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Giuseppe, padre putativo senza certezze

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Giuseppe, padre putativo senza certezze

I Vangeli canonici non parlano del luogo di nascita né dell'età di Giuseppe quando chiese la mano di Maria. Gli apocrifi ci raccontano invece che fu un uomo anziano e, quelle con la madre di Gesù, potevano essere delle seconde nozze. Ipotesi, queste ultime, riprese da alcuni Padri della Chiesa.
Sul mestiere esercitato da Giuseppe non abbiamo certezze. Gli evangelisti usano il termine greco “técton”, che nella traduzione latina della Vulgata diventò “faber”; comunque la versione siriaca Pescitta interpretava questa parola con “falegname”. Una scelta poi diventata comune, che anche i Padri greci accolsero, a cominciare dal II secolo.

Il culto è più tardo di quanto si creda. Le prime tracce, dotate di una buona sicurezza, si rilevano nel vicino Oriente presso i Copti, nel IV secolo; in Occidente è ancora più lento ad affermarsi, e qualcosa di rilevante la offrono martirologi locali nei secoli IX-X.

Alessandra Peri ha raccolto testimonianze, citazioni e qualche ipotesi sul padre putativo di Gesù nel libro “Il Natale di Giuseppe” (con una introduzione di Giuseppe Dell'Orto e dell'autrice; Edizioni Castelvecchi, pp. 192, euro 16,50). Testi che vanno da Efrem il Siro (IV secolo) ai nostri giorni. In essi vi sono brani di Paolo VI, di Benedetto XVI o del regnante pontefice; non mancano però Bernardino da Siena o Teresa di Lisieux, Paul Claudel o il grande teologo Karl Barth.

Numerose le voci che potremmo definire laiche. Tra esse colpisce quella di Jean Paul Sartre, che nell'opera “Bariona o il figlio del tuono” così descrive le sue sensazioni per il Natale: “Giuseppe non lo dipingerei. Non mostrerei che un'ombra in fondo al pagliaio e due occhi brillanti. Poiché non so cosa dire di Giuseppe e Giuseppe non sa cosa dire di se stesso. Adora ed è felice di adorare e si sente un po' in esilio. Credo che soffra senza confessarcelo. Soffre perché vede quanto la donna che ama assomigli a Dio, quanto già sia vicina a Dio. Perché Dio è scoppiato come una bomba nell'intimità di questa famiglia”.
Rainer Maria Rilke nella poesia “La vita di Maria” fa gridare all'angelo la concezione miracolosa: “Falegname,/ ma non t'accorgi - non ancora – che il Signore Dio vi mette mano?”. E così di seguito. Il libro si chiude con una raccolta di preghiere rivolte nei secoli a questo santo.

Aggiungiamo in margine al libro che un testo apocrifo intitolato “Storia di Giuseppe il falegname”, giunto a noi in bohairico e arabo, riporta un elenco dei figli di Giuseppe con i rispettivi nomi: Giuda, Giusto, Giacomo, Simone, Asia, Lidia. Nell'eco di questo genere di tradizioni, i testi canonici giunsero a parlare di “fratelli e sorelle” di Gesù. Il cristianesimo dei primi tempi, in parte, li accettò: taluni interpreti li intesero anche come figli del supposto precedente matrimonio di Giuseppe. Ma questa è una storia troppo complessa da raccontare a Natale.

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