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Questo articolo è stato pubblicato il 07 maggio 2011 alle ore 08:15.

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I guasti della troppa liquidità sui mercati Imagoeconomica)I guasti della troppa liquidità sui mercati Imagoeconomica)

Non è il caso di allarmarsi: quello che s'è visto in questi ultimi giorni è un semplice incidente di percorso. Se ne contano una mezza dozzina nell'ultimo anno, i più recenti a marzo e inizio aprile. In tutti i casi si potevano scorgere caratteri simili a quanto avvenuto in settimana: caduta delle materie prime, discesa delle borse e rincorsa ai titoli di stato a breve.

Tutti gli episodi avevano una fondamentale caratteristica in comune: l'apprezzamento del dollaro. Succederà ancora in futuro e non è il caso di drammatizzare. Ma quel che s'è visto in settimana ha assunto aspetti più crudi e violenti e il rumore che ha provocato è stato assai più fragoroso. Questo fa pensare che i futuri episodi possano essere ancor più tumultuosi. Ma non è il caso di farsi prendere dal panico. Almeno per ora, almeno per un po' di tempo ancora. In fondo, tutto quel che s'è visto, soprattutto negli ultimi 9 mesi, è, nel bene e nel male, il risultato delle politiche monetarie ultraespansive adottate dalle banche centrali e dalla Fed in particolar modo: nel bene, perché da oltre due anni stanno salendo tutte le attività finanziarie internazionali; nel male, perché gli eccessi di liquidità portano a violente correzioni che, con l'andare del tempo, potrebbero degenerare in veri e propri crac dei mercati.

La pioggia di liquidità
È vero che l'economia mondiale è cresciuta parecchio dalla primavera del 2009, e per questo sono salite le borse e cresciuti i prezzi delle materie prime. Ma in questo generale apprezzamento è stata la liquidità fornita dalle banche centrali ad aver reso più poderosa la spinta. Al punto che sono cresciute tutte le attività finanziarie: compresi i metalli preziosi, che un tempo erano considerati bene rifugio; compresi i titoli di stato, il cui andamento dovrebbe essere spesso antagonista a quello delle azioni. La liquidità arriva dai tassi quasi a zero della Fed (o delle altre banche centrali), s'incrementa con gli acquisti di Treasury (quantitative easing) ed esplode con le operazioni di carry trade sulle valute.

Indebitarsi in dollari allo 0,25% per investire in qualsivoglia attività nei paesi emergenti, produttori di materie prime o, semplicemente sui mercati azionari e obbligazionari occidentali, è la vera grande miniera della liquidità. Una miniera inesauribile fino a quando la Fed (in sintonia con il Tesoro americano) terrà i tassi d'interesse a zero o, comunque, negativi in termini reali, e perpetuerà nei fatti la continua svalutazione del dollaro. È un gioco facile e alla portata della totalità della speculazione mondiale, in primis delle grandi banche americane. Certo, bisogna aspettarsi qualche intoppo ogni tanto, specie quando la speculazione si fa prendere troppo la mano.