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    I mercati ora temono i 151 seggi a Tsipras. Domani euro e bond greci possono finire sotto pressione

    Siamo agli exit-poll (i risultati definitivi arriveranno nella notte). Ma già si possono trarre le prime conclusioni considerato che dai dati finora disponibili si profila una vittoria storica per Syriza, il partito di sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras. Ma siamo sul filo del rasoio per capire se avrà la maggioranza assoluta o se dovrà far affidamento su una coalizione.

    Questo perché gli exit-pools indicano che Syriza ha ottenuto voti in un range compreso tra il 35,5% e il 39,5%, corrispondenti a seggi che vanno da 146 a 158. Siamo proprio al fotofinish dato che per ottenere la maggioranza occorrono 151 seggi. Rispetto ai quattro scenari possibili analizzati ieri, l’esito degli exit-poll ci consente di restringere il cerchio a un paio più probabile: che Tsipras governi a maggioranza assoluta o che per farlo debba allearsi con qualche partito.

    Il primo sarebbe per i mercati quello peggiore. Perché una cosa è certa: se Tsipras avrà carta bianca e non dovrà fare compromessi con altre forze politiche più moderate il braccio di ferro tra la Grecia e la Troika (Ue-Fmi-Bce) sarà più duro. La Grecia ha ricevuto prestiti-salvataggio tra il 2010 e il 2012 per 240 miliardi di euro e ha già rinegoziato con i creditori privati una parte del debito nel 2012. Misure che non sono riuscite però a migliorare i fondamentali dato che il debito/Pil (a causa del crollo del Pil del 25% negli ultimi 8 anni) è arrivato al 180% (e questo nonostante l’inversione di tendenza nel 2014 quando il Pil è salito dello 0,7%).

    L’ultimo deficit/Pil ha superato il 12%, lontanissimo dal 3% indicato dai ventennali parametri di Maastricht. E Tsipras come prima riforma vuole subito trovare 2 miliardi di euro per un pacchetto di assistenza nei confronti del 35% della popolazione che vivono in condizioni di povertà. Tsipras nella campagna elettorale si è detto più volte contrario al prolungamento del programma di austerity a cui è abbinato il prestito di salvataggio della Troika.

    Ed è questo il nodo che preoccupa i mercati, cioè gli investitori. Se Tsipras otterrà 151 seggi (scenario a questo punto decisamente probabile) potrebbe spingere l’acceleratore verso la rinegoziazione del debito e lo stop all’austerità. Si aprirà un tavolo di trattative con la Troika che potrebbe lasciare anche dei precedenti per altri Paesi in difficoltà. Ed è questo quello che temono di più ora gli investitori: che la piccola Grecia, che conta appena per il 2% del Pil dell’Europa, possa rappresentare una case history e fonte di ispirazione per altri Paesi in difficoltà. I mercati temono insomma un effetto contagio anti-austerity. Per questo motivo se Tsipras fosse solo al comando domani mattina alla riapertura su Borse e bond dell’Eurozona potrebbe aumentare la volatilità, nonostante gli effetti rassicuranti del quantitative easing da 1.140 miliardi lanciato giovedì dalla Bce.

    I rischi sarebbero certamente più calmierati se Tsipras non raggiungesse da solo i 151 e se andasse al governo con il Pasok e/o il To Potami, partiti di sinistra ma meno intransigenti.

    I mercati temono però che possa allearsi per ottenere i seggi decisivi con il partito comunista Kke, aperto a soluzioni estreme.

    Gli analisti sembrano però escludere reazioni isteriche, un po' per l'effetto “paracadute” rappresentato dal quantitative easing lanciato giovedì dalla Bce e un po' per il fatto che - dopo il piano di aiuti condizionato alle misure di austerity imposte dalla troika (Fmi, Ue, Bce) - l'esposizione verso i privati, secondo i dati elaborati da Ig Markets, è scesa dal 59% al 17% del totale, a fronte di un 62% in mano ai governi dell'Eurozona, un 11% della Bce e un 10% dell'Fmi.

    Insomma qualora dovesse aprirsi un tema di taglio del debito greco - punto qualificante del programma del movimento guidato da Alexis Tsipras - questa volta, a differenza che nella crisi del 2010, il problema sarà in primo luogo dei governi e della istituzioni europee e non di banche e fondi. «Il tema del contagio non è del tutto superato me si è ridotto» afferma Lucy O'Carroll, economista di Aberdeen asset management. Gli analisti di Axa Investment Management ammettono che «le incertezze sulle trattative tra la Grecia e i creditori internazionali faranno le loro vittime tra gli asset rischiosi» ma si aspettano un effetto “marginale” sul complesso dell'Eurozona.

    Lo stesso Tsipras ha detto di non avere come obiettivo l'uscita dall'euro e dunque dovrà cercare un compromesso con i suoi creditori, anche per non vedere i bond di Atene esclusi dagli acquisti della Bce. La conferma di una vigilia tranquilla arriva anche dall'andamento dei rendimenti e degli spread dei titoli sovrani nell'Eurozona, scesi a livelli bassissimi grazie all'ombrello della Bce.

    Unica eccezione i bond greci, che nelle ultime sedute hanno registrato un'inversione della curva dei rendimenti, con i titoli triennali che rendono di più dei decennali (il 9,7% contro l'8,1%), segno che il mercato teme una ristrutturazione che andrà a colpire maggiormente le scadenza più vicine.

    In ogni caso va precisato che ciò che spaventa di più gli investitori sarebbe un’eventuale uscita della Grecia dall’euro, opzione che secondo le principali banche d’affari prima del voto era residuale (inferiore al 25% delle possibilità). Uno scenario che non è affatto contemplato dal programma di Tsipras che in questo senso non va avvicinato al primo partito in questo momento in Francia, il Front Natiotal, guidato da Marine Le Pen. Ma (per la fortuna) dei mercati le elezioni in Francia non si terranno prima del 2017.

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