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Dossier Resta il rischio contagio tra Italia e Grecia

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    Resta il rischio contagio tra Italia e Grecia

    Il rischio che una vittoria elettorale di Syriza, schiacciante o no, possa contagiare negativamente l'Italia esiste. Nell'era delle OMTs, del “whatever it takes” ma anche del Quantitative Easing senza condivisione totale del rischio sovrano, i mercati non hanno rimosso del tutto il rischio che qualcosa possa andare malamente storto nell'Eurozona. Il cosiddetto “tail risk” sull'uscita di un Paese dalla zona dell'euro, o su una ristrutturazione violenta del debito pubblico di uno Stato periferico, era scomparso del tutto per un po' di tempo. E invece da qualche settimana è tornato ad aleggiare sui mercati.

    Non si avverte nell'aria il terrore della fuga di qualità del 2011 e del 2012, il collasso di fiducia che fece schizzare i rendimenti dei BTP e dei BOT all'8%: dopo l'annuncio delle OMTs della Bce (la possibilità di acquistare i titoli di Stato di un Paese che chiede aiuto esterno) e ora alla vigilia del QE “open-ended” senza limiti di importo con acquisti di titoli di Stato da parte dell'Eurosistema, i mercati si sentono tutelati da una doppia protezione, sul doppio scudo della Bce anche se si tratta di sola e pura politica monetaria e non intervento di natura fiscale.

    Eppure, il fatto che l'Italia e la Grecia siano accomunati dallo stesso problema, da un gigantesco debito pubblico, resta una macchia nera indelebile sul rischio-Italia. Proprio lo scorso venerdì Eurostat ha reso noto il debito/Pil degli Stati dell'eurozona al terzo trimestre del 2014: la Grecia svetta in testa alla classifica, con un rapporto del 176%, seguita però dall'Italia al secondo posto con il 131,8%, terzo il Portogallo al 131,4%. Il problema della sostenibilità del debito pubblico in tempi di recessione resta, e la Grecia lo sottolinea con forza.

    I mercati però tendono a volte a dimenticare che la Grecia ha chiesto aiuto esterno all'EFSF/ESM e ai singoli Stati partner nell'euro mentre l'Italia siete al tavolo dei programmi di aiuto dalla parte dei creditori: l'Italia ha sostenuto finanziariamente la Grecia con prestiti diretti bilaterali (che al 2010 risultavano pari a 3.9 miliardi di euro) e poi indirettamente con le garanzie all'Efsf e la sottoscrizione del capitale paid-in dell'Esm.

    Proprio perché la Grecia è indebitata maggiormente con gli Stati dell'Eurozona e con l'EFSF/ESM (222 miliardi di euro stando alle stime degli addetti ai lavori) e non con i creditori privati (30 miliardi di euro), una ristrutturazione molto dura del debito greco veniva esclusa ieri dai traders: perché sarebbe pagata soprattutto dai contribuenti e non da banche o risparmiatori. Se Alexis Tsipras dovesse riuscire a rinegoziare i termini del programma di aiuti alla Grecia, aumentando la flessibilità fiscale per sostenere crescita e occupazione, senza rinegoziare ulteriormente il debito pubblico, il peggiore degli scenari per i mercati potrebbe essere di nuovo cancellato per fare spazio alla prospettiva di una maggiore coesione e unione nell'area dell'euro.

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