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Il “Decamerone” cinese

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Il “Decamerone” cinese

Ludovico Nicola di Giura, medico di bordo e gran navigatore, giunse il giorno di Ferragosto del 1900 a Tientsin (o Tianjin), in Cina. Vi rimase trent'anni curando persone e imparando come pochi altri la cultura di quella civiltà millenaria.
Di lui ci resta l'importante traduzione di una raccolta di novelle popolari scritte e ripensate tra il XVII e il XVIII secolo, attribuite allo sfortunato P'u Sung-ling , un autore che nacque verso il 1640 e che, dopo essere stato bocciato agli esami superiori (non poté proseguire la carriera di mandarino) si dedicò completamente alla letteratura. Di Giura realizzò di quest'opera la prima edizione straniera, la quale fu pubblicata integralmente nel 1955 da Mondadori (dopo una raccolta del 1926, non completa) con il titolo “I Racconti fantastici di Liao”. Un grande lavoro che precedeva le versioni inglesi, francesi, tedesche e giapponesi.

In tre volumi, raccolti in cofanetto, editi da Castelvecchi, la grande opera ora ritorna con il titolo “I racconti fantastici dello studio di Liao” (pp. 1742, euro 95). L'introduzione si deve a Rosa Lombardi (nella vecchia edizione Mondadori era di Giuseppe Tucci) e in essa si ricorda che il libro ebbe “sin dalla sua prima apparizione a stampa nel 1766… un enorme successo anche a livello popolare, grazie all'opera di diffusione dei cantastorie”.
E' uno dei magnifici classici della letteratura cinese; o meglio i tre volumi di Castelvecchi ripropongono la raccolta di 435 novelle, fiabe e leggende che contengono molte libertà. Ma, come avverte il medesimo di Giura, “il lettore vorrà ricordarsi che si tratta di spiriti, di demoni, di volpi!”.

Nella premessa che il traduttore scrisse per la prima edizione del 1926, e che è riportata dall'attuale di Castelvecchi, si legge: “Queste pagine danno un'idea della vita cinese, ma anche delle superstizioni tuttora vive presso quel popolo”. Qualcuno ha anche sostenuto che P'u Sung-ling ha dato alla Cina il suo “Decamerone” e forse ha scritto il giudizio più vero. Comunque, l'introduzione di Rosa Lombardi offre tutti gli strumenti e le indicazioni per avventurarsi in questa vasta opera.
Nella quale sfortunati, donne bellissime, arti magiche, bonzi, pupille che parlano, geni malefici o il nano mandarino vi portano in una dimensione che consente di avvicinarsi all'anima della Cina.

Non manca nemmeno una novella su “I preti stranieri” che sanno compiere prodigi. Insomma P'u Sung-ling registrò, elaborandolo con il suo immaginario, pure quello che stava accadendo nella realtà. Anche se in questo gran libro la realtà cede sovente il passo a prodigi, resurrezioni, fantasie che sanno stupire - senza concedere tregua - il lettore.

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