Commenti

Hosea Jaffe, l’economista che aveva previsto l’austerità…

  • Abbonati
  • Accedi
addio

Hosea Jaffe, l’economista che aveva previsto l’austerità tedesca (e non solo)

Tra gli economisti del XX secolo Hosea Jaffe, scomparso alcuni giorni fa a 93 anni, è forse lo studioso che ha avuto più capacità di previsione rispetto all'evolversi di ciò che oggi chiamiamo globalizzazione, ha avuto anche dalla fine degli anni '80 una chiara visione di come l'Unione Economica Europea sarebbe divenuta un feudo della Germania concorrenziale e poco “diversificata” rispetto ali USA.
Per Jaffe la globalizzazione è insita nel capitalismo perché il capitalismo si instaura tramite il colonialismo che lo accompagna costantemente.

Nato nel 1921 a Cape Town in un famiglia russa trasferitasi in Sud Africa e presto militante nel Unity mouvement di stampo radicalmente anti razzista, sviluppa un pensiero marxista originale che lo porta a essere totalmente dalla parte degli africani sfruttati senza concessioni a forme di ciò che lui chiamerà l'euro-marxismo.
Lasciato il Sud Africa per dissensi politici, avrà dure esperienze in Etiopia e Kenia, dove si scontra col persistere del colonialismo in paesi resisi indipendenti, dovrà rifugiarsi a Londra e diverrà cittadino britannico. Avrà domicilio principalmente in Inghilterra , ma anche in Italia, italiana è la sua seconda moglie, e in Lussemburgo, per motivi di insegnamento. Viaggia dalla Russia a Cuba, dall'India allo Zaire e al Messico. Torna anche in Sud Africa, di cui aveva previsto il persistere del radicale neocolonialismo anche sotto Mandela.
E' stato per vario tempo indigesto alla sinistra europea perché smascherava il costante compromesso coloniale. Le sue critiche al razzismo di Engels e alle concessioni di Marx stesso verso il colonialismo sono portate con chiarezza anche nelle ultime opere (Davanti al colonialismo, 2007). Ma ciò che alla fine degli anni ‘60 e all'inizio dei '70 era ostico alle sinistre europee erano, tra le altre, tre notazioni scandalizzanti.
Il parallelo tra lo stato di Israele e lo stato di apartheid in Sud Africa (ripreso anche in La trappola coloniale oggi. Sudafrica, Israele, il mondo, 2003), l'affermazione che un paese del terzo mondo per non vedere implodere nella miseria una fascia vastissima della sua popolazione, deve rompere i legami, le catene con l'azienda mondo (Via dall'azienda mondo dove destra e sinistra stanno dalla stessa parte, 1995). Jaffe portava spesso l'esempio di quarant'anni di distacco dall'azienda mondo da parte dello stato del Kerala, nel sud dell'India, dove, tra l'altro, si era sviluppato un pluralismo culturale così caro ad uno studioso come Panikkar. “La povertà contro la miseria” direbbe Rahnema.
Veniamo alla più ostica delle affermazioni per dei sindacati che in Europa stavano conquistando ciò che chiamiamo uno stato sociale e che ora l'Unione Europea sta smantellando. Era per Jaffe non certo di un'opposizione ai diritti dei lavoratori, ma secondo l'economista sudafricano si trattava di riconoscere che nei salari europei c'era una particella di plus valore coloniale. Le conquiste operaie infatti, ricordava Jaffe, si fanno sulle ali del boom economico e divengono impossibili nelle crisi avanzate. Il non riconoscere questo ha portato l'Europa a una corsa scellerata e illusoria verso l'unione economica alla tedesca. Una pubblicazione del 1994 dal titolo Germania verso il nuovo disordine mondiale era l'esatta previsione del disastro a cui oggi assistiamo, per non parlare delle guerre che hanno sfaldato la Jugoslavia.

Una Cassandra capace solo di intuire i mali del mondo?
No di certo. Un uomo giusto che ha vissuto sempre in un modo moderno e appassionato per insegnare come evitare di incaponirsi nel misfatto coloniale a tutti i
livelli, un marxista che non accettava il meccanismo Marx-Engels della necessità di passare dal capitalismo o, se vogliamo, la perversione di completarlo (Era necessario il capitalismo?, 2010).
Duro nella persistenza delle sue idee, ma pronto a legarsi nell'amicizia dove c'erano anche gravi differenze culturali e religiose, ma una comune istanza di giustizia e pronto anche a scoprire novità e a correggersi nell'errore.
Sante Bagnoli e Vera Minazzi, editori di Jaca Book, hanno messo in programma per la fine del 2015, cinquantenario della casa editrice, l'autobiografia inedita di Hosea Jaffe.
Jaffe ha lasciato una vasta bibliografia. Tutte le opere sono pubblicate in italiano da Jaca Book.
Ricordiamo alcune opere fondamentali: Sud Africa, storia politica, 1980, ultima edizione 2010; Progresso capitalista e teoria dell'accumulazione, 1973; Marx e il colonialismo, 1977; Stagnaziane e sviuppo economico, 1986; Progresso e nazione economica ed ecologia, 1990; La liberazione permanente e la guerra dei mondi, 2000; Abbandonare l'imperialismo, 2000.

Ecco il ricordo del presidente della stessa Jaca Sante Bagnoli (era suo amico personale).

© Riproduzione riservata