Se è vero che ogni tanto pure il buon Omero si addormentava, figuriamoci le rock star. «Io amo i film Disney e pensavo che questo sarebbe potuto essere il miglior Disney di tutti i tempi, solo che avrebbe avuto la nostra musica. Sarebbe stato un mix gradevole. Però loro non volevano e, per fortuna, non sono stato io a decidere». Parola di Paul McCartney che, una volta tanto in quasi sessant’anni di carriera gestita sempre con grande intuito e lucidità sopraffina, non aveva capito niente di quello che gli stava capitando intorno.
Loro sono il regista canadese George Dunning e il designer tedesco Heinz Edelmann che all’inizio del 1968 avevano ricevuto un mandato piuttosto impegnativo: fare in modo che i Beatles onorassero il loro contratto cinematografico con la United Artists con un terzo film. Storie di ordinaria incomprensione dal set di uno degli esperimenti più intriganti di sempre del cinema d’animazione: il lungometraggio Yellow Submarine, ispirato all’immaginario psichedelico generato dai Fab Four nella seconda metà degli anni Sessanta. Un trip di 89 minuti lontano anni luce dall’idea iniziale che si era fatto «Macca» su quanto una squadra di cartoonist avrebbe potuto fare con il materiale beatlesiano. Un manifesto pop-lisergico della controcultura hippie e freak che compie mezzo secolo (l’uscita al cinema, in Gran Bretagna, è datata 17 luglio ’68) e, com’è di rito per le opere fondamentali, viene celebrato con tutti i crismi del caso.
Le celebrazioni
La casa discografica Universal ha messo in commercio in edizione limitata il singolo 7 pollici di Yellow Submarine in picture disc con Eleanor Rigby sul lato B. Speciali proiezioni pubbliche si sono tenute a Milano e a Roma. Gallucci, casa editrice romana specializzata in opere per l’infanzia, ha pubblicato in due diverse versioni, libro illustrato e mini pop-up, l’epopea del leggendario sottomarino giallo che approda a Pepperland, con i disegni originali di Edelmann e la nuova traduzione di Franco Nasi. E Ringo Starr, il più “cinematografico” tra i Beatles, “personaggio” che funzionava da protagonista, in questi giorni ha attraversato l’Italia in tour, con tappe a Lucca, Marostica e Roma.
Pietra miliare del cinema d’animazione
Per capire la portata dell’operazione Yellow Submarine e il peso che ebbe sull’immaginario collettivo dell’epoca (e non solo), merita ascoltare uno che di animazione se ne intende: John Lasseter, papà della Pixar, regista di Toy Story e grande estimatore del film: «Sia come fan del cinema d’animazione che come filmmaker, mi tolgo il cappello davanti agli artisti che hanno realizzato Yellow Submarine, che con il loro lavoro rivoluzionario hanno spianato la strada al mondo incredibilmente vario dell’animazione di cui tutti noi godiamo oggi». Una mossa così rivoluzionaria che persino i Beatles – che pure ne erano gli ispiratori – avevano finito per sottovalutare.
“Sia come fan del cinema d’animazione che come filmmaker, mi tolgo il cappello davanti agli artisti che hanno realizzato Yellow Submarine”
John Lasseter, fondatore di Pixar
Il pensiero dei quattro di Liverpool, quando diedero il placet alla realizzazione della pellicola, era infatti innanzitutto assolvere a un impegno con la United Artists con il minore dispendio di energie possibile. La major americana reclamava un terzo film - dopo il successo di A Hard Day’s Night (1964) e Help! (1965), entrambi girati da Richard Lester - e offrirle la propria “icona” per produrre un cartoon significava archiviare la pratica senza sbattersi più di tanto davanti alla macchina da presa. Lo script del cartoon venne affidato a Erich Segal, più avanti divenuto celebre come autore del romanzo strappalacrime Love Story. La regia e il coordinamento di un pool di abili disegnatori toccò a Dunning che già aveva collaborato alla serie tv a cartoni sui Beatles prodotta dalla Tv americana Abc.
Il tratto psichedelico di Edelmann
Gran parte della differenza, in ogni caso, la fece Edelmann con il tratto onirico delle sue illustrazioni. E quella innata capacità di fondere immaginario pop (nel film appaiono tra gli altri King Kong, l’Uomo Mascherato, Frankenstein e Marilyn Monroe) e suggestioni vittoriane particolarmente British (basta guardare la sequenza di Eleanor Rigby). Ne uscì fuori un piccolo capolavoro: la storia di un Eden musicale chiamato Pepperland che viene schiacciato dal giogo dei tristi Biechi Blu e della incredibile missione del Sottomarino Giallo mandato sulla terra a recuperare le uniche quattro persone capaci di riportarvi la musica e i colori. Ossia John, Paul, George e Ringo. La storia di un viaggio impossibile attraverso sette mari immaginari popolati da creature improbabili, l’arrivo a Pepperland, l’apoteosi della Banda dei Cuori Solitari del Sergente Pepe che ha la meglio sui Biechi Blu.
Creature così iconiche da essersi trasformate un anno e mezzo fa in un fortunato playset della Lego, grazie al quale tutti possono costruirsi il proprio sottomarino giallo, mattoncino dopo mattoncino. E adesso Pretty Green, brand di abbigliamento dell’ex cantante degli Oasis Liam Gallagher, lancia una linea di capi ispirata a Yellow Submarine. Verrebbe da chiedersi come sia stato possibile arrivare a mettere in fila certe geniali assurdità. Una risposta ce la abbiamo: «Venivano allo studio per parlare: “Ciao, John, vecchio mio. Hai qualche idea per il film?” Io gli sparavo tutta quella roba e loro l’hanno realizzata». Parola di John Lennon.
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