Lo slogan che l’Università propone ai suoi iscritti è di essere un luogo dove «si studia e si partecipa», dove la conoscenza è intesa come partecipazione attiva al fertile processo di ricostruzione del tessuto sociale, economico e culturale di quella città universitaria che L’Aquila tornerà pienamente a essere
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