Alla fine del Duecento, quando Dante supponeva di essere «Nel mezzo del cammin di nostra vita», uno degli allievi di Tommaso d’Aquino, Egidio Romano, teologo e filosofo a sua volta, raccoglieva nove opuscoli attribuiti ad Aristotele.
Erano brevi scritti contenenti lezioni del filosofo greco. Cinque di essi trattavano argomenti psicologici, quattro erano dedicati a questioni di biologia. Egidio Romano, che dopo la sua morte (Avignone, 1316) sarà noto come il «Doctor fundatissimus», li riunì sotto il titolo Parva naturalia.
Ora Luciana Repici ha tradotto nuovamente i quattro scritti biologici del filosofo greco: Lunghezza e brevità della vita, Gioventù e vecchiaia, La respirazione, La vita e la morte. Introduzione, testo a fronte, buon apparato di note, utilissime appendici (per esempio quelle dedicate alla respirazione in Democrito o nel Timeo di Platone), fanno di questo libro uno strumento prezioso per meglio conoscere i temi della vita trattati dal sommo greco.
La curatrice Luciana Repici ha pubblicato il libro nelle Edizioni della Normale di Pisa , intitolandolo La fiamma nel cuore (pp. 184, euro 25).
Sono scritti che si leggono senza particolare difficoltà, ovviamente dopo aver compreso la funzione che Aristotele assegna ai vari organi e le meccaniche che individuò nel corpo dei viventi.
In essi si trovano considerazioni sui cui riflettere, come per esempio quando si legge in Gioventù e vecchiaia che la natura in tutte le situazioni «realizza il meglio tra le cose possibili». Oppure ecco un passo in Lunghezza e brevità della vita che andrebbe meditato da chi decide l’età della pensione in base ai lavori sostenuti: Aristotele osserva che «hanno vita più breve i maschi che svolgono un compito faticoso e a causa della fatica invecchiano più presto».
Si potrebbe continuare con le considerazioni su vita e morte, sul significato di nascita («La prima partecipazione nel calore dell’anima nutritiva»), sulle funzione del cuore o su altro. Questa, però, desidera essere soltanto la segnalazione di nuove traduzioni di opere che l’umanità conosce da due millenni e qualche secolo, e del fatto che esse continuano a suscitare riflessioni.
Colpisce, tra le numerose deduzioni del pensatore greco, la sua capacità di porsi in Lunghezza e brevità della vita il problema del perché le cose debbano trasformarsi; soprattutto perché il processo dalla generazione alla corruzione sia per natura necessario e irreversibile. Questioni sempre attuali.
Dante definisce Aristotele nella Commedia il «maestro di color che sanno» (canto IV dell’Inferno); noi, più semplicemente, dovremmo ricordarci, tra una riforma e l’altra della scuola, di non dimenticarlo.
Aristotele
La fiamma nel cuore
Edizioni della Normale
Euro 25
pp. 184
© Riproduzione riservata