Anche le bambole, icone mondiali, prima o poi vanno in pensione. Nonostante la plastica ne preservi bellezza eterna e le misure da pin up, e nonostante che i capelli di fibra non ingrigiscano, la bionda Barbie, dopo un’onorata carriera passata nelle case delle bambine di ogni latitudine e nei musei per mostre celebrative, ha diritto al riposo.
I suoi primi 60 anni sono volati, racconta il Financial Times, in un ritratto divertente, che invita però a riflettere. Barbara Millicent Roberts, nata il 9 marzo del 1959 in un paesino del Wisconsin, ha conosciuto il successo fin da giovanissima. Ha frequentato l’università, ma non si è mai laureata. Il successo le ha permesso di viaggiare in ogni angolo del pianeta, anche nello spazio (nella sua versione astronauta) e parla almeno 50 lingue. La bambola per eccellenza, la più venduta al mondo –se ne vendono 3 ogni secondo secondo la casa madre Mattel– ha attraversato 6 lunghi decenni di precariato, iniziando più carriere non sempre di successo e con qualche delusione. Secondo l’autrice dell’articolo Moira O'Neill, nella sua vita Barbie ha fatto almeno 200 lavori: ha attraversato molte professioni sia nel settore pubblico (medico, soldato, pompiere) sia nel privato, con alti e bassi. Ha fatto la cameriera, la dog sitter, la hostess per poi ascendere al ruolo di rockstar e tentando di conquistare il ruolo di presidente degli Stati Uniti. Operazione, però, per la quale ha investito molti dei suoi risparmi, non riuscita.
Ha attraversato i mitici anni Ottanta e Novanta, dove alternava il ruolo di manager a New York a quella di skater o insegnante di aerobica in California, senza un attimo di riposo. Si è concessa molti lussi, la villa di proprietà con piscina, il camper, e ha affrontato anche una separazione dolorosa: quella da Ken. Anche questo potrebbe essere stato un salasso se non avesse firmato un contratto prematrimoniale. È stata giornalista, atleta olimpica, e ancora dentista e veterinario. Facendo un calcolo ipotetico, un lavoro diverso ogni 5 giorni. Ora si dedica al sociale con il Dream Gap Project, un'iniziativa globale che vuole sensibilizzare sul tema della disparità di genere, e potrebbe avere diritto al riposo.
Secondo la legge italiana con 40 anni di contributi dovrebbe attendere ancora 2 anni e qualche mese prima del congedo. Il governo le potrebbe comunque offrire uno scivolo come l’opzione donna e ape sociale per anticipare il suo ritiro. Sempre considerando l’ipotesi che i contributi le siano stati pagati in tutti questi anni, anche per i lavoretti svolti da studentessa. Se fosse italiana, Barbie avrebbe sicuramente bisogno di un consulente in grado di recuperare e ricostruire sia il suo attivo contributivo nel pubblico, sia nel privato.
Un’altra opzione, racconta la giornalista, è che Barbie abbia pensato alla sua vecchiaia in anticipo, investendo in un fondo pensionistico assicurativo integrativo (pip) per garantirsi serenità economica fino alla fine dei suoi giorni. Altrimenti il suo futuro non sarà più molto roseo. Appeal e carriera potrebbero presto svanire ed è sola: Skipper - la sorellina - e Ken non sono più al suo fianco. Avrà messo da parte un tesoretto sufficiente per pagare una badante o un ricovero in una casa di riposo in Florida per coprire queste spese extra? L’aspettativa di vita di un donna americana è di 81,6 anni. Barbie ha ancora 20 anni da vivere e, per farlo mantenendo il suo stile di vita, dovrebbe aver accantonato almeno un paio di milioni di dollari.
Auguriamo alla bionda bambola di plastica - che ha incarnato il successo tipico del modello statunitense della self made woman, e fa guadagnare ancora Mattel - di aver fatto bene i conti o almeno di aver avuto al suo fianco un buon consulente. Perché, nonostante l’ampia gamma di professioni intraprese, il suo diritto alla pensione non è affato scontato. Anzi, è un vero rebus.
Barbie? E’ immortale. Parola di esperto
Aldilà della provocazione, Barbie continuerà a esistere. Pur rappresentando un rarissimo caso di longevità nel settore giocattoli,
che è legato al ciclo dei cartoni animati e dura al massimo 4 anni -afferma un esperto del settore che lavora per la concorrenza-
l’icona bionda continuerà a essere venduta ancora per decennni. «Subirà delle trasformazioni, cambierà stile, accessori,
magari si farà un lifting, ma sarà la compagna di giochi preferita di milioni di bambine nel mondo. Bambine che, oltre ad
essre numericamente più rilevanti giocano di più, iniziano presto e finiscono tardi e sono più attratte dalla manualità
rispetto ai maschi. Quindi la bambola è e continuerà ad essere il loro gioco preferito. Verrà forse miniaturizzata, come succede
per il fenomeno nel comparto toys degli ultimi tre anni L.O.L. Surprise! (la valigetta con le bamboline con effetto sorpresa) ma,
in qualche forma nuova, fisica o tecnologica, spunterà ancora dallo zainetto di molte altre generazioni».
© Riproduzione riservata