
Avvio di settimana volatile e contrastato per i mercati azionari europei, in una giornata povera di spunti macro in cui gli eventi attorno alla Grecia hanno però continuano a condizionare gli investitori. L’indice Ftse Mib ha oscillato per tutta la seduta per poi chiudere a -0,09%, in linea con gli altri listini del Vecchio Continente. Wall Street ha chiuso in rialzo, con il Dow Jones salito dell’1,14% mentre il Nasdaq ha fatto registrare un rialzo dello 0,97%, al termine di una seduta incerta, soprattuttonelle prime battute.
Un nervosismo che ha toccato in modo più evidente lo spread BTp-Bund, che si è attestato a 131 punti base, con il rendimento del decennale italiano salito all’1,63 per cento: la Spagna però ha fatto peggio e la forbice Roma-Madrid si è ridotta a 14 centesimi, mentre madrid ha ceduto l’1,07%. L’euro si mantiene invece sopra 1,13 dollari ( cambio euro/dollaro e convertitore di valuta).
Diplomazia all’opera: la Grecia tira il fiato
Le trattative sul debito Greco, con il premier Alexis Tsipras in “tour” per le capitali europee (oggi a Nicosia, domani a Roma e Bruxelles, mercoledì a Parigi) e il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis a Londra dopo gli incontri di ieri a Parigi, rimangono il tema dominante di questa giornata. La sensazione fra gli investitori che si possa evitare il muro contro muro favorisce per il momento il rimbalzo della Borsa di Atene (+4,6%). Si è invece accentuato il fenomeno dell’inversione della curva dei rendimenti dei titoli di Stato ellenici: il tasso a 3 anni è salito fino a sfiorare il 19%, quello a 10 anni è sceso al 10,5%.
Segnali incoraggianti dal settore manifatturiero italiano
Nel resto d’Europa hanno tenuto banco gli indici dei direttori d’acquisto (Purchasing manager index, Pmi) per il settore manifatturiero. Incoraggiante il dato italiano, che ha mostrato a gennaio un recupero a 49,9 punti dai 48,4 di dicembre. Migliora anche la situazione in Spagna (54,7 secondo l’indagine Markit), mentre rallentano leggermente la Germania (50,9) e soprattutto la Francia (49,2). Nel complesso l’Eurozona si mantiene ai massimi da 6 mesi a quota 51. Il dato cinese (in calo a 49,8 quando il mercato si aspettava un valore di 50,3 punti) aveva in nottata contribuito a rallentare le Borse asiatiche.Un valore superiore a 50 separa per convenzione una crescita da una contrazione delle attività nel settore.
Limitato l’effetto Mattarella
L’elezione del presidente della Repubblica, in genere poco rilevante sui mercati, ha ricevuto questa volta un’accoglienza favorevole da parte degli investitori, soprattutto per l’impulso che potrà dare alle riforme tanto attese dal mercato, anche se alla fine l’effetto si è in parte riassorbito. «Crediamo che i rischi di instabilità politica possano essere ulteriormente diminuiti, perché il premier Matteo Renzi è riuscito a mantenere unito il proprio partito e perché non crediamo che il dissenso espresso da Silvio Berlusconi possa provocare un rallentamento sulla strada verso le riforme», sostiene comunque Fabio Fois, economista di Barclays Research, secondo il quale «le elezioni anticipate restano un rischio remoto».
Il franco svizzero rallenta la corsa
Da segnalare sui mercati valutari l’indebolimento del franco svizzero, oggi ai minimi dal 15 gennaio, da quando la Banca nazionale elvetica ha deciso di abbandonare il legame con l’euro. Oggi il franco viene trattato poco sopra quota 1,05 contro l’euro su voci relative a interventi dell’istituto centrale che, sulla base di indiscrezioni stampa apparse nel finesettimana, avrebbe fissato informalmente un nuovo corridoio di oscillazione fra 1,05 e 1,10. Intanto la mossa a sorpresa di 20 giorni fa inizia già a far sentire i proprio effetti negativi sull’economia della Confederazione: l’indice Pmi manifatturiero relativo al mese di gennaio è scivolato infatti ben oltre le attese a quota 48,2.
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