Cultura

Campiello, vince Rosella Postorino con Le assaggiatrici

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la 56esima edizione

Campiello, vince Rosella Postorino con Le assaggiatrici

La giuria popolare della cinquantaseiesima edizione del premio Campiello ha decretato vincitrice, con 167 voti, Rosella Postorino, autrice di Le assaggiatrici (Feltrinelli), romanzo ispirato liberamente alla storia di Margot Wölk, una tedesca che a 96 anni ha rivelato di essere una delle cavie incaricate di mangiare il cibo preparato per Hitler prima di lui, per proteggerlo.

“La domanda che mi sono posta quando ho iniziato a scrivere – ha detto l'autrice a margine della premiazione, alla Fenice di Venezia – è: ‘ a quali compromessi siamo disposti a scendere pur di sopravvivere?’”. Un romanzo, il suo, che però non convince sotto vari aspetti, a cominciare dalla verosimiglianza storica della vicenda narrata fino al registro utilizzato, con le SS che usano espressioni come”tranquilla!” e le assaggiatrici che esclamano: “Ma dai!”.

Secondo classificato (42 voti), Francesco Targhetta con Le vite potenziali (Mondadori), racconto delle avventure di tre trentenni dei giorni nostri, colleghi in un'azienda informatica di Mestre. Cresciuti negli anni dell’esplosione digitale che ha profondamente modificato la vita delle persone, hanno sviluppato strategie molto diverse per affrontare questo cambiamento epocale.

I libri più interessanti per chi scrive, sono tuttavia quelli arrivati agli ultimi posti. È stata questa, infatti, un'edizione in cui la giuria dei letterati è stata capace di portare nella cinquina dei finalisti un libro prezioso e fuori dal tempo, come raramente se ne trovano nei premi letterari nostrani. Si tratta di un romanzo di fantascienza comico, si potrebbe dire “all’italiana”, il primo forse del suo genere: La Galassia dei Dementi, di Ermanno Cavazzoni, arrivato quarto, con 25 voti.

L'ambientazione in un futuro solo più spettacolarmente devastato e assurdo del presente - in cui i robot immortali che avrebbero dovuto regolare il pianeta si sono ritirati offesi dall'indifferenza degli uomini - consente all’autore di osservare con un’adeguata distanza l’umanità e le sue strambe società, e nel frattempo di suscitare un effetto comico ottenuto magnificando o ossessivamente replicando le imperfezioni del genere umano e le ancora più imperfette coppie che forma.

Tra i colli Euganei, Bologna e Comacchio, resi irriconoscibili da un’invasione di alieni che nessuno ha capito da dove venissero e cosa volessero, si muove un’umanità obesa e oziosa che occupa il tempo cercando di distrarsi, collezionando stupidaggini e manie cui attribuisce grandissima importanza. Ha delegato tutto ai robot. Robot con varie abilità e varia intelligenza su cui Cavazzoni proietta e amplifica i desideri e le mancanze dei loro costruttori, generando situazioni esilaranti e rivelatorie, come quando descrive le coppie, o meglio i quadrilateri, perché marito e moglie umani sono ormai assistiti da servizievoli e seducenti droidi volti a assolvere tutte le funzioni che il coniuge rifiuta.

Ecco dunque “la Dafne”, femmina “perfetta”, quint'essenza di donna oggetto, costruita per gratificare il suo padroncino con ininterrotte moine (e allora sì, questo è quasi pronto ad attribuirgli sentimenti) e “il Piteco”, maschio ubbidiente e infaticabile lavoratore (i due però, forse perché “lesionati”, a un certo punto fuggono insieme).

Sugli sgangherati personaggi che da sempre popolano i libri di questo grande scrittore che ha esordito con Il poema dei lunatici (1987, da cui ha tratto con Fellini la sceneggiatura di La voce della Luna) si posa uno sguardo perfido e tenerissimo insieme perché capace di mostrare, con lucidità devastante, le debolezze, i difetti, le mille furbizie degli uomini e delle donne e di farlo però con un garbo e con un affetto che suscita il riso ma anche l’amore verso individui smascherati, nudi come neonati.

La galassia dei dementi (edito dalla Nave di Teseo), è un romanzo ricchissimo per l'originalità dell'invenzione fantastica e della trasfigurazione ironica della realtà. Lo si può leggere a molti livelli, perché è accessibile nella sua comicità diretta e sfrenata e insieme raffinato per la sottigliezza di battute, ritratti, analisi, per lo specchiarsi nella tradizione cavalleresca del Pulci e dell'Ariosto. Un testo che probabilmente si apprezza meglio quando ci si avvicina con la serenità di chi non è costretto ad arrivare subito alla fine di oltre 650 pagine, come capita ai giurati, 300, di cui solo 287 hanno votato. La giuria, anonima e rappresentativa della popolazione generale, era composta quest’anno da 52,2% donne e 47,8% maschi, 21 casalinghe, 41 imprenditori, 97 lavoratori dipendenti, 86 liberi professionisti e rappresentanti istituzionali, 30 pensionati, 25 studenti.

Interessanti nella cinquina anche due romanzi ibridi che riflettono sulla storia in modo speculare. Il primo è quello di Helena Janeczek, La ragazza con la Leica (Guanda), già vincitore del premio Strega - al Campiello è arrivato terzo, con 29 voti. Janeczek ricostruisce la vita della fotografa tedesca di origine ebrea Gerda Taro nel modo più fedele possibile, cercando di rendere la figura di una donna eccezionale, capace di muovere gli animi dei suoi compagni e di chi, ancora a 80 anni di distanza, guarda le foto che scattò per immortalare la guerra civile spagnola. Una storia che ha scelto di raccontare di riflesso, attraverso la voce di tre suoi amici (ricostruita basandosi sui documenti) e che è anche un modo per ridare vita a un passato che rischia di ritornare e che la scrittrice conosce personalmente, essendo figlia di sopravvissuti ad Auschwitz.

Il secondo romanzo è quello di Davide Orecchio ( Mio padre la rivoluzione, minimumfax, arrivato ultimo), che in maniera più istrionica, seppure a suo modo rigorosa, si confronta con “i due dieci giorni che sconvolsero il mondo”: quelli della rivoluzione d'ottobre (…) e il ventesimo congresso del partito comunista dell'Unione Sovietica (14-25 febbraio 1956) . Due cesure improvvise e irrevocabili perché – come scrive Eric J. Hobsbawm in Interesting times. A twentieth century life, citato nell'esergo - “La rivoluzione d'ottobre creò un movimento comunista mondiale, il XX congresso lo distrusse”. Orecchio costruisce diversi racconti a partire dai fatti, ma opera una sistematica manipolazione delle fonti volendo “indagare il rapporto che ciascuno ha con la storia”, come ha lui stesso spiegato nel corso di una conferenza stampa tenutasi nella bella cornice del Museo Correr. L’alterazione della realtà è più evidente per i personaggi più famosi, per esempio Lev Trockij: il suo assassinio fallisce e, vecchio e dimenticato, osserva da lontano l'esito di ciò che aveva iniziato. Vero e falso si intrecciano in un «reportage immaginativo», come ha scritto Filippo La Porta sulla Domenica del Sole 24 Ore, per darci «una verità meno ovvia dei fatti rappresentati, per noi più stringente».

Elettra Solignani, 18 anni di Verona, è la vincitrice del Campiello Giovani, riservato ai ragazzi tra i 15 e i 22 anni, con il racconto Con i mattoni che parla di anoressia.

Il premio Campiello Opera prima è stato invece assegnato a Valerio Valentini autore del romanzo Gli 80 di Campo-Rammaglia (Laterza), racconto di una piccola comunità abruzzese restia al cambiamento e che invece si trova ad affrontare il terremoto.

Il premio alla carriera ha consacrato Marta Morazzoni, collaboratrice della Domenica del Sole 24 Ore, come del resto Cavazzoni.

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