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Dossier | N. 64 articoli Pensioni 2019: requisiti e novità

Pensioni, con quota 100 salgono a 12 le possibilità di uscita dal lavoro

Quota cento, opzione donna, precoci, usuranti, Ape volontario e sociale, isopensione. Sette canali di uscita flessibile dal lavoro (otto se si considerano distinte quota 100 per i privati e quota 100 per gli statali) a partire dai 58 anni che sommate agli altri canali standard portano a 12 le possibilità di uscita dal lavoro nel 2019.
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PRIMA POSSIBILITÀ/ Quota 100 per i lavoratori privati
Per i lavoratori del settore privato, la quota 100 (62 anni di età + 38 anni di contributi) prevede finestre trimestrali mobili di uscita. Per chi ha maturato i requisiti entro il 2018 la prima finestra si è aperta comunque il 1° aprile del 2019.
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Dal confronto realizzato dall’Ufficio parlamentare di Bilancio risulta che coloro che nel 2019 soddisfano i requisiti per usufruire di quota 100 potrebbero andare in pensione con un anticipo medio poco inferiore a 2,5 anni rispetto alla prima uscita utile che per loro si aprirebbe a normativa invariata (pensione di vecchiaia, pensione anticipata e uscita per lavoratori precoci).
I beneficiari di quota 100 non potranno cumulare la pensione con redditi di lavoro fino ai 67 anni di età: il tetto è di 5 mila euro l’anno per i redditi di lavoro occasionale.

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SECONDA POSSIBILITÀ/ Quota 100 per i dipendenti pubblici
Nel settore pubblico la prima finestra utile è fissata al 1° agosto, con un mese di ritardo rispetto alla soglia di luglio ipotizzata inizialmente. Potranno usare questa solo gli statali che avranno maturati i requisiti per quota 100 entro la data di entrata in vigore del decreto. Chi li matura dopo conseguirà il diritto alla decorrenza del trattamento dopo sei mesi. Per i lavoratori della scuola la prima possibilità di uscita è settembre, in linea con l’inizio dell’anno scolastico, con domande che andavano presentate entro il 28 febbraio.

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Si ricorda che la misura - sia per i lavoratori privati sia per quelli pubblici - è sperimentale per il triennio 2019-2021, ma chi matura i requisiti entro il 31 dicembre 2021 potrà uscire anche dopo.
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TERZA POSSIBILITÀ/ Opzione donna
Nel pacchetto pensioni in vigore c’è anche la proroga per il 2019 di “opzione donna”: con 58 anni di età e 35 di contributi le lavoratrici (59 se autonome) potranno avere una pensione ricalcolata con il solo criterio contributivo e decorrenza posticipata di 12 mesi (18 per le autonome).

Non potranno invece utilizzare la quota i lavoratori coinvolti in piani di isopensione (forme di accompagnamento alla pensione di vecchiaia o anticipata interamente a carico delle aziende con più di 15 addetti introdotte dalla legge 92/2012, si veda più avanti) che prevedono la possibilità di accordi per uscita a carico totale del datore di lavoro.
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QUARTA POSSIBILITÀ/Ape volontario e aziendale
Una possibilità ancora sul tavolo resta l’anticipo pensionistico (Ape) volontario: che nella declinazione “aziendale” prevede che la dote possa essere fornita dal datore di lavoro privato indipendentemente dal numero di dipendenti e senza nessun accordo sindacale, d’intesa e a favore del singolo lavoratore che accede a un Ape volontario. Il lavoratore potrà così ricevere un assegno ponte per un massimo di 43 mesi prima della pensione di vecchiaia, alimentato con un prestito che sarà poi restituito con rate ventennali trattenute sulla futura pensione. La platea è quindi quella dei lavoratori dipendenti che abbiano almeno 63 anni di età e almeno 20 anni di contributi e che distino dalla sola pensione di vecchiaia non più di 3 anni e 7 mesi.
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QUINTA POSSIBILITÀ/Ape sociale
È prorogata poi per tutto il 2019 della sperimentazione dell’Ape sociale, ossia il prestito-ponte finanziato dallo Stato per consentire il pensionamento ai lavoratori che rientrano in particolari categorie ai quali mancano solo 3 anni al raggiungimento dei requisiti. Le categorie ammesse sono quattro: disoccupati che hanno concluso l’indennità di disoccupazione da almeno 3 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori che assistono familiari conviventi di 1° grado con disabilità grave da almeno 6 mesi con 30 anni di contributi; lavoratori con invalidità superiore o uguale al 74% con 30 anni di contributi; lavoratori dipendenti che svolgono un lavoro ritenuto pesante (e lo hanno svolto per almeno 6 anni negli ultimi 7) con 36 anni di contributi.
Per questi lavoratori è possibile anticipare la pensione con 63 anni di età e 30 o 36 anni di contributi. Le lavoratrici madri possono beneficiare di un anno di sconto dei requisiti contributivi per ogni figlio fino a un massimo di due anni.

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SESTA POSSIBILITÀ/ Lavori usuranti
Sono circa 6mila i lavoratori potenziali beneficiari ogni anno della pensione anticipata per lavoro usurante: si tratta di persone che hanno svolto una o più delle attività usuranti (tratte da un apposito elenco, come i lavori nelle cave, quelli ad alta temperatura, quelli notturni) per un tempo pari ad almeno la metà della vita lavorativa (o sette anni negli ultimi dieci) per le pensioni con decorrenza dal 1° gennaio 2018 in poi.

I requisiti per i lavoratori usuranti nel 2019 e fino al 2026 sono: quota 97,6 con almeno 61 anni 7 mesi di età e 35 anni di contributi.

SETTIMA POSSIBILITÀ/ Lavoratori precoci
Non scatta l’adeguamento all’aspettativa di vita per i lavoratori precoci (con un anno di contributi versati prima dei 19 anni), i quali potranno uscire con 41 anni di contributi ma con un posticipo di tre mesi. In pratica si perdono solo due mesi rispetto alla normativa vigente. Tra i requisiti ci sono quelli di svolgere attività particolarmente faticose (Dm 5 febbraio 2018 o Dlgs 67/2011), oppure essere care givers, invalidi civili almeno al 74% o disoccupati che abbiano esaurito la Naspi e passato un ulteriore trimestre di inoccupazione. L’assegno è calcolato con il sistema misto o retributivo ed è erogato dopo tre mesi dalla data di maturazione dei requisiti.

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OTTAVA POSSIBILITÀ/ Lavori gravosi
Per i lavoratori impiegati in mansioni gravose bisogna focalizzarsi su questi requisiti : 66 anni e 7 mesi di età (oppure 41 anni e dieci mesi per le donne; 42 anni e 10 mesi per gli uomini). Dal 2019 non scatterà la speranza di vita. Le domande vanno presentate telematicamente all’Inps, compilando un apposito modello, allegando la dichiarazione del datore di lavoro attestante i periodi di svolgimento delle professioni di cui all’allegato B del decreto ministeriale di cui all’articolo 1, comma 153, legge 205/2017, resi alle proprie dipendenze, il contratto collettivo applicato, il livello di inquadramento attribuito, le mansioni svolte, nonché il relativo codice professionale Istat, ove previsto. Per questa categoria si è in attesa della circolare dell’Inps con le istruzioni applicative.
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NONA POSSIBILITÀ / Isopensione
Destinatari sono i lavoratori di aziende con più di 15 dipendenti. L’isopensione è il trattamento a cui accede il lavoratore che sottoscrive un accordo di esodo con prepensionamento a carico dell’azienda. Dal momento in cui smette di lavorare fino alla pensione, percepisce un importo mensile pagato dall’ex datore di lavoro. La possibilità di anticipare 7 anni rispetto alla vecchiaia è prevista fino al 2020, dopo si potranno anticipare 4 anni. Questa strada non ha avuto grande successo finora, principalmente perché prevede una procedura amministrativamente complessa e molto onerosa per le aziende.
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DECIMA POSSIBILITÀ/Pensione anticipata in base alla legge Fornero
È il trattamento pensionistico previsto per i lavoratori che abbiano raggiunto i requisiti contributivi ed eventualmente anagrafici per terminare l’attività lavorativa nella gestione di riferimento, anticipatamente rispetto al requisito anagrafico previsto per la pensione di vecchiaia. Nel 2019, in base alle regole previste dal decretone varato dal Governo, i requisiti per andare in pensione anticipata con il sistema misto saranno 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini (41 e 10 per le donne), anche se chi maturerà il requisito avrà la decorrenza della pensione solo tre mesi dopo.
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UNDICESIMA POSSIBILITÀ/ Cumulo dei contributi
Si ricorda anche la possibilità del cumulo gratuito di contributi previdenziali versati in più gestioni, un’operazione rivolta a una platea di circa 50mila lavoratori l’anno che hanno la possibilità di andare prima in pensione e a costo zero, visto che l’operazione “somma” non ha alcun costo diretto. I potenziali beneficiari del cumulo comprendono anche coloro che hanno versato contributi alle casse dei professionisti. Il cumulo permette di ottenere un assegno unitario, permettendo anche la conservazione delle regole di calcolo proprie di ciascuna gestione pensionistica. Una opportunità soprattutto per chi ha carriere frammentate.
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DODICESIMA POSSIBILITÀ/ Pensione di «vecchiaia» a 67 anni
Il diritto alla pensione di vecchia si matura nel 2019 con 67 anni di età e un minimo di 20 anni di contributi. La vecchiaia è una prestazione economica erogata, a domanda, in favore dei lavoratori dipendenti e autonomi, iscritti all'assicurazione generale obbligatoria (Ago) ed alle forme esclusive, sostitutive, esonerative ed integrative della medesima, nonché alla Gestione separata.
La pensione di vecchiaia scatta dal primo giorno del mese successivo a quello in cui l’assicurato ha compiuto l’età pensionabile, oppure, nel caso in cui a tale data non risultino soddisfatti i requisiti di anzianità assicurativa e contributiva, la pensione decorre dal primo giorno del mese successivo a quello in cui vengono raggiunti tali requisiti.
Per ricevere la pensione, precisa l’Inps, è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente. Non è, invece, richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratore autonomo.

I NUOVI PENSIONATI DEL 2019
(Fonte: Ufficio parlamentare di Bilancio)


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